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La morte di Patrizia Russo, il marito a processo per omicidio aggravato dai futili motivi 

A Giovanni Salamone, che ha confessato di aver ucciso la moglie Patrizia Russo, viene contestato l’omicidio aggravato dai futili motivi

Pubblicato 4 ore fa

Omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’aver agito contro la coniuge. Giovanni Salamone, 61 anni, finisce a processo con l’accusa di aver ucciso a coltellate la moglie Patrizia Russo in un appartamento di Solero, un paese di poco più di 1.600 abitanti a meno di dieci chilometri da Alessandria. La prima udienza si celebrerà il prossimo 14 aprile davanti la Corte di Assise.

Un dramma tutto agrigentino quello che si è consumato tra le mura domestiche alle prime luci dell’alba del 16 ottobre scorso. I protagonisti di questa tragedia sono volti noti ad Agrigento. La vittima, Patrizia Russo, stimata insegnante: amava il suo lavoro, disponibile con tutti, sempre sorridente. In molti la ricordano per le sue esperienze prima alla scuola media “Castagnolo” di Agrigento e poi all’istituto “Andrea Camilleri” di Favara. Quel lavoro che l’ha portata poi a trasferirsi a Solero. Anche Giovanni Salamone è conosciuto nella Città dei templi: agricoltore e commerciante di prodotti della terra con la passione per l’ambiente, da anni era uno degli attivisti, impegnato sul fronte di Punta Bianca, dell’associazione ambientalista Mareamico. Nel 2020 aveva anche tentato la carriera politica, candidandosi al Consiglio comunale senza successo.

Un delitto efferato il cui movente è ancora oggi un mistero. Salamone, dopo una notte insonne, si arma di un coltello da cucina e colpisce Patrizia con almeno sette fendenti. Per la donna non c’è stato niente da fare. È stato lo stesso marito, dopo essersi cambiato, a chiamare i carabinieri: “Venite, ho ucciso mia moglie”. Salamone, arrestato e portato in carcere, tentò il suicidio alla seconda notte trascorsa in cella venendo salvato in extremis dagli agenti della penitenziaria. Tra poco meno di un mese, dunque, partirà il processo a suo carico dove si cercherà di fare luce su un omicidio apparentemente inspiegabile. Giovanni e Patrizia sono sempre stati descritti da chi li conosceva come una coppia affiatata e senza particolari problemi.

La procura, invece, non ha dubbi e contesta all’imputato (difeso dagli avvocati Elisabetta Angeleri e Gianfranco Foglino) l’aggravante dei futili motivi. I carabinieri, durante le indagini condotte in questi mesi, hanno scavato nel passato di Salamone in cerca di possibili moventi: dalle cartelle esattoriali per un debito di quasi 40 mila euro alla mancata restituzione di un presunto prestito di 5 mila euro fino ad un procedimento a suo carico, concluso con il proscioglimento, per ricettazione di arance. Tutti elementi che potrebbero aver innescato una miccia in Giovanni ma che adesso dovranno necessariamente passare al vaglio del dibattimento. I familiari della vittima si potranno costituire parte civile rappresentati dagli avvocati Maria Luisa Butticè e Anna Maria Tortorici.

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