Giudiziaria

Estorsioni mafiose a Licata, chiesto processo per Stracuzzi ma l’imprenditore è latitante

Chiesto il processo per Stracuzzi, la compagna e un favarese ma l’imprenditore licatese è latitante dallo scorso 8 maggio

Pubblicato 3 mesi fa

Colpo di scena nella prima udienza preliminare a carico di Angelo Stracuzzi, l’imprenditore licatese al centro di una delicata inchiesta su un giro di estorsioni mafiose compiute tra Agrigento e Licata. Il cinquantasettenne, che sarebbe dovuto comparire giovedì davanti il Gup del Tribunale di Palermo Carmen Salustro, è latitante. La circostanza è emersa ufficialmente proprio in aula al momento dell’appello: “Irreperibile”. Meglio ancora: latitante dall’8 maggio scorso quando la Suprema Corte accogliendo un ricorso della Direzione distrettuale antimafia di Palermo aveva decretato la cattura del licatese.

Grandangolo aveva raccontato nei mesi scorsi – in esclusiva – l’indagine a carico di Stracuzzi, indicato quale protagonista di una serie di giravolte finanziarie – con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro – nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti al fine di agevolare la Stidda agrigentina. La Direzione distrettuale antimafia, dopo che il Gip aveva rigettato la richiesta di cattura originata da un pregevole lavoro svolto dalla Guardia di finanza, nei confronti dell’imprenditore, aveva proposto ricorso al Riesame. Il Tribunale della libertà, ribaltando il verdetto del primo giudice, aveva così disposto la custodia cautelare in carcere da eseguirsi solo dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione avvenuto nel maggio scorso. Ma Angelo Stracuzzi era già irreperibile, latitante. Il giorno prima del pronunciamento della Suprema Corte ha preferito tagliare la corda e rendersi uccel di bosco. Con la medesima procedura il Tribunale del Riesame ha disposto l’obbligo di dimora e il divieto di esercitare impresa a Rita Nogara, moglie di Stracuzzi e l’obbligo di dimora e di presentazione quotidiana avanti i carabinieri per Giuseppe Pullara di Favara.

L’inchiesta, comunque, non si è certamente fermata. Anzi. Il procuratore aggiunto Sergio Demontis, che insieme ai sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì coordina l’attività investigativa delle Fiamme gialle, ha chiesto nel febbraio scorso il rinvio a giudizio di Stracuzzi, della moglie Rita Nogara, 51 anni di Licata (a cui erano state sequestrate tre società ritenute in realtà del marito), e dell’imprenditore favarese Giuseppe Pullara, 76 anni. L’altro ieri si è celebrata la prima udienza. Un passaggio preliminare in cui le persone offese – due imprenditori agrigentini – hanno chiesto costituirsi parte civile.  Il giudice si pronuncerà sul punto il prossimo 3 ottobre.

LE ACCUSE 

Angelo Stracuzzi è ritenuto il dominus dell’intera inchiesta. Le accuse a suo carico sono di estorsione aggravata, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di valori. In particolare, secondo l’accusa, si sarebbe reso protagonista di una estorsione in concorso con l’imprenditore Giuseppe Pullara nei confronti di una ditta che si occupa di rifiuti. Si legge nel capo di imputazione: “Per avere con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso mediante minaccia costretto “omissis” a non partecipare alla vendita giudiziaria avente ad oggetto un immobile sito in viale Sicilia ad Agrigento di proprietà della Icesa srl” e per “avere con più azioni con minaccia impedito e turbato la vendita giudiziaria avente per oggetto lo stesso immobile”. All’imprenditore licatese viene contestata un’altra estorsione, questa volta in concorso con lo stiddaro Giuseppe Chiazza, Giuseppe Manazza e Rosario Patti (giudicati separatamente), relativa ad alcuni terreni in contrada Mola Cotugno a Licata. Sempre a Stracuzzi, questa volta in concorso con la moglie Rita Giovanna Nogara, viene poi contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori. In particolare, secondo gli inquirenti, avrebbe usato la coniuge come prestanome per evitare (senza successo) di farsi sequestrare beni a lui riconducibili. E, nello specifico, le quote sociali della “Savap tecnologie srl”, della “Ortoplast srl”, della “Giò srl”; della “Madreterra srl”. 

