Agrigento

“Chi vuole fiabe”? Rivolgersi al Teatro della Posta vecchia di Agrigento

Alla fine dello spettacolo l’attore Nino Bellomo ha voluto congratularsi con gli attori e perfino due bimbe di circa 7-8 anni  sedute in prima fila hanno applaudito convinte dopo aver ridacchiato spensieratamente  per tutta la durata di “Chi vuole fiabe”. Basterebbero queste due note di cronaca a definire la qualità di questa messinscena diretta da […]

Pubblicato 6 anni fa

Alla
fine dello spettacolo l’attore Nino Bellomo ha voluto congratularsi con gli
attori e perfino due bimbe di circa 7-8 anni 
sedute in prima fila hanno applaudito convinte dopo aver ridacchiato
spensieratamente  per tutta la durata di
“Chi vuole fiabe”.

Basterebbero queste due note di cronaca a definire la qualità di questa messinscena diretta da Camillo Mascolino che ha adattato i testi dalle fiabe di Capuana  con l’ausilio di filastrocche, brevi racconti e leggende suggerite dalle novelle popolari siciliane di Giuseppe Pitrè.  

Per lui non è nuova questa operazione avendo già messo in scena  lo scorso anno  nell’ambito della “Sagra del mandorlo in fiore”, tutto quel mondo favolistico che ruota attorno a Giufà. Tutto un mondo per popoli e spettatori fanciulli (e non) con il doveroso intento di recuperare e divulgare quei motti, proverbi, modi di dire popolari tipici della tradizione siciliana, e di mettere in evidenza l’importanza letteraria e morale delle fiabe, facendo conoscere agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado quelle che sono le tradizioni storiche della cultura popolare.

Dopo una esibizione al carcere  “Petrusa” lo spettacolo è approdato per due sere al “Teatro della Posta vecchia” riassumendo alcune fiabe di Luigi Capuana come Fata Neve, Il Raccontafiabe, Splendore ed altre. Un lavoro che è stato completato con alcune filastrocche, motti e detti che il Pitrè, assiduo collaboratore di Capuana, ha racchiuso in un ampia raccolta. 

Non sono stati una sorpresa gli attori protagonisti, conosciuti da tempo  e apprezzati da un vasto pubblico, a iniziare da quello “svergognato martogliano” che è Aristotele Cuffaro, dallo chansonnier dell’Agrigento d’antan Giovanni Moscato che del Teatro Posta vecchia ha fatto la sua (e nostra) patria teatrale, Giusi Urso dell’ensemble Teatranima, Luigi Corbino col suo turbinio di occhi e movenze, e poi spiccano nei ruoli, tutti appropriati, Dario Mantese che ha curato le musiche, Susy Indelicato, Annamaria Cucchiara.

Una sorpresa invece i costumi di Donatella
Giannettino, non da trovarobato, ma ideate e scelte con una accuratezza e una
verve coloristica senza le quali lo spettacolo verrebbe sminuito.

Ne sarebbe compiaciuto il “verista magico” Luigi
Capuana che lasciò
scritto quasi come un annuncio di testamento: ”Le fiabe saranno il lavoro nel quale probabilmente vivrà il mio nome”.

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