L’omicidio del marmista di Cattolica Eraclea, sentiti in aula due carabinieri e una meteorologa
Prosegue il processo-bis sull'omicidio di Giuseppe Miceli, marmista di Cattolica Eraclea ucciso il 6 dicembre 2015
È ripreso ieri mattina, davanti la Corte di Assise di Appello presieduta dal giudice Matteo Frasca, il processo-bis sull’omicidio di Giuseppe Miceli, il marmista di Cattolica Eraclea ucciso il 6 dicembre 2015 all’interno del suo laboratorio in via Crispi. Sul banco degli imputati siede Gaetano Sciortino, un operaio del paese, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello. In aula, così come richiesto dal sostituto procuratore generale Giuseppe Fici, sono comparsi due carabinieri e una meteorologo.
In particolare i militari dell’Arma, che hanno condotto le indagini sul campo, erano chiamati a riferire su eventuali “piste alternative” a quella che poi realmente è stata seguita e battuta portando all’arresto di Sciortino. È stato così affrontato un episodio specifico, ovvero il ritrovamento di una scarpa non molto distante dal luogo del delitto compatibile con un’impronta rinvenuta nel laboratorio della vittima. Infine è stata la volta della meteorologa, sentita dalle parti su una questione ritenuta centrale nel processo: le condizioni climatiche nel giorno dell’omicidio. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 dicembre quando ci sarà la requisitoria della procura generale. Il 15 gennaio, dopo le discussioni di parte civile e le arringhe difensiva, verrà emessa la sentenza.
Sciortino, arrestato due anni dopo il delitto, venne condannato in primo grado a 24 anni di reclusione nonostante la richiesta di ergastolo avanzata dalla procura di Agrigento. Il verdetto fu poi “cancellato” in Appello con una sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste”. Nei mesi scorsi un nuovo colpo di scena con l’intervento della Suprema Corte che, accogliendo la richiesta del procuratore generale Giuseppe Fici e dell’avvocato di parte civile Antonino Gaziano, annullò l’assoluzione disponendo un nuovo processo da celebrarsi davanti altra sezione della Corte di Assise di Appello.