L’ORDINANZA DEL RIESAME

Il tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Annalisa Tesoriere, lo scorso novembre ha accolto il ricorso della Direzione Distrettuale Antimafia che aveva chiesto non soltanto il sequestro patrimoniale ma anche la custodia cautelare in carcere nei confronti di Angelo Stracuzzi. Ecco l’ordinanza integrale del tribunale della Libertà: “Il presente procedimento trae origine dalle attività investigative svolte, a seguito della denuncia sporta il 12.10.2020 dall’imprenditore “omissis” nei confronti di Angelo Stracuzzi, imprenditore di Licata, titolare come già il padre Giuseppe, di imprese operanti nel settore edile; dalla denuncia sporta in data 16.03.2021 da “omissis” e dal contenuto della informativa del RONI di Agrigento datata 22.04.2021 relativa alle attività investigative sulla famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro. Occorre premettere che Angelo Stracuzzi (oltre ad essere stato sottoposto a processo, condannato in primo grado e infine assolto in via definitiva prima per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. e, successivamente, per un’estorsione e per un trasferimento fraudolento di valori, è stato attinto con decreto del 17 novembre 2009 dal sequestro di prevenzione patrimoniale e, con successivo provvedimento del 18 gennaio 2011, definitivo in data 26 marzo 2014, colpito poiché ritenuto socialmente pericoloso in quanto indiziato di appartenere alla famiglia mafiosa di Licata e autore di una fattizia intestazione con le modalità di cui all’ari 416 bis c.p. – dalla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di quattro anni e dalla confisca del ingente patrimonio. In sede di procedimento di prevenzione era emerso il ruolo attivo dello Stracuzzi nell’ambito di una realtà imprenditoriale organica all’articolazione mafiosa di Licata e l’esistenza di un rapporto di fiducia tra Angelo Stracuzzi e Giuseppe Falsone, già capo della provincia mafiosa di Agrigento, anche quando costui era latitante. Emergeva altresì che nell’ambito del processo penale instaurato a suo carico per i reati di estorsione e intestazione fìttizia aggravati ex art. 416 bis 1 c.p., lo Stracuzzi aveva reso dichiarazioni solo apparentemente improntate ad una seria volontà di collaborazione con l’AG, ma in realtà motivate da un intento ritorsivo nei confronti dei capi mafia Pasquale Cardella e Angelo Occhipinti, soggetti appartenenti a una fazione mafiosa opposta a quella della quale l’indagato era indiziato di appartenere (per tale ragione dopo la revoca della misura di prevenzione personale intervenuta nel febbraio 2016, ne veniva disposta la nuova applicazione con provvedimento della Corte d’Appello in data 30.04.2016, misura di prevenzione che cessava definitivamente in data 17.08.2016). La figura di Angelo Stracuzzi è, poi, emersa nell’ambito del procedimento dal quale sono scaturite le operazioni Halycon e Assedio, nell’ambito del quale, all’interno del magazzino assunto quale “quartier generale” della famiglia mafiosa di Licata, era stata intercettata una conversazione fra i due capi mafia Giovanni Lauria e Angelo Occhipinti, entrambi già definitivamente condannati per il delitto di cui all’ari 416 bis c.p.e nuovamente tratti in arresto nell’estate del 2019 per lo stesso reato. Nel corso di detto dialogo i due, a proposito di un affare avente ad oggetto l’acquisizione di un complesso alberghiero, ipotizzavano di coinvolgervi proprio “UStracuzzi”, condividendo le medesime perplessità, in considerazione del comportamento processuale tenuto in occasione del procedimento penale che aveva coinvolto più appartenenti alla consorteria mafiosa licatese e alle dichiarazioni che il medesimo Stracuzzi aveva reso all’Autorità giudiziaria sul conto dello stesso Occhipinti e di altri associati (come sopra esposto), comportamento questo che aveva incrinato la fiducia accordatagli dall’intera associazione, pur riconoscendo comunque il peso che lo Stracuzzi rivestiva nel tessuto economico locale e dando atto che il medesimo aveva comunque riallacciato i rapporti con gli esponenti della famiglia e ottenuto nuovamente la protezione dell’Occhipinti. Ed ancora nella conversazione intercettata in quel procedimento in data del 23 maggio 2016 Giovanni Mugnos (anch’egli arrestato e poi condannato all’esito del rito abbreviato con sentenza confermata dalla Corte d’appello per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. nei procedimenti sopra richiamati) aveva riferito di aver partecipato a una riunione con Calogero Marino, imprenditore edile di Canicattì, organizzata dal capo mafia Giovanni Lauria, riunione nel corso della quale veniva citato anche Angelo Stracuzzi come soggetto “come noi, amico nostro, fratello nostro”. Il 4 ottobre 2016, inoltre, la polizia giudiziaria monitorava un incontro proprio fra Lucio Lutri (condannati nel rito abbreviato con sentenza confermata dalla Corte d’appello per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p.) e Angelo Stracuzzi, in compagnia di altri soggetti, presso una stazione di servizio a Torre Bonagia. Veniva, infine, intercettata in data 28 ottobre 2016 una conversazione tra gli associati mafiosi Lucio Lutri e Giovanni Mugnos, nel corso del quale quest’ultimo riferiva che lo Stracuzzi era “un amico”. 

