Mafia

“La mafia della Montagna”, la parola passa alle difese: processo-bis agli sgoccioli 

La maxi inchiesta “Montagna”, operazione dei carabinieri che nel 2018 decapitò l’omonimo mandamento

Pubblicato 3 settimane fa

È ripreso questa mattina, davanti i giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, il processo-bis nei confronti di quattro imputati coinvolti nella maxi inchiesta “Montagna”, operazione dei carabinieri che nel 2018 decapitò l’omonimo mandamento guidato dal boss di Santa Elisabetta Francesco Fragapane. Si tratta dei fratelli Gerlando e Stefano Valenti, di Favara; Daniele Fragapane, di Santa Elisabetta, e del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta. La parola, dopo le richieste avanzate nella scorsa udienza dal sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno (designata nuovo procuratore di Sciacca), è passata agli avvocati della difesa. A discutere sono stati i legali Giuseppe Barba e Giuliano Dominici che hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti “allineandosi” a quanto già sancito dalla sentenza della Cassazione. In sostanza – per la difesa – mancherebbero i presupposti per la configurazione dei reati contestati. A prendere la parola anche il legale del collaboratore di giustizia Quaranta.

La Cassazione due anni fa aveva annullato il verdetto di secondo grado disponendo un nuovo processo. La procura generale ha chiesto che ai fratelli Valenti, condannati a sei anni per concorso esterno, venga riconosciuta la piena partecipazione all’associazione mafiosa. Proprio nel precedente giudizio i giudici avevano riqualificato il reato da 416bis a quello meno afflittivo di concorso esterno. Per Daniele Fragapane, calciatore e cugino del boss Francesco, è stata chiesta la conferma della condanna a sei anni di reclusione per concorso esterno o – in subordine – il riconoscimento del reato di favoreggiamento personale aggravato. La procura generale, infine, ha chiesto alla Corte di rideterminare la pena nei confronti di Giuseppe Quaranta, il collaboratore di giustizia condannato per questi fatti a 7 anni e 6 mesi. Si torna in aula il 4 dicembre per la conclusione della aringhe difensive degli avvocati Raffaele Bonsignore e Salvino Mondello. 

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