Il vescovo crocifisso da un gerarca fascista
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La sollecitazione a scrivere il romanzo “Il vescovo crocifisso da un gerarca fascista” fu “galeotta” dopo un incontro nell’abitazione empedoclina di Andrea Camilleri.
Lo confessa candidamente l’autore, Enzo Di Natali dopo avere illustrato in quell’incontro la trama all’inventore del commissario Montalbano.
Una trama di fatti accaduti al vescovo agrigentino mons. Giuseppe Cognata accusato, dalle suore da lui fondate, di molestie a seguito del ricatto ordito da un gerarca fascista che, di fatto, ne aveva abusato nella sua tenuta romana.
La risposta di Camilleri non si fece attendere: «Ti rispondo come mi rispose Sciascia, quando gli proposi di scrivere La strage dimenticata sui fatti di Porto Empedocle: ‘No, la scrivi tu’, ed io così dico a te: lo scrivi tu». “E così dieci anni fa – continua Di Natali – scrissi questo romanzo che racconta di un vescovo degradato a semplice sacerdote, confinato, umiliato fino a fare i lavori più miserabili per più di trent’anni” .
Ma ecco, dopo trent’anni il colpo di scena, terminato il Fascismo e giunti alle porte del Concilio Vaticano II, le suore, ormai molto anziane, si pentirono a ritrattarono tutto.
Il Vescovo fu riabilitato e Papa Giovanni XXIII ridiede la dignità episcopale. Rimase però una incognita enorme, un mistero terribile da chiarire e cioè l’assenza di difesa del vescovo nei diversi gradi del processo. Perché?
E qui il romanzo si dispiega magnificamente nel narrare come lo stesso vescovo, sotto ubbidienza, ne rivelò la motivazione: il padre, un fervente massone, non era andato all’ordinazione sacerdotale del figlio svoltasi nella cattedrale di Agrigento. Il neo vescovo Cognata, infatti, durante la cerimonia aveva chiesto al Signore la grazia della conversione del proprio genitore, offrendo in cambio qualsiasi prova che poi Cognata ravvisò nella grave calunnia inflittagli fino a perdere la dignità vescovile.
L’autore Enzo Di Natali, ci tiene a informare il lettore come questo romanzo desideri “dare un contributo al pensiero letterario: l’offerta di se stessi, fino al martirio, per un valore altissimo, nel caso specifico la conversione del padre alla fede cristiana. Non c’è alcun dubbio che il contesto culturale in cui oggi noi stiamo vivendo è fortemente segnato dal nichilismo, di una perdita di senso, di un rilassamento morale senza precedenti, di perdita del senso del dovere, del sacrificio per il bene degli altri. Mai come oggi l’uomo ha parlato tanto, ha scritto tanto – vedi l’uso dei social – ma sono parole al vento, perché è venuto meno il senso delle parole; e qui dice bene Vasco Rossi quando canta che questa vita un senso non ce l’ha”
Come fare uscire dal nichilismo?
Il romanzo un indirizzo si impegna a darlo e suggerisce non più le prediche ma i gesti concreti. Attingendo alla teologia dell’offerta o alla filosofia della ‘testimonianza’, vedi l’insospettabile Socrate, desidera contribuire a far uscire l’uomo contemporaneo dalla crisi esistenziale attraverso l’atto nobile della donazione di se stessi. “Soltanto così – ci dice Di Natali – siamo credibili, per usare un lessico apprezzato dal Beato Livatino. La credibilità può rompere ‘l’isolitudine’ della nostra coscienza che aveva costruito un ‘castello fantasma’”.