Rivenditore di auto ucciso a Favara, il vicino di casa finisce a processo per omicidio
Il processo a carico di Nobile si aprirà il 17 gennaio davanti la terza sezione di Corte di Assise
A processo senza passare dall’udienza preliminare. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Stefano Nobile, 58 anni, di Favara, accusato dell’omicidio del rivenditore di auto Francesco Simone, ucciso con cinque colpi di pistola il 7 dicembre dello scorso anno in contrada Poggio. Il processo a carico di Nobile, difeso dall’avvocato Giuseppe Barba, si aprirà il 17 gennaio davanti la terza sezione di Corte di Assise.
All’imputato vengono inoltre contestati anche i reati di porto in luogo pubblico, detenzione e ricettazione di un revolver calibro 32. Cinque le persone offese indicate, i familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Angelo Piranio. Un omicidio che, per le modalità di esecuzione ed un (apparente) vuoto di tracce lasciate dal killer, avevano aperto spazi alle ipotesi più disparate. Niente di tutto questo. Non c’è la mano della criminalità organizzata e neanche della malavita comune. Francesco Simone, rivenditore di auto, sarebbe stato ucciso per dissidi tra vicini di casa. Un cancello, per la precisione. In realtà i carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Bulla e dal colonnello Luigi Balestra (oggi al Ros di Palermo), avevano le idee chiare fin dal principio.
A poche ore dal delitto, infatti, i militari dell’Arma avevano un quadro nitido e completo dell’intera vicenda: movente e responsabile. Rancori e malumori coltivati e maturati nel tempo fino al tragico epilogo del 7 dicembre. Sebbene le indagini si fossero fin da subito concentrate sulla figura di Stefano Nobile sono passati cinque mesi prima del suo arresto. Il tempo ritenuto necessario dagli inquirenti per mettere in fila numerosi indizi ed evidenti contraddizioni per blindare il caso. E nelle ventitré pagine di ordinanza firmata dal Gip Micaela Raimondo, che ha accolto la richiesta del procuratore Giovanni Di Leo e del sostituto Maria Barbara Grazia Cifalinò, tutti i nodi sono venuti al pettine. Le assenze sono diventate presenze. Gli accertamenti biologici, i tabulati telefonici, la presenza di polvere da sparo, gli spostamenti dell’indagato e, infine, le conclusioni della perizia medica hanno chiuso il cerchio. Una lunga lista di indizi che, uniti da un filo logico, hanno consentito agli inquirenti di chiedere e ottenere la cattura di Nobile.
Ecco cosa scriveva il giudice cinque mesi fa nell’ordinanza di custodia cautelare: “I gravi indizi di colpevolezza a carico di Stefano Nobile discendono, innanzitutto, dagli esiti dello stub che ha consentito di accertare, a distanza di circa 24 ore dall’omicidio di Simone, la presenza di residui di polvere da sparo all’interno dell’autovettura in uso all’indagato: nello specifico, all’interno dell’abitacolo sono state rinvenute sia numerose particelle “compatibili”, sia diverse particelle “caratteristiche” riconducibili, per la loro distribuzione ed il loro numero, ad un cd. transfert secondario che si realizza allorquando lo sparatore, dopo avere esploso il colpo, sale sul mezzo. Tale indizio, connotato in termini di gravità e precisione, è univocamente corroborato dalla visione delle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza installato presso l’abitazione turale dell’indagato: i filmati confermano, infatti, la presenza dell’autovettura dell’indagato sul luogo del delitto in orario compatibile con quello del decesso di Simone da collocare, secondo le condivisibili valutazioni espresse dal medico legale, tra le ore 9.30 e le ore 10.00. Sempre dalla visione dei filmati estrapolati dal sistema di videosorveglianza installato presso l’abitazione rurale di Stefano Nobile emerge pacificamente la presenza di quest’ultimo sul luogo del delitto in orario compatibile con il decesso di Simone: in particolare, le telecamere di videosorveglianza mostrano l’indagato – riconosciuto in termini di certezza dagli operanti- che, nelle fasi immediatamente successive all’arrivo di Simone all’interno della sua proprietà, si dirige verso tale appezzamento di terreno per fare poco dopo ritorno verso la propria abitazione rurale, salire sulla propria automobile ed allontanarsi dal posto. Il grave quadro indiziario sopra tratteggiato trova ulteriore univoca conferma nelle condotte poste in essere dall’indagato nelle fasi successive al decesso di Simone.”
