Inchiesta sugli appalti Anas, l’imprenditore Ciccotto si avvale della facoltà di non rispondere
I legali di Ciccoto hanno depositato un atto con il quale contestano la parizale utilizzibiltà di alcune indagini che, secondo Castronovo e Antinucci, sarebbero state svolte oltri i tempi stabiliti dalla legge e, appunto, inutilizzabili.
Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere le persone, tra cui l’imprenditore favarese Angelo Ciccotto e Tommaso Verdini, che il 28 dicembre scorso sono state raggiunte da misura cautelare nell’ambito della indagine della Procura di Roma su commesse milionarie in Anas. Una strategia difensiva condivisa tra tutti gli indagati e loro legali che in questa fase preferiscono analizzare l’impianto accusatorio, contenuta in centinaia di pagine. Atti dai quali emerge il ‘sistema’ illecito, fatto di favori anche alla politica, messo su da Verdini jr e dal padre Denis, anch’egli indagato, attraverso la società di lobbying Inver che veniva utilizzata dagli imprenditori coinvolti come ‘mezzo’ per arrivare a mettere le mani su una serie di appalti.
Alcuni difensori hanno annunciato ricorso al Riesame, altri lo stanno valutando ma sostanzialmente il primo confronto con gli inquirenti si è concluso, come era prevedibile, in un “nulla di fatto”. L’imprenditore Angelo Ciccotto, difeso dagli avvocatio Giovanni Castronovo e Mario Antinucci, è finito ai domiciliari tre giorni fa con l’accusa di corruzione e di libertà degli incanti. Secondo l’inchiesta, Ciccotto avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella sua qualità di rappresentante legale del Consorzio stabile Aurora, società consortile Arl , amministratore unico di Cotesp srl, consigliere di Segesta 22 scarl e della Trombi costruzioni srl (qui l’atto di accusa dei pm https://www.grandangoloagrigento.it/apertura/appalti-truccati-e-corruzione-le-accuse-rivolte-ad-angelo-ciccotto).
Proprio oggi i legali di Ciccoto hanno depositato un atto con il quale contestano la parizale utilizzibiltà di alcune indagini che, secondo Castronovo e Antinucci, sarebbero state svolte oltre i tempi stabiliti dalla legge e, appunto, inutilizzabili.
“Questa indagine è durata due anni – spiega l’avvocato Alessandro De Federicis, difensore di Pileri -. Il giudice ha impiegato 5 mesi per scrivere l’ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa”. Tommaso Verdini non si è recato a piazzale Clodio ma tramite i suoi legali ha trasmesso al giudice una dichiarazione in cui manifestava la sua volontà di avvalersi. Dalle carte presenti in atti emergono intercettazioni e nomi di nuovi iscritti nel registro degli indagati. Tra loro c’è anche l’ex parlamentare ed eurodeputato, Vito Bonsignore, 80 anni, oggi imprenditore. Quest’ultimo si sarebbe rivolto alla società dei Verdini per promuovere progetti relativi ad alcune opere infrastrutturali tra cui la Orte-Mestre e la Ragusa-Catania. In una delle informative della Guardia di Finanza, a cui i pm coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi hanno affidato le indagini, è citata una intercettazione ambientale di Denis Verdini che definisce “tutta fuffa” l’iniziativa giudiziaria dei magistrati capitolini. In particolare, commentando nel luglio del 2022 le perquisizioni effettuate, l’ex parlamentare afferma che “è sempre la stessa storia: c’è qualcosa di politico che vogliono trovare e che non c’è, ma che vogliono trovare perché uno è Verdini in testa c’è Salvini”. Verdini ha provato a tranquillizzare il figlio Tommaso e Pileri. “E’ inutile rimuginare – scrive in sintesi la Guardia di Finanza in una informativa – sulla questione che la tesi è traffico di influenze e corruzione, per cui ‘non è detto che siano soldi l’utilità'”.
Per l’ex parlamentare “dalla lettura del decreto (di perquisizione ndr) è tutta fuffa, il problema è da vedere che cosa altro c’hanno”. Il nome di Salvini spunta anche in una intercettazione del 14 novembre del 2022. A parlare è Pileri. “Il ministero… Matteo… c’ha dato carta bianca e noi siamo state persone perbene. L’abbiamo incontrato – sostiene -, gli abbiamo detto ‘Matteo, per non mettere il casino. Mo, per adesso, i nostri clienti che si occupano di infrastrutture li lasciamo’. E lui ci ha solo ringraziato”. Per chi indaga, però, sono molti i favori che la ‘cricca’ avrebbe garantito ad esponenti politici per ottenere gli appalti. Verdini junior si sarebbe anche speso per trovare i biglietti della Scala per il sottosegretario Federico Freni. “Verdini si è prodigato a trovare anche un alloggio in hotel, a prenotare la cena in un noto ristorante di Milano a favore del sottosegretario e acquistare dei biglietti per la prima della Scala”, scrive la Gdf. I posti per il Nuovo Regio Ducal Teatro il figlio di Verdini li avrebbe trovati tramite una terza persona per poi prenotare tre camere all’hotel De La Ville.