L’ESTORSIONE ALLA DITTA DI RIFIUTI

Scrivono i giudici del Riesame:“Ritiene il Collegio che sussistono nei confronti dello Stracuzzi gravi indizi di colpevolezza non solo in relazione alla turbativa d’asta ma anche in relazione al connesso delitto di estorsione. Tali indizi si ricavano, in particolare, denuncia sporta il 16 marzo 2021 dal “omissis” e dalle sit rese in data 13.04.2022 da “omissis”. Dal contenuto delle conversazioni intercorse tra “omissis” e gli indagati Stracuzzi e Pullara e infine dall’esito delle investigazioni (accertamenti di PG e intercettazioni) svolte nell’ambito del procedimento che era già pendente nei confronti dell’indagato a seguito della denuncia del “omissis”.In sede di denuncia del 16.03.2021 “Omissis”, dipendente e già amministratore unico della “Omissis”, con sede a Licata e socio dell’Associazione antiracket “Libero Futuro”, riferiva che circa tre settimane addietro (dunque alla fine del febbraio 2021) era stato contattato da Antonio Cusumano, imprenditore edile di Favara, il quale, dopo averlo invitato presso il suo ufficio, gli aveva presentato tale Pullara, anch’egli imprenditore edile, del quale non ricordava il nome di battesimo. I due imprenditori gli avevano rappresentato che il Pullara era proprietario di un fabbricato allo stato grezzo adibito a centro commerciale sul quale pendeva una procedura esecutiva, intrapresa da una banca, e che Pasta, fissata per il successivo 19 marzo 2021, aveva prezzo base di 838.148,00 euro e offerta minima di 626.611,00 euro. I due imprenditori, quindi, gli avevano proposto di corrispondere alla banca creditrice la somma di denaro pretesa, in modo che la stessa rinunciasse alla procedura esecutiva offrendo in cambio la proprietà del 50% dell’immobile stesso. Dopo aver verificato che a garanzia gli veniva offerto solo un contratto preliminare aveva rifiutato l’offerta. Dopo circa una settimana, il Cusumano lo aveva nuovamente contattato proponendogli di partecipare all’asta giudiziaria con l’accordo che, se l’avesse vinta, avrebbe successivamente dovuto cedere il 25% della proprietà dell’immobile a lui e l’altro 25% al Pullara, proposta pure questa rifiutata da “omissis”. Quest’ultimo riferiva, inoltre, che, dopo poco, si era presentato presso il suo ufficio Angelo Stracuzzi, il quale gli aveva detto che non avrebbe dovuto in alcun modo partecipare all’asta. Il “Omissis” specificava, in proposito, che lo Stracuzzi gli aveva riferito di essere venuto a conoscenza dal Pullara della sua intenzione di partecipare alla gara ma che adesso era volontà del Pullara di fare andare Tasta deserta poiché lo Stracuzzi vantava a sua volta un credito di 800.000 euro nei confronti del Pullara. Non appena lo Stracuzzi era andato via il “Omissis” aveva contatto il Cusumano chiedendogli le ragioni dell’intervento dello Stracuzzi, ma il Cusumano gli riferiva di non esserne a conoscenza e lo sollecitava comunque a partecipare all’asta. “Omissis” riferiva ancora di aver conosciuto Angelo Stracuzzi circa tre mesi prima di tale vicenda, in occasione di un incontro con l’imprenditore Schembri, e di avere nell’occasione appreso, tramite ricerche sul web, che il predetto era stato condannato per mafia e aveva subito diverse confische patrimoniali. Il “Omissis”, infine, dichiarava di essersi sentito molto intimorito da Angelo Stracuzzi e dalla sua richiesta, avanzata con atteggiamento non rassicurante, di non partecipare alla vendita giudiziaria (“non so se condizionato da quello che ho letto sull’articolo che riguardava lo Stracuzzi o dall’atteggiamento non certo rassicurante dello stesso, ina nella circostanza mi sono sentito molto intimorito”). Concludeva specificando che dopo tale incontro non aveva più rivisto lo Stracuzzi. Aveva però appreso da un suo dipendente che quel giorno lo Stracuzzi si era nuovamente presentato presso i suoi uffici per incontralo ma lui non si era presentato. Lo Stracuzzi dopo avere atteso per più di un ora si era, quindi, allontanato. In data 18 marzo 2021, “Omissis” presentava integrazione di querela riferendo che, nel pomeriggio del giorno precedente alle ore 16:15 circa, Angelo Stracuzzi si era presentato nuovamente presso gli uffici della “Omissis” e dopo aver rifiutato l’invito di entrare nei locali aveva preso sottobraccio il “Omissis” portandolo all’aperto gli riferiva (nell’ambito di una conversazione che anche stavolta il “Omissis” provvedeva a registrare) che “gli accordi dovevano essere rispettati”, e, gli rappresentava, assumendo un atteggiamento minaccioso, di essersi recato da lui su mandato di Giuseppe Pullara, suo debitore (“Stracuzzi Angelo, mantenendo sempre i toni apparentemente pacali ma assumendo un atteggiamento minaccioso mi diceva che lui era stato mandato dall’Ing. Pullara e che comunque lui doveva recuperare il suo credito che vantava nei confronti di quest’ultimo”). Il narrato di “Omissis”  trovava conferma nel contenuto del file audio consegnato alla PG relativo alla registrazione della predetta conversazione dalla quale emerge che lo Stracuzzi nell’intimare al “Omissis” di non partecipare all’asta (“L’importante che siamo tranquilli ..non è che mi ritrovo sorprese….a me piace dirle prima le cose..”‘) rappresentava la esigenza che la vendita andasse deserta per riavviare le trattative con l’istituto di credito. Mentre era in corso la redazione del verbale di sit del 18.03.2021 il “Omissis” veniva informato dal proprio dipendente che lo Stracuzzi si era nuovamente presso i suoi uffici unitamente al Pullara. Indi si allontanava e ripreso il verbale alle ore 17:40 riferiva che in tale ultima occasione (nel corso della quale aveva registrato anche stavolta la conversazione) i due indagati si accertavano che il “Omissis”, come richiestogli il giorno precedente, si fosse effettivamente astenuto dalla partecipazione alla gara, ricevendo le rassicurazioni in tal senso della persona offesa ( Niente…, io sono venuto di nuovo, uno perché ti avevo detto di quelle cose e le ho portate. Ieri ti avevo accennato a quella cosa e poi te la leggi. Due….siccome siamo arrivati e dice che c’era cosa…ine… Lillà …ine… e per come lo conosco io non penso che ci fa prendere dei dispiaceri. Allora significa che domani dobbiamo vedere chi ci fa prendere dispiaceri. Poi mi ha detto tuo fratello “Noi al cento uno per cento non ci siamo.. Vediamo se sabato a volte è più tranquillo. Oggi Ingegnere ce ne possiamo andare che siamo lo stesso nervosi perché, visto che non c’è lui, dobbiamo capire ora quale è il problema…No, dico ancora dico cioè ….non Ha detto eh…perché all’ultimo momento ci siamo tenuti pronti. Quando quella ha detto “no già c’è uno…” aspetta, domani possiamo arrivare all’altra parte del mondo).Omissis, fratello di Omissis, escusso a sit in data 13.04.2022, riferiva che: “il pomeriggio del 17 marzo 2021 , nel medesimo giorno e prima che avvenisse l’attentato al resort (successivamente alla denuncia del 16.3.2021, e in particolare nella notte fra il 17 e il 18.3.2021, il “Omissis” restava vittima di un grave atto intimidatorio ad opera di ignoti, che esplodevano diversi colpi di arma da fuoco verso i locali di una struttura alberghiera di sua proprietà aveva ricevuto la visita di Angelo Stracuzzi, da lui mai conosciuto di persona ma a lui noto per le vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto; poi costui rivolgendosi a suo fratello gli disse di non partecipare a quella vendita giudiziaria (“Con tono alterato e con occhi quasi spiritati Stracuzzi disse che lui aveva delle somme da recuperare da Pullara, circa 800 mila euro di