Chi è l’homo novus della politica agrigentina?
Intervista di Diego Romeo a Giovanni Civiltà Presidente del consiglio Comunale di Agrigento
Secondo lei, la città si sente rassicurata dopo aver votato ancora una volta centrodestra?
“L’area politica di centro-destra, che è maggioranza nel paese, a prescindere dai risultati delle ultime amministrative, ha sempre dimostrato grandi capacità di gestione del territorio quando questa è stata chiamata ad assumersi responsabilità di governo. Guidare una città medio grande come Agrigento, con problemi atavici irrisolti, ed un territorio che presenta una struttura urbanistica stellare, alternando uno schema geometrico e regolare, quello delle periferie che non hanno ancora raggiunto fisionomia e dignità urbana, ad uno schema parzialmente irregolare, come quello del centro storico, non è assolutamente semplice per chi è costretto a prendere decisioni riguardanti il miglioramento dei servizi e lo sviluppo della città dei templi.
La coalizione di centro-destra, quando questa è unita ed orfana di divisioni, con un profilo più moderato e liberale, rispetto a quello attuale tendente ad un profilo marcatamente populista e sovranista, ha sempre saputo affrontare in modo coerente le sfide della modernità, ed ha avuto la capacità di governare i processi di cambiamento. Ciò che manca al governo della città, privo di una visione programmatica, perché risulti credibile nella sua azione amministrativa è la forza delle idee di una politica, come quella berlusconiana, che conosce il territorio e che più di altri ha saputo interpretare nel paese la voglia di cambiamento.
La città si sente rassicurata, non dal centro destra, ma dall’impegno di una classe dirigente che dimostra continuamente particolare attenzione, come quella di Forza Italia, alle esigenze dei singoli territori.
Grandi sono le attenzioni dei componenti forzisti, del governo regionale, nei confronti della nostra città. L’assessore regionale agli Enti Locali, Marco Zambuto, vicino alle posizioni dell’onorevole Riccardo Gallo, ha stanziato due milioni di euro per opere di recupero e riqualificazione del centro storico di Agrigento; così anche l’assessorato alle infrastrutture, guidato da Marco Falcone, con il suo dipartimento regionale ha già affidato i lavori di ristrutturazione del porticciolo di San Leone, di Agrigento. Questi solo alcuni dei provvedimenti che hanno prodotto coloro che sono vicini alla gente e lontano dai palazzi”.
Non appoggiare politicamente la giunta Miccichè dopo averlo eletto, che significato ha prodotto?
“Forza Italia aveva condiviso, alle elezioni amministrative, assieme ad altre forze politiche del centro destra la candidatura dell’avvocato Marco Zambuto. La scelta non è stata apprezzata dagli agrigentini che hanno fatto ricadere, legittimamente, la loro scelta su un candidato percepito come il Mario, L’homo novus, della politica agrigentina. Su di lui, sul dott. Miccichè, persona perbene ed onesta, è ricaduta la nostra scelta al secondo turno del ballottaggio. Su quel candidato, quel centro-destra, si è ricompattato vincendo le elezioni sul sindaco uscente Calogero Firetto, reo di non aver creato nei cinque anni di governo un rapporto simbiotico con la città dei templi. Il contributo di Forza Italia è stato fondamentale nell’orientare le scelte elettorali della comunità agrigentina. La decisione di affrancarsi dall’esecutivo in carica, in cui l’assessore Scinda si è distinto per serietà e professionalità, è stata maturata dall’intero gruppo consiliare, ottimo il lavoro svolto dal capogruppo Simone Gramaglia e dal Presidente della commissione cultura Carmelo Cantone, che ha condiviso la separazione dal governo cittadino, perché poco coinvolto nei processi decisionali della città, con i suoi quadri dirigenti provinciali. Il lavoro dell’assessore Marco Zambuto, che mostra uno straordinario senso di attaccamento per la Città dei templi, è la dimostrazione che il candidato scelto dalla nostra compagine al primo turno delle elezioni amministrative, fosse l’uomo giusto per governare la Città dei templi”.
La Fondazione Teatro Pirandello è nelle mani di Fratelli d’Italia che si propongono una sfida di buon governo. In che modo l’opposizione potrà contribuire alla crescita culturale?
“Dopo quasi un mese dal voto d’aula del nuovo Statuto, approvato da una maggioranza risicata con la presentazione di ben 11 emendamenti tendenti a stravolgere la proposta iniziale, chi governa palazzo dei Giganti è riuscito a dare una nuova governance alla Fondazione Teatro Pirandello. La nomina è frutto di logiche spartitorie che ha visto coinvolti tutti i partiti che sostengono la maggioranza. Ci batteremo perché venga superata la lottizzazione della cultura. Pretendiamo che la città abbia ciò che merita. Un palcoscenico di respiro internazionale. Agrigento deve diventare sede di importanti manifestazioni teatrali. Il Pirandello non può essere teatro di provincia. Nel 1934, il più grande drammaturgo del ‘900 fu insignito del Nobel. Ed è a lui e alla sua memoria che la cultura agrigentina deve guardare”.
La città deve darvi atto per aver intrapreso, come presidente del consiglio, e riavviato l’iter per la cinquantennale “questione aeroporto”. Da rilevare che in merito c’è una legge da molti anni disattesa. A che punto siamo?
“Un paese diventa moderno se lo si infrastruttura. Molti dei collegamenti attuali sono datati al periodo borbonico. La provincia di Agrigento è la parte della Sicilia che negli anni ha pagato molto caro il disinteresse della classe politica regionale e nazionale. La nostra provincia ha un basso livello di accessibilità agli aeroporti, anche a causa di una insufficiente dotazione infrastrutturale aeroportuale rispetto ad altre regioni. Un aeroporto, struttura la cui realizzazione risulta più semplice e meno costosa di un’autostrada, nella nostra zona potrebbe sia migliorare l’accessibilità alle altre province, sia favorire nuovi flussi turistici incidendo sull’economia di un’area la cui unica ricchezza è il turismo. Bisogna però ancora superare le resistenze di quelle comunità che vedono l’aerostazione come un “esproprio” del proprio territorio, non comprendendo l’interesse generale ed il beneficio che ne può derivare per l’intera provincia”.
Consiglieri di maggioranza e di opposizione si sono rivolti al sindaco per ovviare al “cordiale abuso” di avere destinato metà piazza San Giacomo ai mezzi civili della Guardia di Finanza, con grave disagio per la privacy dei cittadini. Come ne usciamo?
“Il provvedimento amministrativo non ha tenuto conto di chi vi abita ed ha deciso di rimanervi, non ha tenuto conto delle esigenze dei residenti, denotando la mancanza di una visione più ampia, disincentivare l’utilizzo delle macchine ed investire nel trasporto alternativo. È un provvedimento fortemente restrittivo che avrebbe dovuto trovare prima della sua attuazione il confronto con chi vive in quelle aree”.