“Bimbo nasce con encefalopatia per errori nel parto”, 4 sanitari a processo ad Agrigento
Il piccolo Luigi, che oggi ha cinque anni, vive confinato in un letto posto al centro della casa dei genitori, non cammina, non vede, non parla, non può mangiare né respirare autonomamente
Quattro sanitari dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento – due medici e due ostetriche – sono finite a processo con l’accusa di lesioni aggravate e manomissione della cartella clinica in seguito alla nascita di con una grave encefalopatia di un bambino.
Il piccolo Luigi, che oggi ha cinque anni, vive confinato in un letto posto al centro della casa dei genitori, non cammina, non vede, non parla, non può mangiare né respirare autonomamente. Il prossimo 3 luglio i genitori del bambino, rappresentati dall’avvocato Fabrizio Maggiorelli del Foro di Genova, saranno in aula a testimoniare. Il caso di malasanità viene reso noto dall’ufficio stampa CP Servizi Medico Legali. La vicenda risale al 2018 quando la donna, in attesa del primo figlio, si reca in ospedale in seguito alla rottura delle acque. Nel nosocomio viene sottoposta per ben due volte al tracciato e in nessun caso vedono rilevate anomalie. Altri due tracciati, effettuati il giorno successivo, portarono alla luce un rialzo dei globuli bianchi e la signora accusò un forte rialzo febbrile che fu curato con flebo e tachipirina. Novanta minuti più tardi l’orario indicato per il parto la paziente avvertì le prime forti contrazioni.
Ed è qui, come racconta l’ufficio stampa CP Servizi Medico Legali, che comincia una lunga serie di presunti gravissimi errori: “Diversi medici operarono senza successo una serie di manovre di “spinta” sull’addome della paziente e si procedette con l’utilizzo della ventosa, il primo tentativo fallì (addirittura con la rottura della ventosa), così come il secondo e il terzo. La testa del bambino, parzialmente uscita, cambiò improvvisamente colore, divenne cianotica. Altri sanitari intervennero sulla paziente in una tortura continua, cercando di cambiare posizione al piccolo rimasto incastrato all’altezza delle spalle. Alcuni dei medici salirono letteralmente carponi sull’addome, cercando di spingere fuori il bambino con le proprie ginocchia. Le manovre sconsiderate provocarono la frattura delle ossa del bacino della paziente. In assenza di strumenti idonei per intervenire vennero causate conseguenti gravi lacerazioni. Alla domanda “quanti punti mi avete dato?” la signora F.N si sentì rispondere “quelli che servono. Luigi è nato così, spinto fuori con violenza inaudita da un drappello di medici evidentemente all’oscuro delle norme di base dell’ostetricia. Erano le 23,55, il parto era stato preventivato alle 20. Oggi, cinque anni dopo i drammatici fatti sopra descritti, Luigi è affetto da una grave encefalopatia ipossico-ischemica: vive confinato in un letto posto al centro della casa dei genitori, non cammina, non vede, non parla, non può mangiare né respirare autonomamente.