Campobello di Licata

A Campobello e Racalmuto “I guitti pellegrini” di Silvio Benedetto

“I guitti pellegrini” oltre ad essere un’opera di regia e prestazione attoriale di Silvio Benedetto, vuole essere una parabola, una metafora che riguarda non solo il medioevo

Pubblicato 1 anno fa

“I guitti pellegrini” una azione teatrale in costumi medievali, tratta e adattata da un racconto fiammingo con la regia di  Silvio Benedetto andrà in scena a Campobello di Licata e a Racalmuto il 9 e 10 settembre. Con la singolare scelta di luoghi  “non teatrabili” come il Palazzo Bella a Campobello e il cortile antistante la “Casa dello scirocco” a Racalmuto. “Una parabola tragico-comica medievale – precisa il regista – ma anche attuale sulla stoltezza”.  Una parola tematica che, suggerita dal pittore Silvio Benedetto, (né poteva essere altrimenti) ci rimanda  all’opera di Giotto che dedicò alla  stoltezza (Stultitia)  un affresco databile al 1306 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. Si consolino le donne perché Giotto dipinse una figura maschile con  una grossa clava in mano che chiarisce il tipo del “selvatico” cioè l’uomo bestiale come San Paolo descrisse gli infedeli in contrasto coi Gentili. “I guitti pellegrini” oltre ad essere un’opera di regia e prestazione attoriale di Silvio Benedetto, vuole essere una parabola, una metafora che riguarda non solo il medioevo in cui è ambientata ma anche e, più come mai,  il nostro presente, sia locale che nazionale, e ci conferma come lo stolto segua ciecamente colui che lo condurrà all’abisso. E se proprio volete, potrebbe costituire una meditazione per “Agrigento città della cultura…revisionista”. Insieme al pittore-regista Benedetto gli attori della “Compagnia del gufo” di Grosseto con Silvia Lotti, Totò Cammarata, Giovanna Caruana (cantante-scrittrice di Caltanissetta), Fabrizio Mirisola.  Sono in attesa di pubblico “quattro ciechi pellegrini, dalla Fiandra a Roma che non prestano ascolto a un bandito monocolo”… e qui l’autore-regista si ferma  e giustamente non vuole andare oltre il “ricatto” della sorpresa.

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