Voto di scambio, Cassazione: “Riesame motivi arresto del sindaco di Paternò”
Lo scrivono i giudici della sesta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni con cui hanno annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame
“La generica e indeterminata promessa da parte dell’esponente politico ‘di interessarsi’ all’assunzione di lavoratori, direttamente evocata dal Tribunale in alcuni punti dell’ordinanza impugnata, non può integrare la promessa di altra utilità” previsto nella contestazione del voto di scambio politico-mafioso. Lo scrivono i giudici della sesta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni con cui hanno annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame che, il 30 settembre 2024, aveva accolto l’appello della procura di Catania e disposto gli domiciliari per il primo cittadino indagato nell’inchiesta Athena per voto di scambio politico-mafioso.
L’inchiesta si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò, coordinate dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, e avrebbe fatto emergere gli interessi del clan Morabito sulle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa e un presunto voto di scambio. E sul “momento dell’effettiva stipulazione del patto politico elettorale e al suo contenuto”, la suprema Corte sottolinea come per il Tribunale etneo ‘il patto’ non “non si sarebbe formalizzato in un unico momento preciso, ma dall’aprile 2021 al giugno 2022”. Sarebbero state riportate “intercettazioni ritenute indizianti”, ma senza una “compiuta definizione dell’accordo”.
Secondo la Cassazione, inoltre, il Tribunale del riesame “non ha motivato in ordine alle specifiche censure mosse dai difensori nelle memorie e non si sono confrontati con le dichiarazioni di Nino Naso nell’interrogatorio reso all’esito delle indagini preliminari”. Per la Suprema Corte “l’omessa valutazione di memorie difensive non determina la nullità, ma può influire sulla congruità e correttezza logico-giuridica della decisione”. “Alla luce di questi rilievi – conclude la Corte di Cassazione – l’ordinanza impugnata deve essere annullata e deve essere disposto il rinvio per un nuovo giudizio sul punto al Tribunale di Catania che dovrà nuovamente motivare sull’appello proposto dal Pubblico ministero, uniformandosi ai principi stabiliti da questa Suprema Corte”.