Vittime innocenti di mafia, il sindaco Corbo: “Dobbiamo trasmettere legalità ai giovani”
Al Teatro sociale presentato il libro di Franco Castaldo "Mafiare. Cosa nostra e stidda: lo stato delle cose"
Il silenzio non è più un’opzione. Oggi centinaia di persone da tutta la Sicilia si sono ritrovati a Trapani, si sono associati alla denuncia accorata di don Luigi Ciotti, al grido degli studenti che invocano ribellione, e all’appello delle realtà universitarie che chiedono di non abbassare la guardia.
La mafia cambia ma non scompare, ma tutti noi dobbiamo essere liberi, e lo dobbiamo essere per tutte le vittime innocenti della mafia, un lungo elenco, storie da ogni parte del territorio, non solo giudici, non solo appartenenti delle forze dell’ordine, giornalisti, avvocati, gente comune, ma anche bambini. Una memoria che deve essere vissuta non solo una volta all’anno ma tutti i giorni e deve diventare responsabilità e impegno.
Quell’impegno che porta avanti il sindaco Vincenzo Corbo per la sua Canicattì, la città del giudice beato Rosario Livatino, del giudice Saetta e del figlio Stefano, uccisi proprio dalla mafia; ma è anche la terra stata protagonista di varie operazioni di polizia, Condor, Xidy e di recente l’inchiesta Ianus, l’ultima operazione antimafia condotta dalla DDA di Caltanissetta, per la quale l’Amministrazione Comunale, si è costituita parte civile nell’imminente processo penale, ritenendo parte lesa il Comune di Canicattì.
“Le istituzioni siamo presenti ed essere presenti significa trasmettere la legalità perchè dipende da noi principalmente dare mandato e dare dei segnali forti far rispettare le leggi e loro saranno il futuro“, ha detto il primo cittadino, che dal Teatro sociale, ha voluto parlare agli studenti della città per ricordare uomini come Livatino, Falcone e Borsellino, e per far conoscere grazie alla memoria storica del giornalista investigativo Franco Castaldo, con il suo libro “Mafiare.Cosa nostra e stidda: lo stato delle cose”, la faccia della Mafia, quella mafia che ha sparato, che nonostante gli anni, continua ad esistere, anche se è più silenziosa, ma devono essere proprio le nuove generazioni a cambiare il volto di questa triste piaga, deve essere la scuola, la chiesa, la Famiglia a far comprendere il vero significato di essere cittadini liberi.
“Un messaggio importate che parte da Canicattì, fulcro di tante dinamiche che non lambiscono la mafia ma colpiscono direttamente e poi è la città di due vittime eccellenti, il giudice Livatino e Saetta. Con il libro Mafiare raccontiamo 50 anni di mafia e parliamo di Canicattì culla di cosa nostra e stiddra. Sono rimasto colpito dall’attenzione degli studenti, questo significa che i giovani vogliono ragionare e intendere meglio sui fatti e sulle dinamica di mafia”, ha detto Franco Castaldo.
Alla giornata evento ha partecipato anche l’avvocato Calogero Montante vice procuratore onorario presso il tribunale di Palermo e Don Calogero Morgante Vicario Foraneo.
“Ai giovani dico che è necessario riconoscere i comportamenti mafiosi che negano la dignità all’uomo, ed è necessario riapprovarsi dei propri diritti che la mafia nega”, ha sottolineato l’avvocato Montante.
durante la mattinata anche la firma del protocollo d’intesa tra l’Amministrazione comunale e la Casa Museo Rosario Livatino. A moderare la giornata è stato il giornalista Carmelo Vella.