Il massacro di Naro, “scontro” di perizie sulla capacità di intendere e volere di Nedelkov
Il 26enne è accusato del duplice femminicidio di Maria Rus e Delia Zerniscu, brutalmente uccise lo scorso 5 gennaio nel centro storico di Naro
Per il consulente nominato dalla Corte di assise l’imputato è capace di intendere e volere mentre per quello della difesa no a causa di un disturbo della personalità e della sua tossicodipendenza. È “battaglia” tra periti quella sulla capacità di intendere e volere di Omar Edgar Nedelkov, 26 anni, ritenuto l’autore del duplice femminicidio di Maria Rus e Delia Zerniscu, brutalmente uccise lo scorso 5 gennaio nel centro storico di Naro. Per lo psichiatra Maurizio Marguglio, scelto dalla Corte di assise di Agrigento per accertare le condizioni psichiche del giovane al momento dei fatti, Nedelkov non ha alcun vizio di mente. Di parere opposto è lo psichiatra Nicolò Scaturro, nominato dall’avvocato Diego Giarratana. Per lo specialista, infatti, le capacità del ventiseienne sarebbero state condizionate sia dalla pesante assunzione di droghe prima del duplice omicidio ma anche da un forte disturbo della personalità.
La capacità di intendere e volere dell’imputato è uno snodo cruciale per il processo. Nedelkov è accusato di duplice omicidio aggravato anche dalla crudeltà. La Corte di assise, presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, ha rinviato al prossimo 4 aprile per la requisitoria del pm Elettra Consoli. I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Calogero Meli, Giovanni Salvaggio, mentre l’associazione “Insieme a Marianna” è rappresentata dall’avvocato Giorgia Parisi. Nedelkov è accusato degli omicidi di Maria Russ, 54 anni, e Delia Zarniscu, 58 anni.
Il cadavere della prima è stato rinvenuto quasi completamente carbonizzato nel soggiorno della sua abitazione in vicolo Avenia. La seconda vittima, invece, è stata ritrovata poco più avanti in un lago di sangue nel suo appartamento in via Vinci. Evidenti i segni di colluttazione così come chiare le ferite da arma da taglio. Il duplice omicidio, secondo quanto ricostruito, sarebbe maturato in un contesto di degrado e scaturito da un episodio accaduto durante un festino ad alto tasso alcolico. I sospetti su Nedelkov si sono palesati fin da subito. Il ventiseienne, secondo le indagini del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Agrigento, sarebbe stato il primo a chiamare i soccorsi dopo gli omicidi salvo poi utilizzare il cellulare di una delle vittime. Le immagini delle telecamere di sicurezza lo immortalano sui luoghi del delitto. La testimonianza dell’amico, con cui aveva trascorso la serata insieme a casa di una delle due vittime e con cui aveva avuto anche una colluttazione, è chiara e densa di riscontri. Gli investigatori così si presentano alle nove del mattino nell’abitazione del venticinquenne e nella sua stanza trovano delle scarpe bianche intrise di sangue, compatibili con le impronte rivenute sul luogo del delitto; jeans, camicia e un asciugamano sporchi di sangue. Contestualmente gli investigatori interrogano l’ex fidanzata dell’indagato e il titolare di un bar del paese in cui Nedelcov aveva dichiarato di essersi recato. La prima, dopo iniziali titubanze, ha confermato di aver ricevuto la chiamata del ventiquattrenne che le aveva intimato di mentire ai carabinieri. Il secondo ha smentito categoricamente la presenza al bar dell’indagato. Per gli inquirenti, come detto, il movente è di natura sessuale. Secondo il racconto del testimone presente alla cena, Nedelcov sarebbe stato cacciato da Delia dopo alcune avance. Poi si sarebbe recato a casa di Maria.