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Giuda di Amos Oz

di Letizia Bilella

Pubblicato 2 anni fa

“In fondo la diffidenza, la mania di persecuzione e financo l’odio per tutto il genere umano sono delitti molto meno gravi dell’amore per tutto il genere umano: l’amore per il genere umano ha un sapore antico di fiumi di sangue.”

Shemuel Asch è uno studente universitario un po’ cagionevole di salute malgrado la stazza robusta all’apparenza, e incerto sul suo futuro, nella fredda Gerusalemme invernale esile confine tra guerra e pace. La fidanzata lo ha lasciato e rapidamente si è sposata con un ex, difficoltà economiche gli impediscono di pagare l’affitto di casa, l’ideologia socialista sposata in passato vacilla e la depressione lo spinge a interrompere gli studi e le ricerche per una tesi promettente per i successivi sviluppi: Gesù visto dagli ebrei. Deciso ad allontanarsi dalla città, Shemuel casualmente legge un annuncio dove si prospetta un lavoro interessante: alloggio gratis e modesto stipendio “in cambio di cinque ore serali di compagnia a settantenne invalido, colto ed eclettico”. Come in un’antica favola il giovane entra così in un luogo senza tempo, una casa buia e misteriosa, profumata di bucato, riparata dagli sguardi e fortificata nella struttura da centinaia di piante da fiore e rigogliosi fusti di Passiflora (simbolo della passione di Cristo), e circondata da un giardino lastricato “all’ombra del fico e della vite” (anch’essi densi di riferimenti e significati). “Su tutto dimorava il silenzio di una fredda sera d’inverno. Non era un silenzio di quel genere trasparente che chiama a sé, invita a raggiungerlo. No, era un silenzio indifferente, arcaico, un silenzio che volgeva le spalle.” Nella casa vivono Atali Abrabanel, donna non più giovanissima, ma affascinante e sensuale, sempre profumata di violetta (che si scoprirà essere figlia di un membro del comitato nazionale contrario alla linea di Ben Gurion e alla fondazione dello Stato), e l’anziano Gershom Wald, misterioso intellettuale critico ed esegeta. I personaggi vivono la piccola esistenza che compete loro, narrando però la Storia dell’umanità, delle guerre, del cristianesimo e degli ebrei, di Gesù e di Giuda, il vero protagonista, in fondo senza di lui non ci sarebbe stata la crocifissione, e senza la crocifissione il cristianesimo non sarebbe mai esistito. Una storia, meravigliosa e tragica fotografia dei dubbi tuttora vivi sul sionismo. Oz si diverte a costruire il racconto utilizzando gli elementi classici messi in luce da Propp nella sua Morfologia della fiaba. L’opera dello scrittore israeliano, rasenta il testo poetico per la capacità prodigiosa di usare le parole. Siamo all’indomani della guerra per Suez (1956), in una Gerusalemme struggente negli scorci notturni, in un periodo storico definito: l’inverno 1959-1960, quando le vittorie militari non bruciavano ancora come bruciano oggi all’autore. Nuora e suocero, costretti a condividere lo stesso dolore, sanno che una memoria non condivisa e forse inconciliabile li separa. “Giuda” è un racconto in cui la saggezza antica resiste alla tentazione trasgressiva. Abrabanel, come Giuda Iscariota, “oltrepassa” (trasgredire) i confini del suo tempo. Oz è affascinato dal mito dello “straniero” (Asher). L’amore di Shemuel per Atalia diventa prova sconvolgente, insostenibile per il giovane e non riconducibile al biblico gioco linguistico, che il vecchio Gershom pone un giorno durante una delle intense conversazioni. Si osserva la storia senza essere costretti a giudicare e decidere. Nel dialogo con il vecchio, Oz dimostra grande dimestichezza con i lavori di Zeitlin e Goldstein. La capacità narrativa di Amos Oz  si esprime in modo avvincente nonostante il tema non sia di così semplice scorrevolezza. Attraverso le vicende si possono conoscere alcuni nodi della questione israelo-palestinese. La storia è in apparenza semplice,  ma è  solo un pretesto per parlarci dei diversi aspetti della solitudine, per rivelarci un aspetto inedito del personaggio di Giuda Iscariota e per introdurci nella recente storia di Israele. Un romanzo ambizioso e profondo; la reinterpretazione della figura di Giuda è un ponte di collegamento tra passato e presente…il tradimento è visto in chiave positiva, come fonte di rivoluzione storico-culturale e rinnovamento. Personaggi antichi e moderni plasmati con straordinaria empatia: un libro splendido che a lettura finita lascia una traccia profonda e struggente.

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