Mafia e scommesse a Licata, sospesi termini custodia cautelare per Corvitto
Ritenuto il personaggio chiave dell’inchiesta ‘Breaking bet’ che avrebbe sgominato un giro di giochi illegali per favorire le famiglie mafiose di Licata e Campobello
I giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, hanno sospeso i termini di custodia cautelare nei confronti di Vincenzo Corvitto, 51 anni, ritenuto il personaggio chiave dell’inchiesta ‘Breaking bet’ che avrebbe sgominato un giro di giochi illegali per favorire le famiglie mafiose di Licata, Campobello di Licata e Campobello di Mazara. Il provvedimento è dovuto alla particolare complessità delle operazioni di trascrizione delle intercettazioni, motivo per il quale si è deciso di sospendere i termini di custodia.
Corvitto e’ accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: la Dda, in particolare, gli contesta di avere messo a disposizione di Cosa nostra i posti di lavoro delle sue aziende per avere, in cambio, il sostegno necessario per estendere le sue attivita’ fino a operare in regime di monopolio. In questo modo, sostiene l’accusa, avrebbe contribuito al rafforzamento delle cosche dell’Agrigentino e del Trapanese, territori dove operava. Sotto accusa pure: Antonio Cardella, 34 anni, di Licata; Antonino Damanti, 41 anni, di Licata; Angelo Di Marco, 47 anni, di Licata; Salvatore Morello, 40 anni, di Licata; Sergio Cantavenera, 47 anni, di Licata; Salvatore Maria Giglia, 62 anni, di Campobello di Licata; Salvatore Pira, 53 anni, di Licata; Angelica Gentile, 53 anni, di Licata e Carmelo Savarino, 56 anni, di Campobello di Licata.
Allo stesso Corvitto, che avrebbe avuto il ruolo di “capo promotore”, oltre che a Cantavenera, Cardella, Damanti, De Marco e Morello si contesta l’associazione a delinquere per avere gestito un vasto giro di scommesse illegali attraverso l’utilizzo indebito di piattaforme internet straniere. Le altre accuse sono relative alla distribuzione di macchinette per scommesse prive di autorizzazioni statali e all’avere intestato a Savarino e Gentile, quali prestanome, una copisteria con la finalita’ di aggirare il sequestro.