La mafia di Villaseta e Porto Empedocle: 12 indagati in carcere, 5 ai domiciliari: libero 23enne
I giudici non hanno convalidato il fermo ma hanno disposto il carcere per 12 indagati, i domiciliari per altri 5 e rimesso in libertà un giovane
Dodici indagati restano in carcere, altri cinque vanno ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico mentre un ventitreenne è stato immediatamente scarcerato e rimesso in libertà. Lo hanno disposto i giudici per le indagini preliminari, Giuseppe Miceli , Micaela Raimondo e Giuseppa Zampino, nei confronti di dodici persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta sulle famiglie mafiose di Villaseta e Porto Empedocle e su un vasto traffico di sostanze stupefacenti in provincia di Agrigento.
I gip, pur non convalidando il provvedimento di fermo, hanno disposto la custodia cautelare in carcere per gli esponenti di spicco dei clan. Restano, dunque, in carcere: Pietro Capraro, 39 anni, ritenuto il boss di Villaseta (difeso dagli avvocati Alba Raguccia e Carmelita Danile); Gaetano Licata, 40 anni, braccio destro del primo (difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano); Fabrizio Messina, 50 anni, capo della famiglia mafiosa di Porto Empedocle (difeso dall’avvocato Salvatore Pennica); Guido Vasile, 66 anni, ritenuto membro della cosca di Villaseta (difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano); Gabriele Minio, 37 anni, ritenuto affiliato alla cosca di Villaseta (difeso dall’avvocato Ninni Giardina). Confermata la custodia in carcere anche per: Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì (difeso dall’avvocato Calogero Meli); Vincenzo Parla, 53 anni, di Canicattì (difeso dall’avvocato Calogero Lo Giudice); Angelo Graci, 60 anni, di Castrofilippo (difeso dall’avvocato Calogero Sferrazza); Domenico Blando, 67 anni, ex favoreggiatore della latitanza di Giovanni Brusca (difeso dagli avvocati Maria Alba Nicotra e Rosaria Palumbo Piccionello); Angelo Tarallo, 44 anni (difeso dall’avvocato Salvatore Tirrinnocchi), Ignazio Carapezza, 33 anni (difeso dall’avvocato Salvatore Pennica) e Alfonso Lauricella, 58 anni, di Agrigento (difeso dall’avvocato Daniele Re). Tutti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Nella giornata di ieri il gip di Sciacca, Dino Toscano, ha convalidato il provvedimento e disposto il carcere per altri due indagati: si tratta di Carmelo Fallea, 50 anni, di Favara, e Francesco Firenze, 40 anni, di Castelvetrano.
Sei indagati, invece, lasciano il carcere per andare agli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico: si tratta di Cristian Gastoni, 31 anni, di Agrigento; Giorgio Orsolino, 34 anni, di Agrigento; Calogero Prinzivalli, 41 anni, di Agrigento (difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Riccardo Gueli); Nicolò Vasile, 43 anni, di Agrigento;Roberto Parla, 46 anni, di Canicattì (difeso dall’avvocato Giovanni Salvaggio). I primi tre sono accusati di minaccia aggravata dal metodo mafioso e detenzione di armi. A Parla viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. A Vasile, invece, sono contestati i reati di estorsione e rapina aggravati dall’aver agevolato Cosa nostra.
Scarcerato e rimesso in libertà Samuel Pio Donzì, 23 anni, di Agrigento (difeso all’avvocato Fabio Calogero Inglima Modica). Al giovane viene contestata una estorsione aggravata in concorso ai danni di un noto bar di Porto Empedocle. Il giudice, però, non ha convalidato il fermo dell’indagato e ha anche ordinato l’immediata scarcerazione alla luce della carenza dei gravi indizi di colpevolezza.