Giudiziaria

L’omicidio Di Falco e la sparatoria in concessionaria, chiesti tre rinvii a giudizio 

In tre rischiano il processo per la sparatoria avvenuta nella concessionaria "AutoXPassione" culminata con l'omicidio del palmese Roberto Di Falco

Pubblicato 2 giorni fa

Omicidio per errore, tentato omicidio e porto illegale di arma in luogo pubblico. La procura di Agrigento ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti delle tre persone coinvolte nella sparatoria avvenuta lo scorso febbraio nella concessionaria “AutoxPassione” al Villaggio Mosè, una spedizione punitiva culminata nel sangue con la morte del trentottenne di Palma di Montechiaro Roberto Di Falco. La richiesta, firmata dal pm Gaspare Bentivegna lo scorso 14 novembre, dovrà adesso passare al vaglio del giudice Giuseppa Zampino. La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 17 dicembre.

Tre gli imputati: Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima (difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanni Castronovo); Domenico Avanzato, 36 anni (difeso dagli avvocati Giuseppe Barba e Antonio Ragusa), e Calogero Zarbo, 41 anni (difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri), tutti di Palma di Montechiaro. Sette, invece, le persone offese indicate: tutti i familiari di Di Falco – compreso Angelo, a cui viene contestato l’omicidio “per errore” del fratello – ma anche il figlio del titolare della concessionaria. Quest’ultimo, inizialmente indicato come parte offesa, non compare nella lista alla luce della fattispecie di reato (omicidio per errore) contestata. Negli scorsi giorni Grandangolo ha raccontato in esclusiva l’ultimo colpo di scena nella delicata inchiesta: il ritrovamento di una pistola semiautomatica calibro 9 con matricola abrasa ritenuta l’arma del delitto. Zarbo, infatti, ha reso parziali dichiarazioni al pubblico ministero indicando il luogo esatto in cui era nascosta la pistola. Il 41enne, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, ha ottenuto i domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico così come disposto dal gip Giuseppe Miceli. L’arma sarà sottoposta ad accertamenti il prossimo 26 novembre presso i laboratori della polizia scientifica di Catania.

Una vicenda complicata così come il suo iter giudiziario. Ai tre – Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima; Domenico Avanzato, 36 anni, e Calogero Zarbo, 41 anni – vengono contestati gravi reati: tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e soprattutto una particolare fattispecie di omicidio, quello “per errore”. I fatti sono noti e così ricostruiti. Lo scorso 23 febbraio quattro palmesi compiono quella che gli inquirenti ritengono una spedizione punitiva nei confronti di Lillo Zambuto, titolare della concessionaria “AutoXPassione” al Villaggio Mosè. Alla base della “punizione” impartita al rivenditore di auto, aggredito nel piazzale della concessionaria, il pagamento di un’auto con un assegno risultato poi scoperto. Durante quei concitati momenti, ripresi in gran parte dalle telecamere, viene estratta una pistola da cui parte un colpo che ferisce mortalmente proprio Roberto Di Falco. Per la Procura di Agrigento a premere il grilletto è stata la stessa vittima dopo che Zambuto, come dichiarato dallo stesso, era riuscito con una mossa imparata durante il servizio militare a girare la canna dell’arma verso il suo aggressore.

Il tribunale del Riesame, accogliendo parzialmente il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo, Santo Lucia, Antonino Ragusa, Antonio Impellizzeri e Giuseppe Barba, ha annullato questa specifica contestazione: pur condividendo pienamente la ricostruzione storica degli avvenimenti, ritiene sostanzialmente inidonea la formulazione del capo di imputazione e, in particolare, la sussistenza della fattispecie di omicidio per errore. Una valutazione che riguarda più la forma che il merito. La procura di Agrigento, tre mesi fa, ha chiuso le indagini insistendo sulla tesi originaria: fu un omicidio per errore. Adesso è arrivata anche la richiesta di rinvio a giudizio.  

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