Ravanusa, dopo le macerie è tempo di ricostruire: 130 persone senza casa
I proprietari degli immobili non distrutti ma lievemente danneggiati vogliono ritornare a casa ma la zona è stata dichiarata inedificabile
A quattro mesi esatti dalla tragica esplosione che ha raso al suolo un intero quartiere di Ravanusa e che ha causato la morte di nove persone – dieci con il piccolo Samuele, ancora nel grembo della madre – è tempo di ricostruire. Sono 50 le famiglie sfollate, circa 130 persone, rimaste senza una casa e che adesso lanciano un appello attraverso i microfoni della Rai per poter fare rientro nelle loro abitazioni. Si tratta dei proprietari degli immobili che non sono caduti e che hanno invece subito piccoli lesioni o danni parziali.
Ma la situazione non è così semplice. La zona di via Trilussa è stata classificata R4, cioè a rischio frane, e dunque inedificabile. Il comune di Ravanusa in meno di tre mesi ha presentato il progetto di riqualificazione dell’area per un importo di poco inferiore ai 25 milioni di euro. E’ prevista la creazione di un un polmone verde, una sorta di parco-piazza della memoria. In una zona del centro ma non la stessa del crollo, invece, sorgeranno 45 alloggi da assegnare alle famiglie che hanno perso la casa. “L’area diventerà un polmone verde perché è in zona R4 e non sarà data possibilità di ricostruire – ha dichiarato alla Rai il sindaco Carmelo D’Angelo- stiamo vedendo se ci sono alloggi che hanno abitabilità e agibilità.”
Non tutti i residenti, soprattutto i proprietari degli immobili che hanno subito lievi danni, sono d’accordo: “Vogliamo tornare nelle nostre case, costruite dai nostri genitori e dove siamo nati” dichiarano alcuni di loro. “Chiediamo al comune di rivedere il progetto tenendo conto delle esigenze di chi non ha casa e chi invece ha una casa con lievi danni e quindi dare a questa gente di rientrarci.” ha dichiarato Silvia Sazio, legale dell’associazione “Dieci come noi”.