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Crisi del settore pesca, le coop di Sciacca chiedono lo stato di calamità naturale

Appello al ministro Lollobrigida e al presidente della Regione Schifani

Pubblicato 11 ore fa

I cambiamenti climatici e il surriscaldamento del mare rendono il Canale di Sicilia sempre meno pescoso, una tendenza che perdura da diversi mesi, con una situazione ormai sempre più drammatica e preoccupante. Le carenze riguardano varie tipologie ittiche: dal gambero al pesce azzurro. Ma si pescano anche sempre meno merluzzi, triglie, polpi, totani e calamari.

Le cooperative “Fra’ Pescatori”, “Madonna del Soccorso” e “San Paolo Consulting” di Sciacca, chiedono, al ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida e al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, la dichiarazione dello stato di calamità naturale.

” Gravi diminuzioni di prodotto giornaliero e, conseguentemente, di fatturato. Tutto questo – dicono i pescatori – riguarda non solo Sciacca, ma anche tutti gli altri comuni costieri con tradizione marinara che si affacciano sul Canale di Sicilia”. Viene segnalata una situazione definita “insostenibile da un punto di vista economico”, con la maggior parte delle imprese di pesca costrette a fare continuamente ricorso al credito bancario oltre ad indebitarsi con i fornitori, non riuscendo più a coprire i costi di gestione. La realtà marinara di Sciacca conta circa 120 imbarcazioni da pesca, di cui 90 di grandi dimensioni, con una occupazione diretta di circa 400 pescatori, oltre all’indotto delle maestranze che lavorano attorno al settore. “I tratti di mare interdetti da anni – dall’Unione europea e dalla Regione Siciliana – per favorire il ripopolamento ittico, non hanno centrato l’obiettivo prefissato, e oggi un intero comparto produttivo rischia di morire”, concludono le cooperative di pesca. 

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