“Nessuno la visita per cinque ore e muore a 26 anni nell’hotspot”, chiesto processo per medico
Una morte che, secondo i consulenti del pubblico ministero, poteva e doveva essere evitata
Il sostituto procuratore della Repubblica, Gaspare Bentivegna, ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio a carico di un trentacinquenne medico in servizio al poliambulatorio di Lampedusa per il reato di omicidio colposo. La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 18 settembre davanti il gup del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo. L’imputato è difeso dall’avvocato Salvatore Bonnì mentre il marito della vittima è rappresentato dagli avvocati Leonardo Marino e Angelo Farruggia. La vicenda è legata alla morte di Fatoumata Bamba, ventiseienne della Costa d’Avoria spirata per una embolia polmonare il 18 febbraio dello scorso anno nell’ambulatorio dell’hotspot di Lampedusa poche ore dopo essere arrivata sull’isola con un barchino insieme al marito. Una morte che, secondo i consulenti del pubblico ministero, poteva e doveva essere evitata.
Il calvario di Fatoumata Bamba, madre di due bimbi, comincia proprio nell’infermeria dell’hotspot dopo essere stata dimessa dall’ambulatorio di Lampedusa. La donna, stremata dal viaggio in mare, viene descritta dal medico di turno come “affaticata e con un lieve affanno”. Sono le 14 del pomeriggio del 18 febbraio 2023. Per cinque ore, si legge nella consulenza redatta dallo specialista in medicina legale Alberto Alongi, dallo specialista in anatomia patologica, Emiliano Maresti, e dallo specialista in cardiologia Pietro Di Pasquale, il medico “nonostante fosse in presenza di un’allarmante e perdurante sintomatologia respiratoria, dovuta all’embolia polmonare in corso, si limitò ad osservare la paziente senza eseguire alcun tipo di accertamento, neppure la più essenziale rilevazione dei parametri vitali o un esame obiettivo.” La donna morì alle 20.
Per i consulenti del pm “la paziente, dopo un’iniziale valutazione, andava tempestivamente inviata presso al poliambulatorio al fine di garantire l’esecuzione delle consulenze specialistiche disponibili e degli accertamenti strumentali necessari per evidenziare il problema embolico” – ma soprattutto – “si può ritenere che una condotta alternativa da parte del medico avrebbe, con elevata probabilità, scongiurato il decesso.”