calcestruzzo, e che quindi quell’asta gli apparteneva”)’, a quel punto “mio fratello rispose con aria disturbata, schiva e quasi di sufficienza, che dato che lui insisteva sul non partecipare all’asta, noi non avremmo partecipato. A quel punto Stracuzzi ha detto “va bene” si è alzato e se ne è andato. Rimasti da soli con mio fratello, a caldo, gli ho detto “leviamoci mano, lasciamo perdere” e mio fratello mi ha risposto “va bene”); il 18 marzo lo Stracuzzi era ritornato in compagnia del Pullara mostrandosi adirato con il fratello che “non era stato di parola” poiché aveva appreso che era stata presentata un’offerta (“Angelo Stracuzzi, che era alla guida, ha aperto lo sportello, è uscito e ha subito esordito, con tono molto arrabbiato dicendo “tuo fratello non è stato di parola, ha presentato la busta anche se mi aveva garantito che non partecipava”). Le indagini relative alla denuncia del “Omissis” si sviluppavano attraverso accertamenti documentali relativi all’asta, e si appurava che la vendita era stata disposta il nell’ambito della procedura esecutiva n. 272/2014 R.G.E. del Tribunale di Agrigento – Sezione esecuzioni immobiliari e aveva ad oggetto un immobile di proprietà della Icesa srl., con sede legale ad Agrigento e di proprietà dei soci Giuseppe Pullara e sua moglie Paola Taibi; creditore istante era la Banca Popolare Sant’Angelo, l’ultimo avviso fissava l’asta per il successivo 19 marzo 2021 prevedendo una base d’asta pari a 838.148.00 euro e un’offerta minima per l’aggiudicazione (corrispondente al -75% del prezzo base) di 628.611,00 euro e data ultima per la presentazione delle offerte quella delle ore 12:00 del giorno precedente all’udienza per la valutazione delle offerte (dunque h 12:00 del 18.03.2021); il 19 marzo 2021 il bene veniva aggiudicato alla unica offerente FGS Invest s.r.l. unipersonale di Salvatore Scibetta costituita il precedente 12 febbraio 2021, al prezzo di 630.000,00 euro; l’offerta era stata presentata dallo Scibetta il giorno prima, 18 marzo 2021 alle ore 10.30, con il deposito cauzionale della somma di 63.000,00 euro; con decreto del giudice dell’esecuzione del 28 ottobre 2021, la proprietà dell’immobile veniva quindi trasferita alla suddetta società. Dalle attività investigative svolte nell’ambito del presente procedimento (v. contenuto della Nota di PG del 14 giugno 2021), già pendente nei confronti dello Stracuzzi al momento della denuncia del “Omissis”, ed in particolare dall’analisi delle conversazioni intercettate emergevano i rapporti e le interlocuzioni intercorse tra lo Stracuzzi e il Pullara aventi ad oggetto l’immobile soggetto alla procedura esecutiva. Di particolare rilievo la conversazione del 10.03.2021 laddove il Pullara informava Angelo Stracuzzi (il quale gli garantiva che era in grado potere “fare la cosa”) che il Cusumano si era offerto di chiudere l’asta per il 20%; che tale soluzione non lo lasciava del tutto convinto tanto da aver suggerito al Cusumano di riferire al soggetto che era stato interessato (evidentemente il “Omissis”) di non partecipare alla gara e che si era rivolto proprio allo Stracuzzi perché potesse far desistere tale soggetto (Pullara: Non mi so spiegare… Ora dimmi tu cosa c’è da fare…perché io….e gli ho detto: “lo sai cosa devi fare.? Gli dici di non partecipare” e togliamo tutto….Stracuzzi: Vabe.. lo vado a trovare io.. dai..l’ho capito. Pullara: “E sono venuto qua per dirti proprio questo. Stracuzzi: Scenda… va… scenda” Pullara: Mi hai capito perché sono venuto?). Parimenti, veniva registrata la presenza dello Stracuzzi nel medesimo luogo in data 16.03.2021 nel corso della quale lo Stracuzzi invitava il Pullara a non prendere autonome iniziative Stracuzzi: “Va bene…lei sta… lei fermo sta per adesso? È giusto, sì?” Pullara: Sì sì assolutamente”). Infine, dalle attività di intercettazione si ricavava nitidamente che l’”interesse” degli indagati non era quello rappresentato al “Omissis” di fare andare l’asta deserta per liberare il bene previe trattative con l’istituto di credito, bensì quello di assicurarsi che all’asta non partecipassero altri interessati al fine di consentire l’aggiudicazione senza incanto al prestanome Scibetta Salvatore. Emergeva, infarti, che la società di Scibetta Salvatore, che la mattina del 18 marzo, aveva presentato l’offerta era stata costituita (il 12.02.2021) su specifiche disposizioni dello Stracuzzi, delle quali il Pullara era a piena conoscenza, proprio al fine di partecipare alla vendita giudiziaria. Alla stregua dei sopra richiamati elementi di prova, ed in particolare, alla luce delle attendibili, in quanto precise, coerenti, dettagliate e prive di contraddizioni dichiarazioni della p.o. “Omissis” è emerso che nei giorni immediatamente prossimi alla scadenza del termine per la presentazione delle offerte relative alla vendita giudiziaria dell’immobile, e dunque in data 10 e 17 marzo 2021 lo Stracuzzi ha posto in essere condotte intimidatorie nei confronti del “Omissis” senz’altro idonee a incutere timore nel soggetto passivo e a coartarne la volontà, costringendolo a non partecipare alla procedura di vendita, così incidendo sulla libertà di autodeterminazione in un atto di disposizione patrimoniale, quale è quello dell’offerta e procurandosi l’ingiusto profitto consistente nella aggiudicazione senza incanto dell’immobile alla ditta di Scibetta costituita ad hoc su impulso dello stesso Stracuzzi. Va, sul punto, osservato che, in sede di denuncia, il “Omissis” ha precisato di essersi “sentito molto intimorito” in occasione della visita dello Stracuzzi, non sapendo precisare se tale timore discendesse “dall’atteggiamento non certo rassicurante” del suo interlocutore o dalla propria conoscenza dei gravi trascorsi giudiziari di quest’ultimo (dei quali s’è già detto in premessa). In proposito va rilevato che – contrariamente a quanto ritenuto dal GIP, secondo cui la persona offesa avrebbe riferito di essersi intimorita “soltanto dopo avere fatto una ricerca su Internet”, con la conseguenza che la stessa, prima di tale ricerca, non avrebbe percepito “alcuna forma di coartazione della volontà” il “Omissis” ha dichiarato di avere percepito fin da subito la portata intimidatoria delle richieste dello Stracuzzi, emergendo chiaramente dalla denuncia del 16.3.2021, che al tempo del loro primo incontro (in data 10.3.2021) lo stesso era già a conoscenza dei gravi trascorsi giudiziari del suo interlocutore e della sua contiguità ad ambienti mafiosi (la “ricerca su Internet” a cui fa riferimento GIP era invero stata effettuata dalla persona offesa non all’esito dell’incontro del 10.3.2021, ma circa tre mesi prima). Il “Omissis” ha poi, precisato che anche in occasione della successiva “visita” del 17 marzo lo Stracuzzi (che non appena incontrato il “Omissis”, lo prendeva sottobraccio e lo invitava ad andare all’aperto , rifiutandosi di accomodarsi nel suo ufficio) aveva tenuto un “atteggiamento minaccioso”, come effettivamente emerge dalle espressioni utilizzate dallo Stracuzzi (registrate dal “Omissis” e come sopra trascritte) che risultano in effetti dalla portata altamente intimidatoria (“come la dovrei andare ad aggiustare la cosa io se tu ci partecipi scusa. Se ti abbiamo detto una mezza cosa […] importante che siamo tranquilli. Cioè giusto? Non è che mi ritrovo sorprese o cose Lillo ah? A me piace dirle prima le cose […] cioè siamo sicuri dico. Cioè,,, è inutile che facciamo sorprese perché dico… cioè dimmelo in partenza. È inutile che io mi devo andare a trovare poi delle sorprese va3 […] stattene fuori non ci interessa’”).

