Apertura

“I clan e il traffico di droga”, Corbo e Graci restano in carcere ma cade associazione a delinquere 

Pur venendo meno il reato di associazione a delinquere entrambi gli indagati restano in carcere

Pubblicato 1 ora fa

Restano in carcere ma nei loro confronti cade la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Lo ha disposto il tribunale del Riesame che, accogliendo la richiesta dell’avvocato Calogero Meli, ha annullato parte dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due indagati arrestati nelle scorse settimane dai carabinieri nell’ambito dell’operazione sui clan mafiosi di Villaseta/Porto Empedocle e su un giro di spaccio anche fuori la provincia. Si tratta di Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì, e Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo. 

Il tribunale della Libertà, presieduto dal giudice Antonia Pappalardo, ha annullato per entrambi la contestazione più grave ovvero l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nello specifico, Corbo è accusato di essere il più stretto collaboratore di Vincenzo Parla, ritenuto dagli inquirenti al vertice insieme al boss empedoclino Fabrizio Messina di un gruppo criminale specializzato nel narcotraffico. Graci, ritenuto invece “vicino” alla famiglia mafiosa newyorchese dei Gambino, avrebbe svolto il ruolo di intermediario nelle cessioni di cocaina. 

Pur venendo meno il reato di associazione a delinquere entrambi gli indagati restano in carcere. Il Riesame ha annullato nei confronti di Corbo anche quattro episodi di detenzione e cessione di stupefacente – tuttavia – confermando la sussistenza di ulteriori ipotesi di reato dello stesso genere. Anche per Graci è caduta una singola accusa di detenzione e cessione di stupefacente relativa al ruolo di intermediario che avrebbe svolto nella vendita di una partita di cocaina pari a 2.3 chilogrammi.  

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *