Ravanusa, la morte di Federica e Lorenzo: 7 anni all’amico alla guida dell’auto
Sette anni di reclusione per un duplice omicidio stradale avvenuto a Ravanusa
Sette anni di reclusione per duplice omicidio stradale. E’ la condanna che il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto nei confronti di Luigi Alessandro D’Angelo, trentenne di Ravanusa. Quest’ultimo era alla guida dell’Alfa Romeo 147 che il 2 febbraio 2020 andò a schiantarsi contro un muro in via Gramsci, a Ravanusa. L’accusa, sostenuta in aula dal sostituto procuratore Gianluca Caputo, chiedeva la condanna dell’imputato a dieci anni di reclusione.
In auto c’erano in tutto quattro persone. A perdere la vita furono Lorenzo Miceli, 29enne ex consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle di Ravanusa, e Federica Aleo, 29enne di Canicattì’ commessa di un noto negozio di abbigliamento. Quest’ultima è deceduta dopo tre mesi di ricovero all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.
Secondo gli accertamenti disposti dagli inquirenti il conducente, difeso dall’avvocato Salvatore Manganello, si sarebbe messo alla guida dopo aver assunto cocaina ed essere risultato positivo all’alcol test. Nell’incidente rimase coinvolta una terza persona che riportò delle lesioni. All’imputato è stata anche contestata una guida imprudente per la velocità di marcia sostenuta.
I familiari di Federica Aleo, affidatisi a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di omicidio stradale con sede a Canicattì, così come quelli di Lorenzo Miceli hanno tristemente assistito a tutte le fasi del processo, fino al verdetto di stamattina, che non li ha lasciati per nulla soddisfatti: “Troppo bassa, la condanna, a fronte della gravità del comportamento messo in atto da Luigi D’Angelo, e delle tragiche conseguenze che ne sono derivate.”
“Non ci sono parole per descrivere il dolore che questo ennesimo gravissimo omicidio stradale ha lasciato attorno a sé: due giovani vite spezzate e due famiglie precipitate nel più totale sconforto, completamente distrutte da quell’orribile giorno – commenta Diego Ferraro, responsabile della sede Giesse di Canicattì – Attendiamo ora i prossimi passi della Procura continuando comunque ad affiancare i familiari, con i nostri legali, con l’auspicio che si giunga davvero ad una condanna esemplare. Ciò che è accaduto non dovrebbe mai più succedere”.