Altri due aspetti vengono passati in rassegna dal giudice: l’allontanamento da Favara dell’indagato, direzione Messina, nel giorno dell’omicidio e il tentativo, sventato dai carabinieri, di far lavare l’automobile. Sul punto il gip scrive: “A tale proposito si evidenzia innanzitutto che l’indagato e la moglie, nelle fasi immediatamente successive all’omicidio, si sono allontanati repentinamente da Favara senza che tale viaggio fosse stato preventivamente programmato, circostanza, quest’ultima, pacificamente desumibile dalle dichiarazioni della titolare del b&b dove ha alloggiato la coppia la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2023. Si tratta, con tutta evidenza, di modalità di prenotazione scarsamente conciliabili con una preventiva organizzazione dovendosi peraltro tenere conto del fatto che la trasferta è avvenuta a ridosso della festività dell’Immacolata, circostanza, quest’ultima, che nell’ipotesi di viaggio programmato avrebbe certamente indotto la coppia a cercare con congruo anticipo una sistemazione tenuto conto del maggiore afflusso di turisti e/o visitatori che si registra nelle grandi città in tale genere di occasioni. Alla luce delle argomentazioni sopra esposte le dichiarazioni della figlia, qualora ritenute utilizzabili, sarebbero scarsamente plausibili tanto più se si considera il contegno complessivamente tenuto dall’indagato nelle fasi successive alla perpetrazione del delitto: a tale ultimo proposito si evidenzia infatti che Stefano Nobile la mattina del 08.12.2023 è stato sorpreso nell’atto di dirigersi verso un autolavaggio per fare lavare la propria autovettura.”
Stefano Nobile da sei mesi si trova in carcere. Il giudice, disponendo la custodia, scriveva così in merito alle esigenze cautelari: “Unica misura idonea a soddisfare le esigenze cautelari del caso concreto e, dunque, a scongiurare il pericolo di reiterazione dei reati, oltre che proporzionata alla gravità dei fatti per i quali si procede ed alla pena che si ritiene possa essere irrogata, risulta quindi essere la custodia cautelare in carcere [..] L’indagato, oltre ad essersi procurato una pistola diversa da quella legalmente detenuta all’interno della propria abitazione, la mattina del 7.12.2023 ha raggiunto il proprio vicino con l’evidente scopo di sparargli e ferirlo mortalmente, circostanza, quest’ultima, desumibile dai seguenti e convergenti elementi: rapidità dell’azione criminosa: dalle telecamere di videosorveglianza si evince che Nobile, dopo avere avvistato Simone, si è diretto verso la proprietà di quest’ultimo e dopo pochi secondi è ritornato verso la propria abitazione rurale; mancata constatazione, sul corpo della vittima, di segni di colluttazione; posizione rivestita dalla vittima nel momento in cui è stata attinto dai colpi di arma da fuoco: il consulente medico-legale, attraverso la ricostruzione della traiettoria dei proiettili, è giunto alla conclusione che, mentre sparatore e vittima erano entrambi in piedi ed il primo era alla sinistra del secondo nel momento in cui veniva esploso il colpo alla spalla sinistra, gli altri colpi venivano esplosi quando Simone era verosimilmente posto in posizione supina al suolo e lo sparatore si trovava in piedi, davanti ed alla sua destra; condotta susseguente al reato: l’indagato ha tentato di eliminare le tracce del delitto allontanandosi repentinamente da Favara e cercando di fare lavare la propria automobile”.