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Quando Giorgia Meloni comiziava davanti a poca gente

I ricordi di Maristella Panepinto

Pubblicato 2 anni fa

Ero ancora una giornalista praticante, quando il direttore e amico Franco Castaldo mi chiese di intervistare Giorgia Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia era a Palermo per una campagna elettorale. Andando a memoria

credo si trattasse del rinnovo del Parlamento europeo.

Al cinema Politeama, nella sala piccola, c’eravamo io, giusto un paio di altri colleghi e meno di una decina di affezionati. La Meloni, una donna fisicamente minuta, dettaglio che mi colpì parecchio poiché strideva con il tono di voce baritonale, fece il suo intervento come se davanti avesse la platea gremita. Non lesinó tempo e pathos ai presenti.

Quindi venne dai giornalisti e rispose alle domande con piglio cortese e senza scivolare mai nella minima insicurezza. Fratelli d’Italia, al tempo, era una realtà politica assai minore, di quelle che se superavano lo sbarramento era giusto per un pelo. Erano lontanissimi i toni polemici, di conseguenza le domande di noi (pochi) cronisti furono veloci.

Alla fine, Meloni volle regalare ai presenti, che lo desiderassero, un tricolore. Durante la distribuzione delle bandiere la sala si popoló di una ventina di ragazzini, ai quali era arrivata la soffiata del cadeau, che cascava a pennello, poiché era tempo, mi pare, di campionati mondiali di calcio. Giorgia Meloni andò via a testa alta e davanti alla porta si tolse le scarpe con i tacchi e mi sembrò ancora più piccola, anche più di me, che non spicco sicuramente in statura.

Chiese a un suo accompagnatore di passargli delle scarpe più comode, sempre con quella sicurezza spontanea, che lascia gli altri a guardare, senza creare imbarazzo. Salutò noi quattro gatti presenti come se fossimo un popolo di aficionados e andó via, fiera e stabile così per come era arrivata.

Pensai che un politico, che raduna in una grande città giusto un pugno di persone a pochi giorni dal voto, fosse un perdente. Rimasi però colpita da quel piglio, che a ogni buon conto, fuori da qualsiasi giudizio politico, mi sembró un pregio. Ero sicuramente giovane e inesperta, ma non avrei mai immaginato che quella donna minuta, che parlò a dieci persone come se fossimo mille, oggi avrebbe sbaragliato qualsivoglia competitors.

Ero certa che sarebbe rimasta nella sua nicchia, invecchiando, gaudente, tra i suoi pochi fedelissimi e i suoi discorsi pronunciati con la voce da baritono.

Non è andata così.

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