L’omicidio di Lorena Quaranta: laurea in medicina ad honorem in suo ricordo
Una laurea ad honorem in memoria di Lorena Quaranta. E’ questa la bellissima iniziativa, avanzata dal legale Giuseppe Barba che rappresenta la famiglia della giovane vittima, che è stata condivisa e raccolta fin da subito anche dal rettore dell’Università di Messina, il prof. Salvatore Cuzzocrea. Un gesto simbolico ma allo stesso tempo di una potenza […]
Una laurea ad honorem in memoria di Lorena Quaranta. E’ questa la bellissima iniziativa, avanzata dal legale Giuseppe Barba che rappresenta la famiglia della giovane vittima, che è stata condivisa e raccolta fin da subito anche dal rettore dell’Università di Messina, il prof. Salvatore Cuzzocrea.
Un gesto simbolico ma allo stesso tempo di una potenza non da poco: coronare il sogno di Lorena, che era giunta ad un passo dal traguardo (doveva discutere ormai soltanto la tesi): laurearsi in medicina. E sono state attivate, già a partire da oggi, tutte le procedure necessarie per il conferimento della laurea.
Intanto oggi verrà conferito oggi l’incarico al medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo della giovane Lorena Quaranta, 27 anni di Favara, uccisa ieri al culmine di una lite finita in tragedia dal fidanzato Antonio De Pace, originario di Vibo Valentia, che dopo aver compiuto l’insano gesto avrebbe anche tentato di togliersi la vita. L’inchiesta ècoordinata dal procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia e dal pm della Procura di Messina Roberto Conte.
La salma della giovane favarese è stata trasferita al Policlinico di Messina dove probabilmente già domani si svolgerà l’esame autoptico per accertare la reale causa della morte che, fin da subito, appare essere quella dello strangolamento.
Nella giornata di ieri un primo interrogatorio del fidanzato-omicida all’interno del nosocomio messinese dove è stato portato in seguito al tentativo di suicidio. Lì è stato sentito e subito dopo posto in stato di fermo su provvedimento della Procura di Messina ed eseguito dai carabinieri della Compagnia di Taormina che seguono il caso.
Il destino beffardo ha voluto che il femminicidio sia avvenuto a pochi metri dal Centro antivilenza sulle donne “Al tuo fianco”.
Queste le parole del presidente del centro, l’avvocato Cettina La Torre: “Non ci sono parole. Esortiamo da tempo tutte le donne che hanno bisogno a chiedere aiuto. Anche in questo periodo così delicato a causa dell’emergenza coronavirus, noi donne dei centri antiviolenza siamo presenti e disponibili. La rete con la Procura e le forze dell’ordine è sempre attiva. Quanto successo questa mattina a Furci – chiosa La Torre – è l’ennesima dimostrazione che la violenza è un problema di tutti. Questa ragazza poteva essere nostra figlia, nostra sorella la nostra amica. Aiutiamo chi ha bisogno – conclude La Torre – per evitare che possano accadere simili tragedie. Perché nessuna madre deve piangere la propria figlia. Non trinceriamoci dietro un semplice… non è un problema mio”.