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La letteratura meglio della politica

Diego Romeo intervista Andrea Cirino, vicepresidente Fondazione Teatro Pirandello

Pubblicato 3 anni fa

Da “quasi sindaco” alla scrittura di “Quasi Papa”, cosa è stato più gratificante o più sofferto?

“Nel 2015 ho meditato che era giunta l’ora di chiudere l’esperienza politica e ho scelto di farlo candidandomi a sindaco. In quel contesto ero consapevole che non sarebbe stato facile raggiungere l’obiettivo anche perché il periodo non era propizio. La società senza rendersene conto viene stimolata da personalità invisibili, essa può essere paragonata a un gregge che va dove vuole il pastore, mentre il pastore è il personaggio invisibile che con la sua mente mefistofelica, senza farsi notare, organizza scientificamente le sorti degli altri. Gli invisibili tramavano contro il palazzo. Dopo un ventennio pensai che era giunta l’ora di fare altro e mi dedicai alla scrittura. Ho scritto  un romanzo in parte autobiografico che non ho ancora pubblicato, racconto di personalità invisibili che cercano di manipolare la società. Subito dopo ispirato da un racconto di mio nipote Andrea ho scritto il romanzo “Quasi Papa”. Con la penna si può far tutto: realizzare qualsiasi sogno, vivere qualsiasi avventura, proiettarti nel futuro o nel passato. Anche se non rinnego l’esperienza politica, in parte entusiasmante poiché l’ho fatta mettendoci passione e cuore, concludo affermando, senza sorta di smentita che è più gratificante scrivere”.

Mirare a fare il sindaco è  come accettare  una sorta di martirio. Come vede oggi l’amministrazione di una città?

“Mirare a fare il sindaco è veramente una sorta di martirio poiché è impossibile piacere e accontentare tutti i cittadini. I bilanci sono disastrati anche  per la riduzione dei trasferimenti statali e regionali e i comuni hanno bisogno di denaro per far funzionare la macchina e dare maggiori servizi alla collettività. La politica ha fatto delle scelte sbagliate trasferendo servizi e funzioni di alcuni comparti come l’idrico e i rifiuti ad aziende esterne che non hanno portato nessun introito alle casse comunali anzi un maggior esborso di denaro con risultati carenti e più onerosi per i cittadini che spesso  evadono le tasse. Un sindaco, chiunque esso sia, per amministrare bene una città ha bisogno di avere accanto uomini con esperienza e competenti che possano portare avanti progetti e venire incontro alle esigenze della collettività. Sfortunatamente la politica, a volte o spesso, si intromette nella scelta degli uomini da affiancare a un sindaco e qui casca l’asino”.

E’ tempo ormai di grandi decisioni per la nostra città, dall’aeroporto (con la sua legge disattesa) al rigassificatore, ma la deputazione politica  tace. Pensa a una distribuzione di colpe e di errori  che  siamo costretti a fare?

“In ogni tornata elettorale si è parlato e promesso la realizzazione dell’ aeroporto nella nostra provincia. Si sono fatti studi, progetti che sono costati alla collettività parecchi denari ma questo benedetto aeroporto non è mai decollato. Le colpe sono di molti ma sono anche dei pochi che non hanno avuto la volontà di prendere  la decisione. Il progetto aeroporto è diventato una farsa tant’è che non se ne parla più. La realizzazione del gasdotto non è stata da tutti vista come una cosa positiva , è stato indetto un referendum cittadino che ha bocciato il progetto rigassificatore. Alla luce dei fatti che stiamo vivendo con la guerra alle porte dell’Europa e la mancanza di materie prime  per il nostro paese che l’importa  da altri Stati, è il caso di cambiare opinione? La nostra deputazione politica è silente perché  in qualsiasi modo si esprima scontenta o la parte favorevole o viceversa  la parte contraria che in questo momento probabilmente ha rivalutato il progetto”.

Da questa nuova esperienza di vice presidente della Fondazione Teatro Pirandello come osserva l’architettura sociale di questa nostra città e se occorra puntare su una qualche pedagogia teatrale.

“Questo nuovo incarico mi ha riportato indietro negli anni quando durante la mia esperienza politica avevo ricoperto il ruolo di assessore alla cultura e, insieme al maestro Pippo Flora, mi occupavo principalmente di teatro. Oggi dopo diversi anni di lock-down, causa pandemia, ritornare al teatro e agli eventi culturali è un’esigenza che tutti sentiamo. La nostra città è affamata di cultura e di teatro e ha sentito molto la mancanza, ne è dimostrazione che le rappresentazioni teatrali sono state accolte con entusiasmo  da un pubblico attento e numeroso. Ho notato che molti studenti si sono avvicinati al teatro manifestando interesse a partecipare a stage e laboratori  che speriamo, come Fondazione, di poter realizzare il più presto possibile per aprire alla libertà di pensiero, creatività ed espressione dei nostri giovani”.

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