“Estorsione mafiosa a Canicattì”, 24enne lascia il carcere e va ai domiciliari
Il giovane era stato arrestato lo scorso luglio nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza una estorsione aggravata dal metodo mafioso
Le esigenze cautelari si sono affievolite e il suo ruolo nella vicenda non sarebbe comunque di primo piano. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno disposto la sostituzione della misura cautelare in carcere – con quella meno afflittiva dei domiciliari con obbligo di braccialetto – nei confronti di Giovanni Turco, 24 anni, di Canicattì. Il giovane, difeso dall’avvocato Giacinto Paci, era stato arrestato lo scorso luglio nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza una estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il personaggio principale dell’inchiesta è Antonio Maira, 74 anni. Un altro soggetto coinvolto è invece Antonio La Marca, 34 anni, nipote di quest’ultimo. Turco, dunque, lascia il carcere e va ai domiciliari. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Agrigento e dal Commissariato di Canicattì sono iniziate ad Aprile dello scorso anno in seguito al danneggiamento seguìto da incendio che ha interessato la saracinesca di un magazzino nel territorio di Canicattì.
Tra gli episodi contestati anche una estorsione ai danni della proprietaria di un magazzino a Canicattì.Maira, paventando la sua appartenenza alla Stidda, avrebbe minacciato e costretto la signora a non affittare i suoi locali a soggetti che avevano intenzione di aprire una officina e che avrebbero potuto dunque creare concorrenza a La Marca, titolare della medesima attività commerciale. “Chi gli toglie il pane a mio nipote io gli tolgo la vita .. mi conosce a me? Sa chi sono io? Tuo figlio non ne deve affittare .. per soverchia..”.