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La gloria e la prova di Totò Cascio

di Letizia Bilella

Pubblicato 3 anni fa

“La disabilità non è mai, in se, un disvalore. Sta a ciascuno l’onore e l’onere di tramutarlo, viceversa, in valore”

Un piccolo uomo catapultato nel mondo dei mostri sacri del cinema.

Salvatore Cascio, per tutti Totò, che da bambino è diventato premio Oscar con la splendida pellicola di Giuseppe Tornatore – “Nuovo Cinema Paradiso” – che lo vede protagonista assieme ad attori del calibro di Philippe Noiret, a musicisti della levatura del Maestro Ennio Morricone, oggi è diventato scrittore.

Totò adesso è un uomo, che senza perdere mai quella spontaneità e verità. Nelle pagine del “La gloria e la prova” racconta la sua vita a riflettori spenti; spenti per sua volontà, per rispetto nei confronti delle maestranze con cui avrebbe dovuto lavorare.

Oggi a 42 anni, ha deciso di raccontarsi mettendo nero su bianco quanto è stata la sua vita e quanto continua ad essere: i suoi incontri con personaggi famosi, quelli con persone importi (gli amici incontrati a Bologna) che hanno cambiato la sua vita, ma in maniera speciale racconta del suo splendido rapporto con Dio e di quanto la sua fede gli è di conforto e sostegno.

Pagine che emozionano (almeno a chi scrive è successo) che fanno soffermare il lettore per rileggere attentamente uno o più passaggi per rendersi conto che i nostri piccoli problemi – per noi insormontabile – non sono nulla, siamo soltanto noi a sbagliare prospettiva.

Tutto può essere affrontato, tutto si può gestire. Totò è un grande esempio di positività anche se lui stesso, inizialmente vedeva tutto nero e si rifiutava di accettare questa sua “condizione”; c’è voluto tempo, pazienza e le persone giuste incontrate al momento giusto per convincerlo che: “Totò non è una vergogna”, come appunto gli disse Andrea Bocelli.

Scritto semplicemente, tanto da sembrare una chiacchierata tra amici, in una sera d’estate, magari seduti in piazza a sorseggiare una birra ghiacciata.

È un’iniezione di positività, un inno alla vita.

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