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Libri ricevuti: La saga dei Tomasi

A cura di Diego Romeo

Pubblicato 3 anni fa

I lettori di Grandangolo hanno avuto modo di conoscere da tempo gli scritti di Vincenzo Arnone, sacerdote favarese, che recentemente il 12 novembre scorso volle che si rappresentasse, in prima assoluta, nella chiesa di San Nicola “La figlia del vento”, opera sacra interpretata da Silvia Budri.

Ne abbiamo scritto su “Grandangolo”. Adesso Arnone torna in libreria con un grande romanzo, La Saga dei Tomasicon la prefazione di FrancoCardini notissimo critico letterario che ha denunciato spesso la progressiva eclissi della dimensione pubblica e controllabile della politica che guida i popoli e le nazioni.

La saga dei Tomasi comprende quattro brevi romanzi: Il predicatore di Ninive, La spigolatrice moabita, Lettera a Zelinda e La saga dei Tomasi che dà il titolo a tutto il libro. La narrazione si apre su eventi e personaggi storici vari e molteplici, a coprire un arco di tempo che va dal VI secolo a.C. fino ai nostri giorni. La passione per l’Assoluto, la Vita, la Luce e l’ arte accomuna tutti come tratto distintivo che va oltre la banalità. Le Voci di Giona e Rut – nei sotterranei di una storia antichissima, quelle dei fratelli Tomasi, Isabella e Giuseppe Maria, accomunati dalla contemplazione del Mistero divino, e di Zelinda, vigile e saggia donna in cima ai suoi cento anni di vita, intendono fare emergere ciò che vive profondo nell’inconscio di popoli e generazioni. Lo stile varia da una narrazione all’altra: metodico e articolato nella “normalità” dei fatti; arcaico e

suggestivo nella rievocazione di personali e intimi sentimenti, sulla scia di una antica affabulazione biblica.

“Dei quattro “romanzi brevi” – scrive Franco Cardini nella prefazione — non posso tacere che la mia preferenza quantomeno tematica va a La saga dei Tomasi, data la mia profonda ammirazione per il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa… e non posso tacere che l’incipit dedicato al conte Friedrich Leopold zu Stolberg è magistrale: Pirandello e Sciascia non avrebbero saputo fare di meglio. Il racconto è solidamente impiantato nelle sue dimensioni del viaggio omerico e del pellegrinaggio, entrambe a modo loro collegate al Grand Tour fra digressioni philosophiques e vagamente mozartiane. Il libro di don Vincenzo Arnone, opera unica e quadruplice, ignora le norme orazione sull’unità di tempo e di luogo e tratta familiarmente una lunga, variopinta, eterogenea teoria di protagonisti e coprotagonisti fra l’età biblica della spigolatrice moabita del predicatore di Ninive e i giorni nostri senza mai farci dimenticare quella “sicilianità fiorentina“ che dai rimatori del XIII secolo conduce a Giovanni Gentile e a Giorgio La Pira”.

Vincenzo Arnone, sacerdote-scrittore di Favara, laureato in Lettere all’Università “La Sapienza” di Roma, rettore della Chiesa San Giovanni Battista all’autostrada-Firenze Nord, è autore di varie opere di carattere religioso, saggistico, narrativo e teatrale, tra cui ricordiamo le monografie: Papini un uomo… infinito; Pavese tra l’assurdo e l’Assoluto, Ignazio Silone; i testi teatrali: Savonarola, Io Pirandello Luigi, Michelangelo, L’ultimo viaggio di Leonardo; i romanzi e i saggi: La valle degli anacoreti, Come Dio si muove sul palcoscenico, Gerusalemme dove volano i poeti, L’ombra del padre, Bibbia e letteratura, Il Vegliardo di Patmos.

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