La mafia di Campofranco e l’estorsione alla ditta di Licata: “Si deve presentare come un cornuto”
Tra le estorsioni messe a segno dalla mafia di Campofranco vi è anche quella ai danni di un quarantaduenne titolare di un’impresa edile di Licata
Tra le estorsioni messe a segno dalla famiglia mafiosa di Campofranco vi è anche quella ai danni di un imprenditore edile di Licata impegnato in alcuni lavori di ristrutturazioni con il Superbonus 110%. È quanto emerge dalle carte della delicata inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed eseguita dai carabinieri, culminata questa mattina con l’arresto di nove persone. A firmare il provvedimento è il giudice per le indagini preliminari, David Salvucci. https://www.grandangoloagrigento.it/apertura/la-mafia-di-campofranco-e-i-rapporti-con-le-cosche-agrigentine-9-arresti
Quattro le tentate estorsioni, tre quelle invece andate a buon fine. Tra queste, come detto, vi è quella ai danni di un quarantaduenne titolare di un’impresa edile di Licata. Secondo quanto emerso dalle indagini l’imprenditore avrebbe pagato la somma di 1.500 euro, peraltro ritenuto un anticipo di una più ampia richiesta, alla famiglia mafiosa di Campofranco. Il protagonista assoluto di questa vicenda è Claudio Rino Di Leo, inteso “Spatuzza”, ritenuto il braccio destro del boss Angelo Schillaci. Di Leo, attraverso un altro costruttore, avvicina l’imprenditore di Licata. Il primo contatto avviene nell’estate 2023 e viene concordato un incontro che però salta all’ultimo momento. Di Leo, nel cui cellulare è stato installato un virus, commenta con un altro sodale le fasi preparatorie dell’estorsione: “Te lo immagini …già questo domani che noi altri dobbiamo mangiare mi ha dato cinquemila euro lo bacio in bocca con la lingua pure..”
L’incontro però non si concretizza, l’imprenditore sembrerebbe prendere tempo non rispondendo alle chiamate e Di Leo, evidentemente alterato, manifesta tutto il disappunto parlando con un altro soggetto: “Non è venuto manco ieri? Minchia sei folle?” Mi ha chiamato, gli ho fatto un messaggio …gli ho detto “Ma dimmi una una cosa…mi . hai fatto…mi hai fatto prendere un sacco di impegni, mi hai fatto…gli impegni , non hai avuto manco la cortesia di chiamare per … e non mi ha risposto. Ho preso il messaggio e l’ho girato …ho preso il messaggio, gli ho fatto lo screenshot e l’ho mandato a quello che mi ha detto …”ma che minchia di serietà…” lui mi ha chiamato mi ha fatto la video chiama ta, mi ha detto “Cla’ dice “niente, lasciagliela ficcare in c…, mi devi scusare” dice “a me lo ha presentato un amico di Licata” .. Ora sto scendendo là gli dico a quello gli facevo il suo nome quando si presentano .. però si deve presentare come un cornuto e non mi devi dire cose . . . (inc) gli ho detto per. ..dice …ti chiamo domani se non hai impegni”.
L’imprenditore, dopo che non si era presentato a due appuntamenti, chiama Di Leo il 28 luglio ma quest’ultimo è adirato: “Avanti che mi devi dire…? io non sono abituato così…io sono di quelli… …puntiglioso …puntiglioso e serio! se gli dico ad uno che devo andare da una parte…io…ci…arrivo dieci minuti prima, se ho un impegno…lo chiamo e gli dico Scusami…mi dispiace, ritardo dieci minuti”. L’estorsione, secondo quanto ipotizzato dall’inchiesta, si concretizza il 7 agosto 2023. Di Leo e l’imprenditore di Licata si incontrano in un bar a Campofranco. Poco dopo lo spyware insalata sul cellulare di Di Leo registra il contare dei soldi di quest’ultimo fino a 1.500 euro.”
Il gip Salvucci scrive nel provvedimento: “E non sbaglia il pubblico ministero a ritenere come la somma consegnata dal (imprenditore) il 7.8.2023 fosse un mero anticipo di quella più consistente che la predetta persona offesa avrebbe dovuto corrispondere una volta ottenuto il pagamento dei lavori che aveva effettuato per — proprio come Di Leo Claudio Rino rappresenta a Schillaci Calogero il 9.8.2023, appena due giorni dopo avere ricevuto il pagamento di quella che a tutti gli effetti pare essere la prima tranches e come è dato evincere dai contatti con la vittima successivi a quel pagamento, nei quali non a caso il Di Leo si preoccupa di conoscere come fosse andata a finire col —- ed addirittura si propone di spendere il proprio peso criminale per indurre quest’ultimo ad onorare gli impegni contrattuali dallo stesso assunti con l’imprenditore.”