Giudiziaria

Il matrimonio di Iachino Amico e la “particolare” lista di invitati: “Con l’elicottero devono venire..”

È il 31 gennaio 2021. A parlare, intercettato in auto con la fidanzata ed il suocero, è Gioacchino Amico, 39 anni, di Canicattì

Pubblicato 1 anno fa

“Minchia napoletana, calabrese, siciliana è. Che minchia devo fare di più di questo! Per davvero con l’elicottero devono venire questa giornata! E se vengono con il drone.. che minchia vogliono.. mi sto sposando!”. È il 31 gennaio 2021. A parlare, intercettato in auto con la fidanzata ed il suocero, è Gioacchino Amico, 39 anni, di Canicattì. Amico è stato arrestato due giorni fa insieme ad altre dieci persone nell’operazione Hydra, l’inchiesta della procura di Milano che ipotizza una confederazione di organizzazioni criminali – cosa nostra, ndrangheta e camorra – operante in Lombardia. Per gli inquirenti milanesi, guidati dal procuratore agrigentino Marcello Viola, Amico ne aveva fatta di strada. Dalle truffe alle assicurazioni in provincia di Agrigento era diventato – secondo l’ipotesi dei magistrati – uno dei vertici dell’organizzazione criminale. Viene considerato un uomo del clan Senese, la famiglia camorristica guidata da “Michele o pazz”. 

Una tesi che però non è stata accolta dal gip del tribunale di Milano che ha sì firmato l’ordinanza di custodia in carcere per Amico ma soltanto per reati di droga e non per mafia. Il giudice ha smontato l’intero costrutto dell’accusa, rigettando oltre 140 richieste di misura cautelare, sconfessando la presenza di una “super cosa” in Lombardia. Per la procura di Milano, invece, Amico era un pezzo grosso e, in oltre duemila pagine di ordinanza in cui il suo nome compare frequentemente, vi è un passaggio (tra i tanti) che testimonierebbe il raggiungimento di un elevato livello criminale. Il suo matrimonio. 

Le forze dell’ordine intercettano una conversazione in auto tra il canicattinese, la sua futura moglie e il suocero. È il 31 gennaio 2021 e le nozze, previste per il settembre successivo, incombono. Bisogna dare le partecipazioni. La lista degli invitati è quantomeno particolare. Ed è lo stesso Amico, insieme alla compagna e al suocero, a commentare. Ci sono i Pizzata di San Luca (cosca di ndrangheta): “Ma che ci posso fare io? Che ci posso fare io, che noi Sanlucoti, mio compare Peppe di San Luca”. Ci sono i Senese, clan camorristico di Afragola guidati da Michele O’pazz e dal figlio Vincenzo: “Quelli di Roma non vengono? – E certo che vengono! Davvero con l’elicottero devono venire questa giornata!”. C’è Antonio Romeo, nipote di Sebastiano “U staccu” Romeo, storico capo dell’omonima ndrina e parente di Giuseppe Giorgia alias “capra”: “Quello che hanno preso latitante, quello che era parente della “pecora”, quello che era reggente di “gambazza”.. che ci posso fare io! Se è mio compare, lavoriamo insieme!”. C’è anche Enrico Nicoletti, nipote dell’omonimo nonno un tempo cassiere della famigerata Banda della Magliana:A sto piccolino qua l’ho cresciuto io.. lo conosci questo in fotografia? Quello che è morto ora.. il cassiere della banda della Magliana.. questo è il nipote.. Righetto.. ha preso il suo nome.. L’ho cresciuto io il pupo a Roma.. lo posso non invitare? Gioia mia! Amore mio! Il Cassiere della Banda della Magliana! Amuni! …Era lui! Amunì! ….. Che è morto ora quando gli hanno fatto tutti quei funerali? Che devo fare se li ho cresciuti… cioè… con suo padre! Tieni qua! Che ci posso fare io! La vedi la foto… lui! Che ci posso fare!”. Ci sono anche Giuseppe e Stefano Fidanzati, rispettivamente figlio e fratello di don “Tanino” Fidanzati, già a capo della famiglia mafiosa dell’Acquasanta e di Arenella di Palermo: “Ma zi Ninni lo stesso! Il padre di Acquasanta!Ninni! Lo zio Stefano! il fratello di Arenella, il fratello di Acquasanta la buonanima!”. I Virga, dell’omonima famiglia mafiosa di Castelevetrano: “Tutti quelli di Castelvetrano.. ora.. i Virga.. quelli di là, quelli che sono con loro..”. C’è anche Antonio Messina, detto l’avvocato, legato all’ex superlatitante Matteo Messina Denaro: “E.. parlando del latitante.. Antonio Messina.. che dobbiamo fare?”. I “napoletani” collegati a Giancarlo Vestiti: “Un bordello ci sarà.. la famiglia di Giancarlo che dici no? Quelli di Secondigliano, quelli di Torre Annunziata! E qua siamo.. lì un miscuglio, c’è un bordello!”. Infineil rappresentante della locale di Legnano-Lonate Pozzolo nella persona di Massimo Rosi: “Massimo è un altro.. un altro elemento di questi..”

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *