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Nelle rotte del narcotraffico internazionale c’è Villaseta, arrestato il boss Pietro Capraro (NOMI)

C’è anche il boss di Villaseta Pietro Capraro tra i 42 arrestati nella maxi operazione sul narcotraffico internazionale: tutti i nomi

Pubblicato 1 giorno fa



Che la famiglia mafiosa di Villaseta si fosse ritagliata uno spazio non indifferente nel settore degli stupefacenti era un dato già noto ed emerso dalle recenti operazioni eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento. Ma che il ruolo del clan potesse arrivare ai livelli più alti dello scacchiere nazionale era difficile da ipotizzare. Eppure, dopo i due blitz scattati tra dicembre e gennaio scorso, un altro elemento a supporto di questa tesi era arrivato dalla maxi operazione di Palermo con 181 arresti. In quel frangente, secondo quanto emerso, la cosca di Villaseta era diventata addirittura il principale fornitore di stupefacenti di alcuni storici mandamenti del capoluogo.

Oggi un nuovo, ulteriore tassello, giunge da Brescia dove la Polizia di Stato ha eseguito una maxi operazione che ha portato a 45 misure cautelari: 30 in carcere, 12 ai domiciliari e 3 obblighi di dimora. Sono emersi due gruppi accusati di associazione per delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti importate dal Sudamerica, dal Marocco e dall’Olanda e distribuite dalla provincia di Brescia su tutto il territorio nazionale. Tra i gruppi di riferimento di Cosa nostra, secondo le indagini, c’era proprio la famiglia mafiosa di Villaseta. Tra i quarantadue arrestati, infatti, c’è anche il boss della cosca agrigentino Pietro Capraro, già finito in manette negli scorsi mesi. Per il capomafia, in questa vicenda, sono stati disposti gli arresti domiciliari per aver acquistato 24 chili di cocaina e 36 chili di hashish da due narcos calabresi a capo dell’intera organizzazione in grado di acquistare droga dal Sudamerica e dal Nordafrica e smerciarla in tutta Italia: Antonio Pizzata, 37 anni, e Antonio Callipari, 32 anni, entrambi di San Luca.

GLI ARRESTATI

In carcere: Antony Fernando Benavides Delgado, Antonio Callipari, Patrizio Forniti, Gennaro Frontoso, Francesco Giorgi, Alfonso Mercurio, Pietro Muccini, Antonio Pimpinella, Antonio Pizzata, Giovanni Pizzata, Antonio Romeo, Giuseppe Romeo, Salvatore Romeo, Annibale Torchia, Angelo Vivenzi, Younes Asmoune, Dario Bovegno, Skerdi Bokoi, Rino Decaminada, Abdelhak El Janati, Mouchine El Janati, Reda Farrie, Francesco Licaj, Giuseppe Nirta, Maryis Paola Perez Salcedo, Enrico Recenti, Vincenzo Vivaldini. Ai domiciliari: Matteo Aitoro, Pietro Capraro, Gennaro Garganelli, Shkelzen Guzina, Antonio Maisto, Gjon Prela, Santino Russo, Alessandro Scelta. Obbligo di presentazione per: Vittorio Di Maio, Luigi Pollonini, Stefano Brandani, Fabiano Brandani, Roberta Renaldini, Laura Everoldi. Divieto di dimora per Giuseppe Lonati.

Nel complesso è stato contestato il traffico di circa 2.000 chili di cocaina, 1.500 chili di hashish e 700 chili di marijuana. Il primo gruppo criminale, che gravitava in particolare nella provincia di Brescia, avrebbe importato droga direttamente dai paesi produttori, nello specifico cocaina dalla Colombia – grazie all’intermediazione di una donna ritenuta collegata a soggetti del ‘clan del golfo’ – e hashish proveniente dal Marocco fatto transitare dalla Spagna, dove tra l’altro sarebbe scappato uno dei destinatari della misura cautelare, dichiarato latitante. Il secondo gruppo – del quale avrebbero fatto parte, oltre a cittadini albanesi, soggetti legati da vincoli di parentela con esponenti delle famiglie di ‘Ndrangheta Nirta e Strangio di San Luca – avrebbe incentrato la gestione del traffico internazionale nella provincia di Brescia e, in particolare, a Gussago, in Franciacorta. Lì sarebbe stato creato un vero e proprio quartier generale, adibito anche a sito di stoccaggio dello stupefacente proveniente dall’estero e destinato alla distribuzione su tutto il territorio nazionale. Lo stesso gruppo sarebbe risultato in stretti rapporti con esponenti di ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra, Stidda e Sacra Corona Unita, che avrebbero anche partecipato al sistema di distribuzione.

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