“#Cantoanima” di Irene Catarella
L'autrice, laureata alla Cattolica di Milano vi ricopre il ruolo di curatrice di letteratura italiana moderna e contemporanea
“Cantoanima” di Irene Catarella non è solo un libro di poesia ma un libro d’arte che l’Editoriale Giorgio Mondadori ha voluto inserire nella collana “Cataloghi d’arte”.
Un libro impreziosito dalle fotografie di Elisa Fossati e, addirittura, con versi tradotti in inglese da Nazarena Tuscolino.
Sorprende anche come Irene Catarella si esponga magnificamente in prima persona non solo coi versi ma con dichiarazioni esplicative del suo intimo sentire, innalzando un vessillo di “autentica poesia sociale e d’amore”.
Così fa notare la scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, aggiungendo “siamo anime che guidano i corpi all’amore”.
E scorrendo i versi non sorprende più la notizia biografica che la Catarella abbia creato la corrente poetica “Interiorità realistica” perché “la voce del poeta è voce interiore che rappresenta la voce dell’amore, della speranza, della denuncia di discriminazioni e di ingiustizie, di crimini dell’umanità che sono vissuti intimamente da ognuno”.
Originaria di Cammarata cui vengono dedicati versi appassionati, la poetessa si apre al lettore con alcune considerazioni sul suo stile sottolineato da numerosi interventi di illustri esponenti dell’arte, dello spettacolo, della saggistica.
Primo fra tutti quello di Francesco Alberoni che annota come la Catarella si faccia “araldo della parola che esprime tutto il suo potenziale per fornire una chiave di lettura della realtà del mondo segreto di emozioni e turbamenti”. Insieme ad Alberoni il lettore troverà, tra gli altri, le notazioni altrettanto illuminanti di Vittorio Sgarbi (“va dato atto alla Catarella del coraggio che una volta si riconosceva ai poeti avanguardisti”); di Katia Ricciarelli che le attribuisce il merito di “non scomodare complicati artifizi ma dosando e amalgamando i vocaboli con estrema maestria”.
Come si arguisce una inedita veste editoriale indossa questo “Cantoanima” e chissà che non scuota l’asfittica lettura dei libri di poesia e quindi, perché no? le royalties del 5% dovute allo scrittore e che in passato costringevano Valentino Zeichen a vivere in una baracca sulla Flaminia e Sandro Penna che si sfamava con le minestre che gli portavano le vicine di casa.
Sicuramente Catarella sarà d’accordo con Amelia Rosselli: “la poesia non la regaliamo affatto, semmai la vendiamo agli editori”.
Oggi, al di la delle royalties, Irene Catarella, laureata alla Cattolica di Milano vi ricopre il ruolo di curatrice di letteratura italiana moderna e contemporanea e come giornalista è responsabile del dipartimento nazionale delle attività culturali e artistiche del Sindacato autonomo giornalisti italiani.