Mafia

Un affare meno rischioso e più conveniente: le mani della mafia sull’agricoltura

Una singola transazione può valere mezzo milione di euro: un affare che Cosa Nostra e Stidda avevano fiutato da tempo

Pubblicato 4 anni fa

Il business della vendita di uva, che può fruttare fino a mezzo milione di euro per una singola transazione, è sicuramente un affare molto meno rischioso – e sicuramente più lucroso – rispetto al traffico di droga o all’imposizione del pizzo. E questo lo avevano capito le cosche del mandamento di Canicattì, in cui insistono le famiglie mafiose di Ravanusa, Canicattì e Campobello di Licata, che avevano selezionato sul mercato un proprio mediatore (“sensale”), cui tutti gli imprenditori della zona avrebbero dovuto rivolgersi per la commercializzazione dell’uva ed in generale dei prodotti ortofrutticoli. Quello delle mediazioni è un settore altamente remunerativo dove, per prassi nei territori agrigentini, al “sensale” spetta tra l’1 ed il 3% del valore complessivo delle singole transazioni, ciascuna delle quali ammontante, a volte, a centinaia di migliaia di euro. 

Un business che ancora oggi fa gola non soltanto a Cosa Nostra ma – come emerso dall’inchiesta Xidy della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – aveva attirato l’interesse anche della nuova Stidda di Palma di Montechiaro e Canicattì, pronta a sedersi al tavolo dei grandi affari. Duplice lo scopo delle due organizzazioni criminali: fare cassa attraverso un mercato legale e meno rischioso rispetto ad altre attività e presidiare il principale ambito commerciale ed economico dei territori ricadenti nella provincia agrigentina. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, per volere del capo del mandamento di Canicattì Lillo Di Caro, il lucroso business era gestito da un triumvirato composto da Luigi Boncori, Giancarlo Buggea ed il deliano Giuseppe Giuliana. Resta adesso da capire un altro aspetto della vicenda che è già oggetto di ulteriori investigazioni della Dda di Palermo: mediatori e imprenditori agricoli sono “vittime” del sistema oppure hanno approfittato di questi collegamenti con esponenti della criminalità organizzata per assicurarsi una posizione di vantaggio sul mercato agrigentino?

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