Mafia e appalti, i pm: “L’hub vaccinale di Sciacca costruito da impresa di Cosa nostra”
Un appalto di 110 mila euro affidato direttamente alla ditta del nipote del boss
La famiglia mafiosa di Sciacca si dava molto da fare. La nuova leadership del boss Domenico Friscia, che aveva preso il controllo della cosca dopo la morte dello storico capomafia Salvatore Di Gangi, aveva avuto una svolta decisamente imprenditoriale. Ne sono convinti i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Sergio Demontis, che hanno coordinato l’inchiesta culminata con i 7 arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza negli scorsi giorni.
Sono diversi gli appalti finiti nel mirino del clan: strade, manutenzioni straordinarie, un asilo nido a Menfi, la recinzione della famosa Scala dei Turchi. Per gli inquirenti la mente imprenditoriale era senza dubbio Giuseppe Marciante, nipote del boss Friscia, nonché titolare della Gsp Costruzioni. L’imprenditore, in qualità di esponente della famiglia mafiosa di Sciacca, avrebbe avuto la qualità di accrescere il potere di Cosa nostra acquisendo commesse lavorative attraverso il ricorso a metodi corruttivi. Ed è questa la vicenda in particolare che vede coinvolto anche Maurizio Costa, 64 anni, dirigente della Protezione civile Regionale per la provincia di Agrigento, arrestato anche lui nel corso del blitz. Il tutto verte su un appalto di 110 mila euro, indetto proprio dalla Protezione Civile, per l’intervento di somma urgenza per l’allestimento del centro vaccinazione nel comune di Sciacca. Per gli inquirenti il dirigente Costa avrebbe affidato direttamente l’appalto all’azienda di Marciante, in assenza di requisiti, in cambio di utilità consistite nell’esecuzione di lavori gratuiti presso un’abitazione a Sciacca nella disponibilità del dirigente.