La competizione per la guida del clan tra Friscia e Maniscalco: “Si è appattato con quelli di Ribera”
All'indomani della morte del boss Di Gangi si registrano fibrillazioni e in tanti si chiedono chi sarà a comandare a Sciacca
La morte dello storico boss Totò Di Gangi, travolto da un treno il 29 novembre 2021 poco dopo essere uscito dal carcere, aveva lasciato un evidente vuoto di potere a Sciacca. Uno spazio che in tanti reclamavano. A partire da Accursio Dimino, alias “Matiseddu”, storico uomo d’onore della locale famiglia. La sua ascesa è stata però interrotta sul nascere con l’ennesimo arresto nell’operazione Passepartout, l’indagine che ha coinvolto anche l’ex collaboratore parlamentare Antonello Nicosia. Ed è proprio dalle ceneri di questa attività investigativa che nasce l’odierna inchiesta culminata con il blitz della Guardia di Finanza negli scorsi giorni. Con la “caduta” di Dimino e la morte del boss Di Gangi si sono così fatti avanti altri due “pretendenti al trono”.
Si tratta di Domenico Friscia, 61 anni, e Domenico Maniscalco, 58 anni. Il primo è uno storico uomo d’onore di Sciacca, già arrestato nel 2003 nell’operazione “Itaca” e nuovamente coinvolto in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Bucceri nell’inchiesta “Opuntia”; il secondo, invece, era il braccio destro di Di Gangi che definiva “un padre”. Imprenditore, incensurato, viene arrestato (e poi assolto) nella maxi operazione “Montagna”. Gli inquirenti nel 2016 lo filmano mentre partecipa ad un summit di Cosa nostra con esponenti mafiosi di mezza Sicilia al “Pigno d’Oro” di Catania. Secondo l’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, vi erano fibrillazioni all’interno della famiglia di Sciacca ancora prima della morte del boss Di Gangi, ormai anziano, con problemi di salute e detenuto.