Catania

Prima l’agguato poi le manette: 45enne in cella

L'uomo è ritenuto gravemente indiziato del reato di atti persecutori aggravati dall’aver commesso il fatto in danno della sua ex convivente

Pubblicato 2 giorni fa

Su disposizione della Procura distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione ad ordinanza di applicazione della misura cautelare personale della custodia in carcere, emessa il 18.3.2025 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti del catanese Pietro Rapisarda, 45 anni.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. l’indagato è stato ritenuto gravemente indiziato del reato di atti persecutori aggravati dall’aver commesso il fatto in danno della sua ex convivente. Il provvedimento restrittivo trae origine da un fatto di sangue avvenuto in questo capoluogo il 2 marzo scorso, quando Rapisarda veniva attinto da più colpi di arma da fuoco all’addome e agli arti inferiori ad opera di S.G. e S.A.M., padre e figlio, entrambi fermati il successivo 5 marzo per tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, detenzione e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco e detenzione illegale e ricettazione di un’arma clandestina.

La vicenda era scaturito da un acceso litigio, dovuto a pregressi screzi di natura personale intercorsi tra i due fermati e Rapisarda per asseriti comportamenti inopportuni da parte di questi nei confronti di una donna, in passato a lui legata sentimentalmente, ma ancor prima ex compagna di S.G. e madre del S.A.M. Dopo qualche giorno dall’esecuzione del fermo, su disposizione della Procura, il 10.3.2025, personale della specializzata III Sezione Investigativa “Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali” aveva ricevuto la denuncia-querela sporta dalla vittima contro Rapisarda nella quale la donna esplicitava dettagliatamente gli atti persecutori posti in essere dall’uomo, dopo la sua decisione di interrompere definitivamente la relazione. In particolare, dalla narrazione della denunciante, emergeva che tali condotte avevano caratterizzato l’intero periodo della loro convivenza e financo i periodi di detenzione dell’uomo nel corso dei quali il predetto aveva proseguito a minacciarla di morte. I comportamenti erano poi proseguiti, anche dopo la scarcerazione avvenuta nel mese di gennaio 2025, traducendosi in continue chiamate a qualsiasi ora del giorno e della notte, insulti, appostamenti sotto l’abitazione e divieti imposti alla donna di non uscire da sola neppure per recarsi dal parrucchiere. In ultimo, dopo il suo ferimento, Rapisarda mentre era ancora ricoverato in ospedale, aveva iniziato a contattarla ossessivamente, mandando messaggi vocali anche al figlio minore, minacciandola più volte di morte. L’uomo, rintracciato presso l’abitazione di via Capo Passero nel quartiere “San Giovanni Galermo”, dopo gli atti di rito, è stato tradotto presso il carcere di piazza Lanza, a disposizione dell’A.G. procedente.

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