Mafia

Mafia e politica a Sciacca, condanne definitive per Nicosia e Dimino 

La vicenda è legata all’inchiesta “Passepartout”, l’indagine che ha fatto luce sulla cosca di Sciacca e sui rapporti con la politica e le famiglie mafiose americane

Pubblicato 12 mesi fa

Diventano definitive le condanna nei confronti di Accursio Dimino, considerato il nuovo capo della famiglia di Sciacca, e dell’ex assistente parlamentare Antonello Nicosia. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, seppur accogliendo in parte i ricorsi degli avvocati Salvatore Pennica e Rosanna Vella, ha confermato le condanne. La pena, per entrambi, subisce una lieve riduzione. Dimino è stato condannato a 17 anni (rispetto ai 18 anni e 8 mesi in Appello) mentre Nicosia a 13 anni di reclusione (rispetto ai 15 ricevuti in secondo grado). La vicenda è legata all’inchiesta “Passepartout”, l’indagine dei carabinieri del Ros che ha fatto luce sulla cosca di Sciacca e sui rapporti con la politica e le famiglie mafiose americane.

La figura principale dell’intera inchiesta è indubbiamente Antonello Nicosia. Pedagogista, esponente dei Radicali Italiani, noto per le sue battaglie in favore dei diritti dei detenuti, Nicosia era considerato un insospettabile. Le indagini lo descrissero invece come “pienamente inserito in Cosa nostra”. Parlava come un uomo d’onore, avrebbe progettato insieme a Dimino, danneggiamenti, estorsioni e omicidi. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Giusy Occhionero, ex deputata di Leu, poi passata a Italia Viva, incontrava boss detenuti, dava loro consigli, si accertava che non si pentissero e riferiva all’esterno i loro messaggi. Grazie al rapporto con la Occhionero, ad esempio, Nicosia ha incontrato boss detenuti al 41 bis come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro.

Emerso anche il ruolo di Accursio Dimino, considerato il nuovo capo della famiglia mafiosa di Sciacca. “Matiseddu”, questo il suo soprannome, è stato condannato due volte per associazione mafiosa. Nel 2010 la Dia gli ha sequestrato beni per oltre un milione. Nel 1996, è stato condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa, detenzione illecita di armi e danneggiamento. Prima di essere arrestato, la prima volta, nel 1993, insieme ai fratelli gestiva un’attività di commercio di prodotti ittici e faceva il docente di educazione fisica in diversi istituti scolastici statali. Scarcerato il 12 aprile 2004 e ritornato a Sciacca, Dimino, secondo gli inquirenti aveva ripreso i suoi contatti con i boss.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *