Giudiziaria

Anziano legato e ucciso a botte a Palma di Montechiaro, 23 anni di carcere alla badante 

Confermata anche in secondo grado la condanna a 23 anni della badante rumena

Pubblicato 12 mesi fa

Ventitré anni di carcere per aver ucciso l’anziano di cui doveva prendersi cura e che invece ha prima legato ad una sedia e poi ucciso a botte dentro casa per sottrargli pochi spiccioli e l’automobile. La seconda sezione della Corte di Assise di Appello di Palermo, presieduta dal giudice Angelo Pellino, ha condannato Dana Mihaela Nicoletta Chita, 29 anni, badante rumena, per l’omicidio di Michelangelo Marchese, 89 anni di Palma di Montechiaro. Confermata, dunque, la sentenza di primo grado della Corte di Assise di Agrigento che aveva già concesso le attenuanti generiche all’imputata che le hanno evitato la condanna all’ergastolo.

La donna, difesa dall’avvocato Angelo Asaro, dovrà anche risarcire ciascuna delle parti civili costituitesi, rappresentate dagli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Fabio Cacciatore. Disposta anche l’espulsione dal territorio italiano una volta finito di scontare la pena. Il brutale omicidio, che ha sconvolto l’intera comunità palmese, si è consumato in un appartamento in via Pietro Attardo. Era l’11 luglio 2020. Il cadavere di Marchese fu ritrovato dai carabinieri con mani e piedi legati. Dell’uomo non si avevano notizie da alcuni giorni così sono intervenuti i Vigili del Fuoco appositamente giunti da Licata. Quando hanno aperto la porta d’ingresso Marchese giaceva, legato, senza vita. Già una prima ispezione del medico legale nell’immediatezza dei fatti aveva escluso la morte naturale. L’autopsia, poco dopo, aveva confermato l’omicidio.

Le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata, e dai militari della stazione di Palma di Montechiaro, si sono fin da subito concentrate sulla badante dell’anziano che era stata pure sentita subito dopo il delitto. La svolta nelle indagini si ha con il ritrovamento dell’auto della vittima in possesso di un pregiudicato di Canicattì che ha confermato la circostanza che la donna, dopo l’omicidio, lo avesse contattato per far sparire la macchina. La donna, secondo la ricostruzione, dopo aver compiuto la rapina e ucciso l’uomo avrebbe lasciato la casa a soqquadro fuggendo con l’auto della vittima.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *