Calcio

Akragas, ancora nulla è perduto (tranne la retrocessione) 

Siamo sicuri, allora, che la vita di quest’Akragas sia realmente ai titoli di coda?

Pubblicato 3 giorni fa

La storia dell’Akragas si avvia a vivere l’ennesimo fallimento. Questo è il dato ad oggi, 14 marzo 2025 e nelle ore in cui viene stampato e diffuso questo settimanale. Un epilogo sorprendente soprattutto dopo le promesse e le premesse di inizio stagione. Una stagione che doveva essere di ulteriore assestamento, dopo la salvezza ottenuta brillantemente l’anno scorso, con passi avanti e asticelle alzate per migliorare la posizione precedente.

Un consolidamento frutto di una crescita ottenuta negli anni, e cioè dal 2018, anno in cui nacque l’Olimpica Akragas che prese il posto, nel cuore degli sportivi, di quella compagine sparita dopo tre anni di serie C senza lasciare traccia. Dal 2018 al 2021, anno in cui Giuseppe Deni approda nel club, l’Akragas ottiene la promozione in Eccellenza. Deni prende le redini della società nell’agosto inoltrato ma riesce a costruire una formazione che raggiunge la sfortunata finale dei play off nazionali contro il Martina Franca. L’anno successivo viene allestita una compagine di prim’ordine che con Terranova in panchina, vince il campionato e torna in serie D. L’avvio del primo anno è scoppiettante. La squadra viene allestita con nomi di spessore per la categoria, viene richiamato dal Giappone anche Morimoto che però, per ragioni burocratiche, non sarà mai tesserato. Col passare del tempo, l’Akragas cede i pezzi più pregiati ma sull’onda dei risultati ottenuti nella prima parte di campionato, ottiene una salvezza più che dignitosa. E giungiamo alla stagione corrente. Sin dai primi calci, si è capito che qualcosa non andava. Anzi, la stagione doveva ancora iniziare e qualche giorno dopo la presentazione del nuovo staff, Dario Scozzari, designato come direttore generale, lascia improvvisamente il progetto per motivi personali. Cosa sia successo non è mai stato chiarito, ci fidiamo però delle motivazioni addotte da Scozzari che viaggia spesso per ragioni di lavori.

Viene allestita una squadra che si rivelerà, dati alla mano, una delle peggiori dell’ultimo ventennio, capace di incamerare decine di sconfitte e che si è ancorata all’ultimo posto in classifica sin dal primo turno. Non sono serviti i numerosi innesti ed i cambi di guida tecnica, anzi la situazione è peggiorata domenica dopo domenica. 

Perché si è giunti fino a questo punto? Secondo quanto dichiarato in diverse occasioni dal “patron” Deni, è probabile e assolutamente verosimile, che il tutto sia dovuto ad un problema economico. La dirigenza ha sempre puntato il dito contro l’imprenditoria locale: “A Caltanissetta, la Nissa ha duecento sponsor, noi ne abbiamo quattordici” disse Deni nel corso di una conferenza stampa. Come può sostenersi una società senza una sufficiente forza economica? Si sarebbe potuto ovviare ottenendo la concessione della gestione dello stadio Esseneto, da sempre obiettivo di Deni. La concessione del campo sportivo avrebbe potuto consentire di organizzare attività (vedi concerti o altro) che potessero creare una sufficienza economica anche per tentare il salto di qualità. Ma da parte dell’amministrazione comunale, non c’è stata la risposta desiderata. L’amministrazione, tuttavia, seguendo i suoi percorsi, ha provveduto a regolarizzare l’accatastamento della struttura riuscendo anche ad ottenere il finanziamento per la realizzazione dell’illuminazione. Lavori che dovranno essere appaltati e che dovrebbero concludersi entro quest’anno.

Nel frattempo, tra accuse varie lanciate al sindaco e all’assessore allo sport di turno (escluso Gerlando Piparo), si arriva alla crisi di oggi passando anche per la vicenda “Canzonieri”, ad un passo dall’ingaggio del brasiliano Pato e chiuso con l’addio, anche questo, per motivi personali. Per tentare di sollecitare imprenditori e amministratori, Deni affida il quarantotto percento delle quote societarie a Giuseppe Arnone che avrebbe dovuto guidare il club verso la salvezza del titolo, essendo quella della categoria notevolmente compromessa. Arnone si dice certo di poter assolvere all’incarico ma non riesce nell’intento. La società sarebbe (è proprio il caso di usare il condizionale) quindi diretta verso il baratro ed il fallimento. Ma di fatto così non è. L’Akragas avrebbe sì annunciato il ritiro dal campionato di serie D, ma non da quello dei settori giovanili che vedono i biancazzurri nei primi posti in classifica.

Perché infatti, nel progetto di Deni, c’è sempre stato al centro il “valore sociale che l’Akragas svolge impegnando decine di ragazzi sui campi di calcio e sottratti alle strade, alla delinquenza, alla droga e alla criminalità organizzata”.

Cosa succederà, dunque? Questa domenica il campionato è fermo e dunque c’è modo di respirare. Delle sette gare mancanti alla fine della stagione, ben cinque saranno giocate tra l’Esseneto e altri campi siciliani, facilmente raggiungibili in giornata e senza spese folli da affrontare. Una soluzione che garantirebbe una sorta di regolarità al campionato, a beneficio di quelle squadre che con l’Akragas hanno vinto e che non si vedrebbero sottratti i punti conquistati. Il tempo per eventuali ripensamenti c’è tutto. L’Akragas non morirebbe definitivamente, rimanendo in piedi il progetto “giovani”. Una carta che Deni potrebbe sfruttare qualora l’amministrazione comunale dovesse pubblicare un bando per l’affidamento della gestione dello stadio. Siamo sicuri, allora, che la vita di quest’Akragas sia realmente ai titoli di coda?

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