Palermo

Strage di Nassiriya, l’Arma dei Carabinieri ricorda il vicebrigadiere Intravaia

Il figlio Marco Intravaia: "sono stati anni durissimi per noi"

Pubblicato 1 settimana fa

Questa mattina nel Cimitero di Monreale, i Carabinieri hanno commemorato il sacrificio del Vicebrigadiere Domenico Intravaia, decorato con la “Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero alla “memoria” e con la “Medaglia d’Oro di vittima del Terrorismo”.

Il Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, Generale di Divisione Giuseppe Spina e il sindaco di Monreale, Dott. Alberto Arcidiacono, accompagnati dal figlio del caduto, l’On. Marco Intravaia Presidente del Consiglio Comunale di Monreale e da altri familiari, hanno deposto due cuscini di fiori sulla tomba monumentale dell’Eroe.

Alla cerimonia hanno preso parte anche il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo, Generale di Brigata Luciano Magrini, il Comandante del Gruppo di Monreale, Ten. Col. Giulio Modesti e una rappresentanza della Sezione di Monreale dell’Associazione Nazionale Carabinieri. L’Arcivescovo di Monreale, S.E. Mons. Gualtiero Isacchi ha guidato un momento di raccoglimento e preghiera in suffragio del Caduto.

Il Vicebrigadiere Domenico Intravaia, che 21 anni fa si trovava in missione di pace a Nassiriya nell’ambito della “Operazione Antica Babilonia”, è tra le 19 vittime italiane perite nell’attentato ordito contro la base “Maestrale” sede della M.S.U. (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri. Nel tragico evento persero la vita 19 connazionali (12 Carabinieri, 5 Militari dell’Esercito Italiano e 2 civili). Il 12 novembre 2003, alle ore 10.40 ora locale, le 08.40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti all’ingresso della base “Maestrale”, provocando successivamente l’esplosione del deposito munizioni.

 “Sono trascorsi ventuno anni da quel maledetto 12 novembre che ha portato via mio padre, ma il ricordo di quella giornata resta indelebile nella mia memoria. Ero a scuola, al liceo, e alla mia compagna di banco arrivò un messaggio che la informava di un attentato al contingente italiano. Chiamai casa molto preoccupato e non mi rispose mia madre ma un parente, mi resi conto subito di quello che era accaduto”. Lo afferma Marco Intravaia, oggi deputato regionale, figlio del vicebrigadiere Domenico morto nella strage di Nassiriya. “Questi sono stati anni durissimi per la mia famiglia, ma sempre vissuti con dignità e tanto orgoglio. – aggiunge Intravaia – Era un papà affettuoso, allegro e disponibile, amava il suo lavoro, la divisa che indossava e servire il suo Paese, con umiltà e senso del dovere. Papà è rimasto fedele all’Italia fino all’estremo sacrificio, consapevole del pericolo, praticamente certo di potere morire da un momento all’altro. – afferma – Adesso vivo la sfida di un padre che tenta di trasmettere quei valori ai suoi nipoti i quali, come noi, sono e saranno sempre più orgogliosi del nonno”. “Oggi posso dire con serenità di non odiare nessuno. I terroristi che erano rimasti in vita hanno pagato con la condanna a morte in Iraq. Papà con il suo esempio silenzioso mi ha insegnato ad accettare anche i chiaroscuri che pure ci sono stati in questi anni. – conclude – Le istituzioni per un servitore dello Stato sono e restano i valori più alti da difendere ed onorare sempre”.

Il Vice Brigadiere Domenico INTRAVAIA era nato a Palermo il 9 agosto 1957 ed era in servizio al Comando Legione Carabinieri Sicilia. Alla sua memoria è stata intitolata, con Decreto del Ministro della Difesa del 2008, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di San Martino delle Scale (PA).

Fu insignito della Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero con la seguente motivazione: “Addetto alla squadra comando dell’Unità di manovra del Reggimento M.S.U. impegnato in missione a sostegno della martoriata popolazione irachena nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia”, coraggiosamente consapevole dei gravi rischi ai quali si esponeva, si prodigava per assolvere il proprio delicato incarico con fermezza di intenti, senso del dovere ed altissimo spirito di sacrificio. Il 12 novembre 2003, a seguito di improvviso attacco ad una installazione del contingente nazionale, veniva mortalmente investito dal devastante scoppio di un’ingente quantità di esplosivo, provocato proditoriamente da cellula terroristica suicida, sacrificando così la propria vita ai più sacri valori dell’amor di patria e dell’onore militare. Chiarissimo esempio di eletta abnegazione ed incondizionata dedizione al dovere.”

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