Cilona (Dia): “Raddoppiate denunce estorsioni ma c’è ancora molto da fare”
“Il secondo semestre del 2020 ci restituisce un dato importante se confrontato con quello dei precedenti sei mesi. Ventisei episodi di estorsioni denunciati rispetto ai 14 del semestre precedente. Un dato che fa riflettere.” Lo ha dichiarato il vicequestore e capo della Dia di Agrigento, Roberto Cilona, a margine dell’incontro con i giornalisti per illustrare […]
“Il secondo semestre del 2020 ci restituisce un dato importante se confrontato con quello dei precedenti sei mesi. Ventisei episodi di estorsioni denunciati rispetto ai 14 del semestre precedente. Un dato che fa riflettere.” Lo ha dichiarato il vicequestore e capo della Dia di Agrigento, Roberto Cilona, a margine dell’incontro con i giornalisti per illustrare il contenuto della relazione relativa al secondo semestre 2020 consegnata al Parlamento.
Il report è caratterizzato dallo studio e dall’analisi di dati freddi che hanno lo scopo di prevenire e capire a fondo, con uno sguardo al futuro, le dinamiche mafiose in provincia di Agrigento. Il dato più significativo nel periodo di analisi è sicuramente quello relativo alle denunce di estorsione che fa registrare un incremento di quasi il 50%. “Il fenomeno mafioso sul territorio tende a soggiogare le realtà commerciali e imprenditoriali attraverso il pagamento di denaro o altre utilità – ha dichiarato il vicequestore Cilona – Ci auguriamo che questi numeri nel tempo possano continuare ad aumentare poiché la denuncia delle estorsioni rappresenta un primo passo per avere le condizioni migliori possibili al fine di contrastare la mafia.”
Confermata la natura tradizionalista di Cosa Nostra agrigentina e del suo forte radicamento sul territorio. “E’ una mafia tendenzialmente aggressiva nei mercati dove la domanda è sempre costante. Il dato è significativo nella misura in cui cosa nostra agrigentina tende a non modificare i suoi assetti operativi in maniera importante” dice Cilona che prosegue: “La mafia è un centro di potere e come tale nel momento in cui si crea un vuoto deve essere subito colmato per esigenza. Abbiamo assistito nel tempo lo svilimento di capacità di leadership anche se si guarda con grande attenzione al fenomeno delle scarcerazioni perché queste comportano il rientro sul territorio di personaggi che hanno una forte capacità di guida.”
E il vicequestore indica la strada per combattere la mafia non soltanto con la repressione militare: “La sconfitta della mafia dal punto di vista indennitario può avvenire solo con lo sdoganamento della cultura mafiosa. Bisogna sviluppare una cultura dell’antimafia non di facciata ma di sostanza e di consapevolezza su quanto male possano fare alla criminalità organizzata determinati ragionamenti, sia che essi vengano fatti davanti al bancone di un bar che all’interno di un’aula scolastica oppure all’interno di una stanza di un ufficio della pubblica amministrazione.”
Il capo della Dia di Agrigento, infine, si è soffermato sul dinamismo della criminalità organizzata nel settore delle scommesse online e su un possibile argine a questo fenomeno: “Ci sono una serie di mercati in cui basta poco che dal legale si passi all’illegale. Uno tra questi, forse il più importante, è quello dei giochi. Le ultime indagini restituiscono il dato che accanto ad una struttura lecita ce ne sia molto spesso un’altra totalmente illecita e illegale. Non si violano soltanto norme tributarie non pagando le tasse ma portano montagne di liquidità al crimine organizzato. Un possibile argine a questo fenomeno è la riduzione dell’uso del contante.”
“La mafia è un centro di potere, e se si viene a creare un vuoto è chiaro che questo immediatamente deve essere colmato, non parliamo di nuove famiglie Perchè è qui che si associano le scarcerazioni”. Agrigento come assetto mafioso è molto vicina a quella trapanese e gioco forza con quella palermitana.”