L’ESTORSIONE PER FAVORIRE LA STIDDA DI PALMA DI MONTECHIARO

Scrivono i giudici: “Ad avviso del Collegio appaiono sussistenti nei confronti dell’indagato gravi indizi di colpevolezza in relazione alle ipotesi delittuose contestate degli addebiti prowisori, poste in essere dalTindagato in concorso, tra gli altri, con Giuseppe Chiazza (definitivamente condannato per il delitto di cui all’art 416 bis, quale partecipe all’associazione di stampo mafioso denominata “paracco” dei Cucciuvì operante nel territorio di Palma di Montechiaro, parte della variegata “confederazione stiddara”). Tanto premesso dagli elementi (intercettazioni telefoniche ed accertamenti di PG) ricavabili dal contenuto della informativa del Roni del Comando provinciale Carabinieri di Agrigento del 22 aprile 2021, avente ad oggetto l’esito delle attività investigative svolte sulla famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro emergeva che il predetto Chiazza era stato incaricato di costringere “Omissis” a non partecipare a una vendita giudiziaria cui era interessato l’odierno indagato. In particolare, nell’ambito della conversazione del 5 gennaio 2021 Giuseppe Chiazza (che dopo la scarcerazione aveva trasferito il proprio domicilio a Licata) raccontava a Domenico Morgana e Gaetano Onolfo, di essere stato incaricato per allontanare “Omissis” dall’asta da tale “Luigi” di Palma di Montechiaro al quale lo Stracuzzi si era rivolto come intermediario. Quindi il Chiazza, individuate le terre oggetto di interesse da parte dello Stracuzzi (contrada Torre di Gaffe in agro di Licata) aveva minacciato il “Omissis” che era intenzionato ad acquisirne la proprietà partecipando alla gara facendo valere la propria appartenenza alla stidda palmese (che deteneva il controllo su quei terreni) alla quale Angelo Stracuzzi si era direttamente rivolto e per conto della quale egli stava agendo. Dal prosieguo della conversazione emergeva che la minaccia aveva ottenuto l’effetto di consentire a Stracuzzi di aggiudicarsi il terreno e che all’azione intimidatoria avevano attivamente preso parte anche “Saro della tabaccheria” (individuato dalla PG in Rosario Patti) e di “Peppe” Manazza” (condannato con sentenza irrevocabile per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. in quanto partecipe della cosca di Palma di Montechiaro) retribuiti con una somma pari a 60.000,00 euro, somma di cui però al Chiazza non era stata consegnata neanche una parte, pur avendo egli svolto un ruolo di primo piano nell’azione, mentre Rosario Patti, aveva materialmente messo a disposizione un proprio magazzino, ove aveva convocato “Omissis” al cospetto del medesimo Chiazza e gli aveva dato manforte. Il Chiazza si lamentava che il Luigi Castellana non avesse perorato il suo dritto di ricevere parte del compenso corrisposto dallo Stracuzzi (“scusami Ta’ a me mio fratello Luigi non mi fa chiamare i miei diritti? “vedi che ventimila euro devono dare a Peppe Chiazza e muti vi dovete stare”). Sulla scorta della conversazione sopra esposta la polizia giudiziaria accertava che i terreni oggetto della vicenda erano quelli siti in contrada Mola Cotugno Rosa Marina e Sabuci e in contrada Cotugno Sabuci, in agro di Licata, oggetto della procedura esecutiva la cui vendita si teneva il 24 giugno 2016; all’esito della procedura, l’immobile veniva aggiudicato per l’importo pari a 157.000,00 euro alla GÈ.S.ECO. s.r.L, poi denominata Madre Terra s.r.l Agricola, con sede a Licata, legalmente rappresentata dall’amministratore unico Maria Grazia Lo Vetere, e il cui capitale sociale era suddiviso fra Rita Giovanna Nogara, compagna convivente di Angelo Stracuzzi e la Savap Tecnologie s.r.L, con sede ad Agrigento, anch’essa di proprietà di Rita Giovanna Nogara e amministrata da suo figlio Giuseppe Francesco Buscemi. In sede di sit del 20 aprile 2021 “Omissis” riferiva che, una settimana prima della data fissata per l’asta, cioè il 24 giugno 2016, aveva ricevuto una telefonata da Rosario Patti, detto Saro, titolare di una tabaccheria a Licata, che gli chiedeva un incontro urgente; che ivi giunto aveva incontrato altre due persone di cui una conosciuta, un pastore di nome Giuseppe Salvuccio; tutti si erano poi recati all’interno di un magazzino adiacente, nella disponibilità del Patti ove la persona da lui non conosciuta che si presentava come “Peppe Chiazza”gli intimava di non partecipare all’asta. “Dentro questo magazzino, prendeva la parola proprio il soggetto che non avevo mai visto prima di allora, che, con movenze tutte strane, gesticolando vistosamente con fare altezzoso, anche ostentando continuamente le mani con un grosso anello al dito, con voce impostata e autoritaria a un certo punto mi diceva “sentimi bene faccia tagliata, io sono Peppe Chiazza! Ti sto dando un ordine che arriva da Palma dì Montechiaro! Tu all’asta non devi partecipare “con lui ce la vediamo noi! Tu non devi partecipare all’asta! A Licata comando io! Solo io decido chi deve fare un affare a Licata! Tu all’asta non devi partecipare.” Alla luce di quanto esposto, ed in particolare alla stregua del chiaro tenore della conversazione sopra riportata, che ha trovato peraltro elementi di conferma nell’attività di riscontro effettuata dalla PG sia in ordine alla individuazione dell’asta immobiliare e dei terreni sia in ordine alla aggiudicazione della stessa proprio in favore di società riconducibile ad interessi economici dell’indagato, emerge che: lo Stracuzzi ha dato specifico mandato a Luigi Castellana (già definitivamente condannato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.) affinchè “Omissis” interessato a partecipare alla gara per l’aggiudicazione delle terre site in C.da Mola Cotugno in Agro di Licata, si astenesse dal partecipare alla vendita giudiziaria; della concreta azione estorsiva si era occupato personalmente l’esponente mafioso Chiazza, unitamente al Manazza e al Patti; quale compenso per l’attività intimidatoria la famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro si era sparita la somma di euro 60 mila corrisposta dallo Stracuzzi, unico interessato all’affare; per effetto della grave intimidazione subita, il “Omissis” si era astenuto dal partecipare all’asta e i terreni erano stati aggiudicati alla società riconducibile al gruppo “Stracuzzi”. 

