La mafia di Villaseta, il custode delle armi del clan resta in carcere
In un casolare dell'operatore ecologico sono state rinvenute pistole, una bomba a mano, una mitragliatrice e diverse munizioni
Il tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso avanzato dalla difesa di Alessandro Mandracchia, 48 anni, l’operatore ecologico agrigentino accusato di essere il custode dell’arsenale del clan mafioso di Villaseta. I giudici del tribunale della Libertà hanno confermato il provvedimento del gip Iacopo Mazzullo disponendo la custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato.
Mandracchia era stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Agrigento, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Bulla, due giorni dopo il blitz che aveva smantellato le cosche di Villaseta e Porto Empedocle. In un casolare in contrada Fondacazzo, riconducibile all’operatore ecologico, sono state ritrovate le armi del clan agrigentino: pistole, una bomba a mano, una mitragliatrice e anche una penna-pistola oltre a varie munizioni. Mandracchia, difeso dall’avvocato Teresa Alba Raguccia, si è sempre difeso affermando di non sapere nulla di quelle armi. L’uomo è accusato di detenzione di armi comuni e da guerra e di ricettazione.