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Sciame sismico nella Valle del Belìce: il dramma del 1968 e i timori di queste ore

Alcune scosse sono state avvertite chiaramente nei comuni di Montevago, Santa Margherita di Belice e Partanna. Sebbene al momento non si siano registrati danni, l'incubo del 1968 è tornato a farsi vivo nei ricordi di chi ha vissuto quei giorni terribili o ne ha sentito i racconti dai propri genitori e nonni.

Pubblicato 9 ore fa

La Valle del Belìce è una terra che ancora porta le cicatrici di una tragedia che ha segnato la storia dell’intero Paese, il terremoto del gennaio 1968. Quel sisma, di magnitudo stimata tra 6.1 e 6.4, sconvolse l’intero territorio, radendo al suolo interi paesi come Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago, e causando la morte di circa 300 persone. Decine di migliaia di residenti persero tutto: case, affetti, certezze. Le immagini delle macerie, le urla disperate dei sopravvissuti e il lento e faticoso processo di ricostruzione sono impressi nella memoria collettiva. Il terremoto del 1968 non fu un evento isolato, ma rappresentò il culmine di una storia sismica che già nel passato aveva colpito duramente la Sicilia occidentale. Eventi tellurici significativi erano già stati registrati nel 1740 e nel 1823, ma fu nel ’68 che la potenza distruttiva raggiunse livelli senza precedenti per la regione.

A peggiorare il dramma fu l’inadeguatezza dei soccorsi e delle risorse messe in campo dalle autorità dell’epoca. Gli sfollati furono costretti a vivere per anni in baracche, e molti centri abitati non furono ricostruiti nei luoghi originari, segnando una frattura profonda nel tessuto sociale e culturale. La nuova Gibellina, con il suo “cretto di Burri”, avveniristica opera d’arte contemporanea, resta un simbolo di rinascita, ma anche di una ripartenza che non è riuscita a lenire del tutto il dolore. Tuttavia, la storia della ricostruzione è anche una storia di ritardi, speculazioni e divisioni, con polemiche che si trascinarono per decenni tra chi voleva preservare i resti delle città distrutte e chi optava per la creazione di nuovi insediamenti urbani.

Oggi, quasi cinquantasette anni dopo quel dramma, la Valle del Belìce torna a vivere momenti di tensione. Uno sciame sismico, con decine di scosse registrate nelle ultime 48 ore, sta tenendo in allarme la popolazione. Alcune scosse sono state avvertite chiaramente nei comuni di Montevago, Santa Margherita di Belice e Partanna. Sebbene al momento non si siano registrati danni, l’incubo del 1968 è tornato a farsi vivo nei ricordi di chi ha vissuto quei giorni terribili o ne ha sentito i racconti dai propri genitori e nonni. La paura, in parte, è alimentata dalla memoria storica. La memoria del 1968 ha dichiarato a Grandangolo il Sindaco di Santa Margherita di Belìce Gaspare Violadeve servire da monito, ma anche da sprone per una maggiore consapevolezza per lo Stato. Oggi è il il 27 dicembre e proprio il 27 dicembre del 1947 a Roma si firmava la Costituzione della Repubblica italiana. Anche i Sindaci siamo Stato ma siamo soli, contro tutto e tutti e ormai gestiamo solo emergenze pur senza risorse. Ho sentito molti anziani, preoccupati per lo sciame sismico di queste ore, perchè la loro memoria è andata automaticamente a quella notte tra il 14 e il 15 Gennaio del ’68: anche lì avvertirono delle lievi scosse: poi è storia”. La Valle del Belìce si trova in una zona sismica ad alto rischio, dove la conformazione geologica può favorire eventi di magnitudo significativa. Inoltre, il terremoto del 1968 fu preceduto da uno sciame sismico, simile a quello attuale, che durò per giorni prima della scossa principale devastante. Questo parallelismo inquieta non solo la popolazione, ma anche gli esperti che monitorano costantemente l’evoluzione della situazione.

Nonostante i progressi nella prevenzione sismica, molte costruzioni sono ancora vulnerabili. Le aree urbane più moderne, sono meglio attrezzate per resistere a eventuali terremoti, ma i centri storici e alcune abitazioni rurali rimangono fragili. Gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) stanno monitorando lo sciame sismico con sofisticati strumenti per valutare eventuali segnali di un terremoto più forte. Al momento, non è possibile prevedere con certezza se le scosse attuali siano un preludio a un evento maggiore o se rappresentino semplicemente un fenomeno temporaneo legato al movimento delle faglie locali. Intanto Sindaci dell’area, dal giorno di Natale, invitano la popolazione a mantenere la calma, ma anche a seguire le indicazioni di sicurezza, come individuare vie di fuga, avere una borsa d’emergenza pronta e a segnalare tempestivamente. In caso di terremoto

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