IL TRASFERIMENTO FRAUDOLENTO DI VALORI 

Scrivono i giudici: “Lo stesso ha ad oggetto la società Morena Packs.r.L esercente l’attività di lavorazione di diversi materiali, costituita il 30 settembre 2020 con socio unico Morena Ruvio. L’immobile nel quale è esercitata l’attività risulta di proprietà della A&C s.r.l. che, con atto del 19 maggio 2020, lo ha concesso in godimento, con diritto di acquisto, alla società Le Tre C s.r.l, intestata formalmente a Rita Giovanna Nogara e anch’essa riconducibile ad Angelo Stracuzzi (come sarà evidenziato sub capo 7) laddove non risulta alcun atto di locazione fra la Le Tre C s.r.l. e la Morena Pack s.r.l. Il 17 gennaio 2022, la società ha aperto una nuova Unità locale a Licata, presso un capannone con insegna Già s.r.L, altra società anch’essa riconducibile al medesimo Stracuzzi. Orbene, assumono portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta, da parte dello Stracuzzi, della La Morena Pack s.r.l i seguenti elementi emergenti dalla attività di indagine: nella serata del 29 dicembre 2021 il capannone industriale ove La Morena Pack s.r.l. esercitava la propria attività è stato distrutto da un gravissimo incendio: all’atto dell’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Licata nonché del personale dei Vigili del fuoco, davano atto della presenza sul posto in compagnia della Nogara, dell’indagato il quale, sceso dall’autovettura, esclamava “sugnu arruvinatu” espressione indicativa univocamente del danno economico personalmente subito dallo Stracuzzi per effetto dei danni riscontrati. Ed ancora, significativo valore indiziario rivestono i contenuti delle seguenti conversazioni intercettate: conversazione in data 28 dicembre 2020 nel corso della quale lo Stracuzzi discuteva con Giuseppe Baldanza, agente della International Paper Italia, fabbrica di carta e cartoni del nord Italia con la quale la Morena Pack s.r.l, intratteneva rapporti commerciali, in ordine alla corresponsione di somme di denaro da parte della Morena Pack s.r.l. per le quali lo Stracuzzi si esponeva in prima persona (Baldanza: Angelo io ho bisogno di tutto, fratello!..l’assegno.. .Stracuzzi: “Io di tutto non te io posso fare Giusé! È inutile che io…lui ti può fare ottomila euro più l’I. V.A. se gli fai la fattura e ti viene dieci, questa gliela puoi fare e te la gira subito…è inutile che ti dico sì”). conversazione in data 5 marzo 2021 nel corso della quale Alberto Cammarata telefonava ad Angelo Stracuzzi per informarlo dell’arrivo dell’insegna della La Morena Pack s.r.l. e per chiedergli istruzioni per il montaggio; conversazione del medesimo giorno nel corso della quale il Cuttaia comunicava allo Stracuzzi che era in corso un’ispezione sull’azienda da parte della International paper Italia e chiede di mandare qualche operaio; conversazione del 20 marzo 2021 nel corso della quale Angelo Stracuzzi sollecitava Cammarata a recarsi presso la sede della società per incontrare gli operai; conversazione del 22 marzo 2021, nel corso della quale l’odierno indagato dava direttive ad Alberto Cammarata in ordine al prezzo da praticare a un cliente, identificato in Giuseppe Cavaleri: Inoltre la cessione delle quote della Morena Pack s.r.l., avvenuta con atto notarile del 24 marzo 2021 stipulato dinanzi al notaio Sarzana di Licata, risulta essere stata gestita da Angelo Stracuzzi, come emerge chiaramente dal contenuto della conversazione del 23 marzo 2021 fra Rita Giovanna Nogara e la segretaria dello studio notarile, che comunicava alla Nogara la necessità di informare lo Stracuzzi che la seduta per la stipula dell’atto era stata spostata di qualche giorno. Ed ancora, dalla conversazione in data 24.03.2021 emergeva chiaramente che l’indagato e il citato Baldanza erano intenti a discutere di pagamenti di somme di denaro che il Baldanza chiedeva allo Stracuzzi che ben sapeva essere l’effettivo titolare delle quote (“hai tu il cinquanta per cento.la società ce l’hai tu”a conferma di ciò il contenuto della successiva conversazione di quello stesso giorno intercorsa tra l’indagato e Alberto Cammarata al quale lo Stracuzzi comunicava l’importo degli utili che doveva incassare e delle somme che doveva consegnare complessivamente al Baldanza (“Il conto l’ho fatto ed è giusto…perché praticamente è cinquemila che devo incassare io dai clienti e cinquemila che devo che gli devo mettere io sono diecimila e restano diecimila da darti..”). Successivamente alla avvenuta cessione delle quote, veniva intercettata la conversazione in data 26 aprile 2021 fra lo Stracuzzi e il Cuttaia, nel corso della quale quest’ultimo chiedeva direttive in ordine alla consegna di merce da parte di un fornitore e al pagamento del prezzo; il medesimo 26.04.2021 veniva intercettata altra conversazione nel corso della quale lo Stracuzzi chiedeva Alberto Cammarata al primo se fosse stato avvisato (evidentemente dal Cuttaia) in ordine all’emissione degli assegni (“Te lo ha detto quando glieli devi fare gli assegni?”) il 28.04.2021 Alberto Cammarata telefonava ad Angelo Stracuzzi per chiedergli l’autorizzazione a effettuare una fornitura di imballaggi nonché direttive in merito. Nella conversazione del 7.05.2021, lo Stracuzzi ricordava a Morena Ruvio un appuntamento per ritirare il blocchetto degli assegni, necessario perché avrebbe dovuto effettuare un pagamento (Stracuzzi: “va bene dai non ti dimenticare verso mezzo giorno cosi vediamo di andare a prendere.., dì sistemare ste cose ed andare a prendere un blocchetto che qui c’è un signore che mi fa fretta che vuole l’assegno Ruvio: “va bene”). Di valore altamente indiziante appare poi il contenuto della conversazione del 7 maggio 2021 nel corso della quale lo Stracuzzi interloquiva con il personale della I.C.A.T. s.r.l. Detersivi, in ordine a una fornitura che questa avrebbe dovuto effettuare sia per la Le Tre C s.r.l. sia per la Morena in ordina alla quale lo stesso indagato riferiva che era in avviamento attribuendosene la titolarità della conversazione intercettata il 16 settembre 2021 fra Angelo Stracuzzi ed Enrico Truisi, un operaio, al quale riferiva in modo perentorio che gli ordini dovevano partire da lui (Stracuzzi: “non ce n’è ordini di Alberto … ordini Alberto non ne può dare, Alberto prima che da ordini deve chiamare me”). Infine gli accertamenti di carattere patrimoniale hanno consentito