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Processo Mosaico, il Pm spiega perchè hanno ucciso Mario Jakelic e ferito Maurizio Distefano

Per tale delitto sono imputati Antonio e Calogero e Bellavia, in concorso con Carmelo Vardaro

Pubblicato 3 anni fa

Tre ergastoli e quattro pesanti condanne.

E’ stata questa la richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Alessia Sinatra, con la requisitoria del processo che si svolge col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta “Mosaico” – ed eseguita dalla Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore Giovanni Minardi – che ha fatto luce sulla tristemente nota faida Favara-Liegi.

Una scia di sangue che dal 2016 al 2018 è stata caratterizzata da tre omicidi e altrettanti agguati andati a vuoto.

L’accusa ha chiesto l’ergastolo per Antonio Bellavia, 50 anni,  Calogero Bellavia, 32 anni, entrambi di Favara, e Calogero Gastoni, 40 anni, di Agrigento. Ai primi due viene contestato l’omicidio di Mario Jakelich, avvenuta nel settembre 2016 a Liegi, e l’omicidio dell’empedoclino Carmelo Ciffa, ucciso in pieno giorno a Favara il 26 ottobre del 2016. A Gastoni viene invece contestato l’omicidio di Emanuele Ferraro, ucciso a Favara l’8 marzo del 2018.

E per tutti gli episodi delittuosi, la procura ha motivato con una dettagliata analisi.

Per l’omicidio di Mario Iakelich ed il tentato omicidio di Maurizio Distefano avvenuto a Liegi il 14 settembre 2016 (sono imputati Antonio e Calogero e Bellavia, in concorso con Carmelo Vardaro nei cui confronti si procede separatamente) afferma il Pm, Alessia Sinatra: “Dagli atti acquisiti al procedimento risulta che in data 14.09.2016, alle ore 20.35 circa, la Polizia di Liegi (Belgio) interveniva in Rue Saint Julien ove era stata segnalata una sparatoria. Sul marciapiede antistante il civico 8 veniva rinvenuto Maurizio Distefano, gravemente ferito, che presentava lesioni di arma da fuoco, e veniva trasportato in ospedale in condizioni critiche con almeno cinque proiettili in corpo (due al torace, uno alla coscia, uno al fianco, uno alla natica) più altre ferite minori

All’interno dell’abitazione di Rue Saint Julien 12, nella quale risultava domiciliato altro soggetto originario di Favara – Francesco Vella, in quel momento in ferie in Sicilia – veniva rinvenuto Mario Iakelich, anche lui gravemente ferito e attinto da colpi di arma da fuoco, che in seguito decedeva in ospedale ove era stato trasportato.

Le indagini svolte dalla Polizia Belga, in prima battuta, e successivamente anche dalla Polizia Italiana e infine congiuntamente dalle due, in esecuzione della citata Squadra investigativa comune, hanno consentito di acquisire chiari ed inequivocabili elementi di prova per tale evento omicidiario a carico di Antonio e Calogero e Bellavia, e Carmelo Vardaro  (oltre che di Emanuele Ferraro – successivamente ucciso a Favara in data 8 marzo 2018).

Orbene, come detto, questo evento è da ritenere con certezza l’inizio della vendetta dei Bellavia contro Maurizio Distefano (ed i componenti del suo gruppo criminale) ritenuto il responsabile dell’omicidio di Carmelo Bellavia nel gennaio 2015.

In tal senso depongono, come analiticamente si vedrà in seguito: le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta sulla frattura creatasi all’interno di quello che originariamente era un unico gruppo

criminale (come anche confermato dalle dichiarazioni di Elisa Vullo e Calogera Vullo, dagli accertamenti di polizia sui predetti soggetti e dai contatti telefonici ricostruiti tra loro) e su quanto da lui in seguito appreso direttamente da Emanuele Ferraro, che le indagini svolte hanno dimostrato essere presente sul luogo dell’omicidio; la circostanza che in data 13.09.2016 (il giorno prima dell’omicidio) Calogero Bellavia si recava in aereo da Trapani ad Eindhoven (Olanda), rientrando il 15.09.2016 (il giorno dopo l’omicidio) e soggiornando in Belgio in quei due giorni (accertamenti effettuati sui voli e sulle celle di impegno del cellulare a lui in uso);  la circostanza che il giorno dell’agguato Emanuele Ferraro, Carmelo Vardaro e Antonio Bellavia si trovavano tutti in Belgio (accertamenti voli e riscontro tabulati); la diretta partecipazione alla sparatoria del 14.9.2016 (con ruoli diversi) di Calogero Bellavia, Antonio Bellavia, Carmelo Vardaro e Emanuele Ferraro accertata a seguito: delle citate dichiarazioni di Giuseppe Quaranta; della descrizione dei killer, riferita dai testimoni, che corrisponde alle fattezze fisiche di Calogero Bellavia e Antonio Bellavia (dichiarazioni testimoni); la disponibilità da parte di Emanuele Ferraro delle chiavi dell’appartamento di Francesco Vella ove i killer aspettavano le loro vittime e dove si è consumato l’agguato; la disponibilità, in quel periodo, da parte di Carmelo Vardaro di una Bmw di colore scuro analoga a quella utilizzata dal gruppo di fuoco per darsi alla fuga (accertamenti sul registro automobilistico ed analisi profilo Facebook di Vardaro); una conversazione intercettata alle ore 15.21 del 13.06.2018 tra Calogera Vullo (moglie di Maurizio Distefano) e la madre Maria Saiia sul coinvolgimento dei Bellavia nell’agguato a Maurizio Distefano (Calogera Vullo: “ma questo di Mauri è ancora li?”… ‘forse si deve fare altri tre anni! altri tre anni” – con evidente riferimento alla recente condanna dei Bellavia (da lei consapevolmente ritenuti autori del tentato omicidio al marito) a tre anni di reclusione per

detenzione di armi da sparo); Il colloquio in carcere del 18.10.2017 tra Antonio Bellavia e la moglie nel corso del quale la moglie invitava il marito a smetterla con la faida che si era innescata (“deve finire Antò, questo

inferno!”) e lo stesso ribatteva manifestando ulteriori propositi omicidiari (“ancora deve cominciare! Questo è il discorso”); l’allontanamento tra Emanuele Ferraro e Maurizio Distefano, poco dopo il tentato omicidio, e la paura per detto improvviso raffreddamento nei rapporti che lasciava ritenere che il Distefano avesse capito chi aveva tentato di ucciderlo (le dichiarazioni di Elisa Vullo e Calogera Vullo e la telefonata dell’1.3.2017 tra Calogero Gastoni, Carmelo Nicotra e Maurizio Distefano).

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