Mafia

Il mandamento mafioso di Lucca Sicula-Ribera, chiesti 9 rinvii a giudizio 

L’inchiesta svelò non soltanto le dinamiche interne alle cosche ma anche i tentativi di infiltrazione nelle amministrazioni locali

Pubblicato 3 settimane fa



La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di nove persone coinvolte nell’inchiesta sul mandamento mafioso di Lucca Sicula-Ribera. Ad un anno dall’operazione dei carabinieri, che ha fatto luce sul ritorno alla guida del mandamento del boss Salvatore Imbornone, la Dda chiede il processo per vertici e gregari anche delle famiglie mafiose di Burgio, Villafranca Sicula e Favara. Il provvedimento è firmato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Alessia Sinatra

La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 28 novembre davanti il giudice Ivana Vassallo. Nove, dunque, gli imputati: si tratta di Salvatore Imbornone, 64 anni, di Lucca Sicula, considerato il capo dell’intero mandamento; Giovanni Derelitto, 74 anni, di Burgio, ritenuto il capo della locale famiglia; Francesco Caramazza, 51 anni, di Favara; Antonino Perricone, 53 anni, di Villafranca Sicula; Alberto Provenzano, 59 anni, di Burgio; Giuseppe Maurello, 54 anni, di Lucca Sicula; Giacomo Bacino, 60 anni di Burgio; Nicolò Riggio, 58 anni di Burgio; Gabriele Mirabella, 38 anni, consigliere comunale di Lucca Sicula. 

A Imbornone (difeso dagli avvocati Giovanni Vaccaro e Vincenzo Castellano) e Derelitto (difeso dall’avvocato Vincenzo Castellano) viene contestato il ruolo di promotori e organizzatori dell’associazione mafiosa, il primo in qualità di capomandamento mentre il secondo come capo della famiglia di Burgio. L’ccusa di associazione a delinquere di stampo mafioso viene mossa anche ad altri cinque imputati: Francesco Caramazza (difeso dall’avvocato Salvatore Virgone), in qualità di membro della cosca di Favara; Alberto Provenzano (difeso dall’avvocato Vincenzo Giambruno), della famiglia di Burgio, ritenuto braccio destro del boss Derelitto; Nicolò Riggio (difeso dagli avvocati Giovanni Morgante e Domenico Cicchirillo), della clan di Burgio; Antonino Perricone (difeso dagli avvocati Giovanni Vaccaro e Luca Cianferoni), ritenuto membro della famiglia di Villafranca Sicula e Giuseppe Maurello (difeso dall’avvocato Giovanni Vaccaro), considerato un affiliato del clan di Lucca Sicula

Ad altri due imputati viene contestato il reato di favoreggiamento personale con l’aggravante di aver agevolato Cosa nostra: si tratta del consigliere comunale di Lucca Sicula Gabriele Mirabella (difeso dagli avvocati Vincenzo Castellano e Teo Calderone) e di Giacomo Bacino (difeso dall’avvocato Nicasio Genova). Per entrambi l’accusa è quella di aver consentito ai membri del clan di eludere le investigazioni e favorito lo svolgimento di incontri e riunioni. 

L’operazione, eseguita dai carabinieri lo scorso anno, fece luce sul riassetto del mandamento di Lucca Sicula guidato dal boss Salvatore Imbornone e sulle famiglie mafiose di Burgio e Villafranca Sicula. L’inchiesta svelò non soltanto le dinamiche interne alle cosche ma anche i tentativi di infiltrazione nelle amministrazioni locali e il tentativo di inquinamento delle elezioni a Villafranca. Il sindaco del paese, il farmacista Gaetano Bruccoleri, venne raggiunto per questo da avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso. L’indagine, sviluppatasi tra l’aprile 2021 e luglio 2023, nasce in seguito all’omicidio di Vincenzo Corvo, 52enne ucciso a fucilate nell’aprile 2020 a Lucca Sicula. L’attività investigativa, pur non individuando al momento gli autori del delitto, ha permesso di  evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali.

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