di appurare che Morena Ruvio, socio unico e amministratore unico, non ha mai percepito redditi fino al 2016; a partire dal 2017 risulta aver percepito modesti redditi da lavoro dipendente, nel 2021 anche dalla Morena Pack s.r.l. sempre per lavoro dipendente; parimenti Giacinto Cuttaia ha percepito modesti redditi da lavoro dipendente solo a partire dal 2017: entrambi i soggetti, quindi, non risultano aver avuto la capacità finanziaria necessaria alla costituzione della Morena Pack s.r.l. Ancora, dagli accertamenti bancari non risultano pagamenti nei confronti del Cuttaia, che ha ricoperto l’incarico di amministratore, unitamente alla Ruvio, dal 24 marzo 2021. Dai medesimi accertamenti è emerso che, sui conti della Morena Pack s.r.l., risultano movimenti finanziari di notevole entità con la società Le Tre C s.r.l. riconducibili ad Angelo Stracuzzi, i cui settori di operatività risultano incompatibili o comunque non tali da giustificare movimenti di denaro di tale entità. In ordine al reato contestato in epigrafe al capo 6), assume portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta, da parte dello Stracuzzi, della “Cappuccino s.r.l.” – società costituita in data 26.5.2020 dalla Nogara, Crapanzano Angelo, titolari ciascuno del 40 % delle quote societarie, Buscemi Giuseppe Francesco (figlio della Nogara) e La Greca Selenia, titolari del restante 20 % – la stipula del contratto di acquisto di ramo d’azienda concluso con la cedente Cappuccino s.r.l. in data 1.7.2020 al prezzo di euro 90.000, con pagamento dilazionato entro il 30.8.2020. Pagamento del prezzo di cessione del ramo d’azienda che, come si evince dal contenuto delle intercettazioni telefoniche (v. in particolare dalla conversazione del 4.5.2021), una volta spirato il termine finale indicato in contratto, non era stato ancora corrisposto dallo Stracuzzi al titolare della ditta cedente Vitali Sebastiano (“Sebio”), tanto che il primo, disvelando il proprio ruolo di finanziatore dell’operazione contrattuale, s’impegnava in prima persona a contattare il Vitali per richiedere una proroga. Ed ancora, nella conversazione telefonica del 12.5.2021, lo Stracuzzi richiedeva una dilazione di pagamento all’architetto Alfonso Mancuso, incaricato dei lavori di ristrutturazione del bar acquistato dalla Cappuccino s.r.l., avendo cura di rappresentare al predetto di avere in prima persona finanziato l’acquisto del ramo d’azienda (Stracuzzi: facci aprire che i ragazzi… io onestamente no che ci siamo svenati, di più! Non pensavamo di andare a finire llì. . . stai tranquillo li hai conservati… non ne perdi soldi); nella conversazione telefonica del 25.8.2021, nel corso della quale, discutendo con tale Lillo Melfitano il quale si complimentava per l’apertura del bar e palesava l’interesse a fare ingresso in società, lo Stracuzzi replicava di essere disposto a cedere la società (“te lo vendo e me ne..”) di cui all’evidenza il predetto aveva reale disponibilità. Di particolare valore indiziario appare poi il contenuto, davvero inequivoco, della conversazione in data 8.8.2021 ( giorno dell’inaugurazione del bar della Cappuccino s.r.l.) nel corso del quale la coindagata Nogara, la quale si trovava in auto in compagnia dello Stracuzzi, rimproverava al compagno che “i padroni” dell’attività commerciale non potevano permettersi di essere in ritardo (lo Stracuzzi a questo punto sottolineava alla compagna che era soltanto lei a figurare come formale socio-amministratore (“guarda che la padrona sei tu”). In ordine al reato contestato al capo 7), contrariamente a quanto ritenuto dal GIP nell’ordinanza impugnata, assume portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta da parte dello Stracuzzi de “Le Tre C s.r.l.” – società di cui la Nogara è risultata essere amministratore e socio di maggioranza al 90 %, mentre il restante 10 %, originariamente detenuto dal fratello Gaetano, in data 21.4.2021, veniva ceduto al padre Francesco —il contenuto delle seguenti intercettazioni telefoniche: conversazione in data 16.3.2021 nel corso della quale Lo Vetere Maria Grazia, collaboratrice amministrativa dello Stracuzzi, e Furioso Floriana, contabile del gruppo societario “Stracuzzi”, discutevano dell’imminente trasferimento delle quote societarie da Nogara Gaetano al nuovo “prestanome”, Nogara Francesco (padre della coindagata Rita), convenendo sul previo assenso del dominus, indicato in “Angelo” Stracuzzi; conversazione in data 6.4.2021, nel corso della quale la Nogara, discutendo con la contabile Furioso, esortava la donna ad attendere l’autorizzazione del compagno Stracuzzi prima di procedere alle comunicazioni al notaio per alla stipula dell’atto di cessione delle quote societaria, in quanto il dominus Stracuzzi aveva avuto “un’altra idea” e pertanto “deciderà con lui”; conversazione in data 4.10.2021, nel corso della quale lo Stracuzzi ordinava alla collaboratrice Lo Vetere di recapitargli un assegno “timbrato e firmato” da “Le Tre C s.r.l.”, a cui faceva seguito l’interlocuzione telefonica con cui il primo comunicava al beneficiario (Russo) l’imminente consegna del titolo di pagamento recante data “fine maggio”; conversazione in data 11.9.2021 nel corso della quale un dipendente della società si rivolgeva allo Stracuzzi, all’evidenza riconosciuto come il proprio datore di lavoro, per richiedere un aumento di stipendio; conversazione del 14.9.2021 nel corso della quale lo Stracuzzi richiedeva al socio “prestanome” Nogara Francesco informazioni su una consegna di merce e l’esortava a relazionarsi sempre con lui in caso di problemi insorti con i dipendenti. Infine, non può sottacersi come lo Stracuzzi, risulta avere attinto a risorse finanziarie della predetta società per finanziare operazioni immobiliari compiute per il tramite di un’altra società del gruppo, ovvero la Madre Terra s.r.l. Agricola, di cui al capo 11), circostanza confermata da Antona Domenico il quale aveva indicato lo Stracuzzi, quale suo referente nei rapporti commerciali intrattenuti con “Le Tre C s.r.l.”