Giudiziaria

Inchiesta antidroga Vallone, 7 condanne: favarese scarcerato dopo riduzione della pena 

L’uomo, inizialmente finito ai domiciliari, torna così in libertà dopo un anno e mezzo di detenzione

Pubblicato 8 ore fa

Si chiude con sette condanne, alcune delle quali notevolmente ridotte, il secondo capitolo giudiziario relativo all’inchiesta antidroga “Vallone”, l’operazione che portò alla luce una organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti con epicentro a Mussomeli e diramazioni anche in provincia di Agrigento. La sentenza emessa dalla prima sezione penale della Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta dal giudice Roberta Serio, è dello scorso giugno ma il dispositivo è stato depositato soltanto a settembre in considerazione del notevole carico di lavoro. 

Sette le condanne: 8 anni di reclusione per Antonio Maniscalco, 51 anni, di Caltanissetta; 6 anni e 3 mesi di reclusione per Federico Lo Manto, 47 anni, di Mussomeli; 4 anni, 3 mesi e 23 giorni di reclusione per Giuseppe Calogero Malta, 49 anni, di San Cataldo; 2 anni, 2 mesi e dieci giorni di reclusione per Antonella Alotta, 34 anni, di Mussomeli; 4 anni di reclusione con revoca dell’interdizione dai pubblici uffici per Luca Calogero Lauricella, 61 anni, di Favara; 1 anno e 8 mesi di reclusione per Calogero Grimaldi, 32 anni, di Casteltermini; 7 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione per Gino Gueli, 35 anni, di Catania. La Corte di Appello di Caltanissetta, alla luce anche della riduzione della pena, ha disposto la scarcerazione di Calogero Luca Lauricella, 61 anni, di Favara, difeso dagli avvocati Giuseppe Barba e Danilo Tipo. L’uomo, inizialmente finito ai domiciliari, torna così in libertà dopo un anno e mezzo di detenzione. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Pietro Sorce, Antonino Impellizzeri, Massimo Scozzari, Salvatore Pappalardo, Gesua Nugara e Sergio Iacona.

L’intera inchiesta nasce dalle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Mussomeli tra ottobre 2019 e giugno 2020. L’attività dei carabinieri prende spunto dalle risultanze investigative del R.O.S., che nell’indagine “Gallodoro” aveva concentrato la propria attenzione sulla figura di Claudio Rino Di Leo, anche per reati in materia di stupefacenti. Le prime indagini si concentravano su tre soggetti (Angelo Favata, Gianluca La Mattina e Giuseppe Malta), vicini al Di Leo, che si riteneva fossero operativi nel traffico di sostanze stupefacenti nella zona del Vallone, anche in conseguenza del vuoto venutosi a creare con la precedente operazione di polizia. Ben presto dalle indagini emergeva il ruolo di primo piano di altri due soggetti, Antonio Maniscalco (già segnalato dal R.O.S. nell’ambito della precedente indagine e rispetto al quale risultava provato che in più occasioni avesse acquistato stupefacente dal Claudio Rino Di Leo che lo teneva molto in considerazione) e Federico Lo Manto, uomo ritenuto di assoluta fiducia del primo.

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