. In ordine al reato contestato al capo 8), assume portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta da parte dello Stracuzzi di “Savap Tecnologie s.r.l.” – società costituita nell’anno 2010, le cui quote, dapprima detenute da “Le Tre C s.r.l.”, in data 8.6.2018 venivano infine cedute a Nogara Rita Giovanna ed al figlio Buscemi Giuseppe Francesco – il contenuto della conversazione telefonica intercettata in data del 30.3.2021, nel corso della quale la coindagata Nogara informava il compagno Stracuzzi che l’istituto di credito le aveva appena comunicato la chiusura per inattività del conto corrente intestato alla società ed il blocco degli assegni bancari; a fronte di ciò lo Stracuzzi, fornendo prova del ruolo di socio ed amministratore occulto della società., le impartiva dettagliate istruzioni operative (Stracuzzi: gli dici che lo movimentiamo scusa? Adesso che dobbiamo operare?), incaricandola di contattare la direttrice di banca e confidandole l’imminente apertura di un nuovo conto corrente postale per consentire all’impresa di continuare ad operare. In ordine al reato contestato al capo 9) contrariamente a quanto ritenuto dal GIP nell’impugnata ordinanza, assume portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta, da parte dello Stracuzzi, di “Ortoplast s.r.l.” – società costituita nell’anno 2013., le cui quote, in data 22.9.2020, venivano acquistate da “Le Tre C s.r.l.” e da Nogara Rita Giovanna, amministratore unico della società – il contenuto della conversazione telefonica intercettata in data 10.4.2021 tra Stracuzzi e Vattano Paolo, nel corso del quale lo Stracuzzi rivendicava, a chiare lettere, all’interlocutore di avere conferito la provvista in denaro per finanziare l’acquisto, a nome della società, della struttura ricettiva denominata “Hotel Zabbara”, successivamente concesso in locazione ad un’altra società del gruppo, la Gio s.r.l. (capo 10) che, in data 27.7.2021, l’aveva infine sub-locato a Licata Vincenza (Stracuzzi: io ho un coso…un albergo… né 10… né 22… niente ho potuto prendere… ho solo speso soldi). Ed ancora, nella conversazione telefonica del 14.5.2021, la consulente fiscale Luvetti Maria sollecitava lo Stracuzzi ad apporre timbro “Ortoplast”, definita la “sua società”, e la firma dell’amministratore Nogara, quindi i due si confrontavano sull’ammontare del canone di locazione della struttura ricettiva e sulle spese da sostenere per l’operazione contrattuale; nella conversazione del 26.6.2021, nel corso della quale la Nogara organizzava con Licata Vincenza un incontro propedeutico alla stipula del contratto di sub-locazione alla presenza del compagno Stracuzzi, avendo anche cura di sottolineare che, a seguito del cospicuo investimento immobiliare effettuato per l’apertura del bar della Cappuccino s.r.l., erano insorte alcune difficoltà economiche nella concomitante gestione imprenditoriale delle altre società del gruppo. In relazione reato contestato al capo 10), assumono portata gravemente indiziante della titolarità e gestione occulta da parte dello Stracuzzi di “Gio s.r.l.” – società costituita, in data 3.5.2006, le cui quote, in data 19.7.2018, venivano acquistate da Nogara Rita Giovanna e dal figlio Buscemi Giuseppe Francesco – oltre alla mancata corresponsione di qualsivoglia compenso in favore degli amministratori e di distribuzione di utili in favore dei soci, anche le movimentazione bancarie infra-gruppo risultanti con la Madre Terra s.r.l. (capo 11). Movimenti bancari sospetti di cui l’istituto di credito aveva anche richiesto chiarimenti al socio “prestanome” Nogara, come evincibile dalla conversazione telefonica intercettata in data 15.7.2021, nel corso della quale la Nogara interessava della questione proprio l’indagato (Nogara: mi ha telefonato la Banca, vuote giustificato questo bonifico della Già alla Madre Terra di trentacinquemila… gli serve una pezza d’appoggio}, il quale, fornendo conferma del ruolo di socio ed amministratore occulto di entrambe le società coinvolte, indicava alla compagna la giustificazione da fornire alla banca, ovvero la stipula di un fantomatico “accordo preliminare di transazione”, con conseguente dazione in favore della Gio s.r.l. della somma di 35.000 (Stracuzzi: “acquisto del coso… del preliminare… lo prendiamo e glielo portiamo… lunedì glielo porto., un preliminare gli devi dire”). In ordine al reato contestato al capo II), assume portata altamente indiziante della titolarità e gestione occulta da parte dello Stracuzzi anche di “Madre Terra s.r.l. agricola” – società le cui quote risultano detenute da “Savap Tecnologie s.r.l.” (capo 8) e, dal 31.5.2018, anche dalla Nogara, amministratore unico della società, nella misura del 34 % – la movimentazione bancaria registrata con un’altra società del gruppo imprenditoriale “Stracuzzi”, ovvero la “Le Tre C s.r.l.”, che risulta avere conferito la provvista in denaro occorrente per finanziare l’investimento immobiliare effettuato dalla “Madre Terra s.r.l. agricola”, pur in mancanza di rapporti commerciali tra le due società. Rapporti infra-gruppo tra le singole società facenti parte del gruppo imprenditoriale “Stracuzzi” che ha inoltre trovato riscontro nella conversazione telefonica intercettata in data 15.7.2021, già analizzata sub capo capo 10), allorquando l’odierna indagata notiziava il compagno Stracuzzi dei chiarimenti richiesti dall’istituto di credito con riguardo ad una movimentazione bancaria sospetta registrate tra la “Madre Terra s.r.l. agricola” e la “Gio s.r.l.” (Nogara: “mi ha telefonato la Banca, vuole giustificato questo bonifico della Giò alla Madre Terra di trentacinquemila… gli serve una pezza d’appoggio”). In conclusione, l’attività di indagine svolta nell’odierno procedimento ha consentito, invero, di disvelare il perdurante dinamismo imprenditoriale dello Stracuzzi, nella veste di socio ed amministratore occulto di una serie di imprese societarie attive nei più svariati settori economici, tutte fìttiziamente intestate a compiacenti “prestanome”: la compagna convivente Nogara Rita Giovanna ed altri fidati familiari della predetta. Imprese facenti parte di un vero e proprio gruppo societario riconducibile, in via occulta al coindagato Stracuzzi, come evincibile, in modo plastico, tanto dall’identità di compagine e sede sociale, quanto dalle numerose operazioni infra-gruppo compiute sotto la comune regia del coindagato., riconosciuto quale reale dominus tanto all’interno da amministratori e dipendenti delle società, quanto all’esterno dagli operatori economici di volta in volta coinvolti nell’articolato meccanismo simulatorio.”

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