Finalmente nella Valle dei templi risuona il teatro politico (gallery)
A che servono i templi ad Agrigento? Si, proprio quei templi che nel dopo frana furono minacciati di farli saltare e che appena alcuni anni fa furono ancora minacciati da un rigassificatore empedoclino voluto da tutto l’arco costituzionale contro cui gli agrigentini opposero 7000 voti in un referendum indetto dall’allora sindaco Marco Zambuto? Oggi alle […]
A che servono i templi ad
Agrigento?
Si, proprio quei templi
che nel dopo frana furono minacciati di farli saltare e che appena alcuni anni
fa furono ancora minacciati da un
rigassificatore empedoclino voluto da tutto l’arco costituzionale contro cui
gli agrigentini opposero 7000 voti in un referendum indetto dall’allora sindaco
Marco Zambuto?
Oggi alle 5 del mattino
ce lo ha spiegato e si spera definitivamente ricordato il progetto teatrale di
Gaetano Aronica e Giovanni Volpe “Il risveglio dell’umanità” andato in scena,
come un percorso da Via Crucis, dal Tempio di Giunone al tempio della
Concordia.
L’inizio è stato affidato
a Noemi Castronovo che volteggia in ricordo di Pina Baush tra i capitelli
crollati e avvolta in un velo blu mentre
si odono i versi del Pirandello “deluso e stanco” che si avvia sul “sentieruolo
di mentastro profumato”.
Poi sull’arpeggio lento della chitarra di Peppe Cammarata, si diffondono le note di The sound of silence. Perché il silenzio, componendo uno degli ossimori di base dell’arte stessa, ha un suono, il suono dell’incomunicabilità, il suono delle cose non dette, delle cose malamente accettate o imposte. A conferma di ciò la creazione immediata, davanti agli occhi degli spettatori, di pannelli che verranno dipinti dalle mani magiche e sapienti di Sergio Criminisi, che seguendo le suggestioni ambientali del momento, le note del brano eseguito e gli stimoli provenienti dalla voce di Barbara Capucci – che canta, dopo una brevissima Ode ad Agrigento, il brano di Simon & Garfunkel -, saranno suggellate in immagini dal potente e irreverente impatto visivo.
L’Akragas dei greci, l’Agrigentum dei romani, la Kerkent dei musulmani, di cui, indelebili, o Agrigento, porti i segni negli animi e nei costumi dei tuoi abitanti.
Per giungere poi ai due momenti clou della messinscena che troviamo nella postazione 10-11 allorchè simulando una location cinematografica vengono scandite parole lapidaria sul significato effettivo della nostra Valle dei templi: “Quale testimonianza potrebbe essere più emblematica dei Templi dell’antica Grecia, quale messaggio potrebbe comunicare altrettanta magnificenza, serenità, bellezza? L’Arte ha il dovere del coraggio, il compito della veggenza, la vocazione ad indicare strade che l’uomo ottenebrato dal potere non può più vedere, che però l’uomo libero o liberato può intraprendere per cambiare la storia. È questo il senso del nostro progetto che ha come titolo “Il risveglio dell’umanità. Nella nostra cultura, ogni volta che si parla di padri e figli si pensa a Gesù, il figlio di Dio venuto al mondo per salvare gli uomini. E tutte le volte ci interroghiamo sulla capacità di essere in grado di riconoscere un Gesù moderno, simbolo e artefice del futuro. Rivolgiamo specificamente queste nostre albe ai giovani perché trasformino in amore e canto i fantasmi della memoria”.
Che l’obiettivo abbia raggiunto i giovani non abbiamo dubbi dato l’enorme afflusso giovanile che ha registrato questa prima puntata dell’Alba nella valle e che verrà ripetuta nei prossimi giorni (350 complessivamente i presenti). Si spera che almeno l’eco raggiunga i “vecchi” politici che si apprestano a candidarsi per l’amministrazione della città e sul cui profetismo gli elettori dovrebbero fare un serio screening.
Ed è chiaro che ce n’è per tutti e soprattutto “diffidate” dell’Aronica vecchietto che si presenta curvo e tremante sul crinale del Tempio della Concordia con al seguito una barbona anch’essa curva che trascina una sgangherata sediolina. Perché quella sediolina verrà scagliata metaforicamente sullo spettatore e francamente è impossibile schivarla allorchè ricordando Pasolini e Sciascia e tutto quanto di profetico abbia prodotto la nostra letteratura si viene inondati da questi interrogativi: “Ma perché questa storia salta fuori proprio adesso, e perché sono venuti a raccontarla proprio a voi? È stato proprio un caso, non potrebbe essere stato fatto apposta per gettare un po’ di fango su qualcuno? Sapete, la voce pubblica… Scusate voi siete fascisti? Non vi offendete, lo siamo un po’ tutti e ci sono anche fascisti che si credono comunisti e c’è d’aspettarsi di tutto da quelli così. No, cari signori, la democrazia vive, anzi direi sopravvive, solo se c’è amore per la verità. Il cristianesimo è vivo perché è morto nelle sue chiese. E infatti, quando Pilato chiede a Gesù cos’è la verità, Gesù non risponde. La verità è o non è. Non è quella della destra che sa e teme quello che fa la sinistra. O della sinistra che teme quello che fa la destra. Il potere ne vorrebbe spiegazione allo stesso modo che della menzogna. Pilato domanda, Gesù non risponde. Ma Gesù era per Pilato uno straniero ed essere stranieri è un lusso che ci si può permettere quando c’è l’ordinamento di un sistema. E dov’è qui il sistema? C’è mai stato? Ci sarà mai? No no… io credo che quando la giustizia si trovi ad operare in un contesto di privilegi e immunità, viene ad essere essa stessa strumento e complice di un’infamia. Credo che nella difesa della vita e dei beni dei singoli non ci sia nessuna certezza che quella vita valga la pena difenderla e quei beni non provengano da reati più gravi e credo che reati più gravi che rapinare a mano armata una banca o un ufficio postale si consumino dentro lo Stato, favorendo o taglieggiando i privati, corrompendo e lasciandosi corrompere. Non illudetevi non si saprà mai riguardo a fatti delittuosi che abbiano attinenza con il potere. Questo è un Paese senza verità. Certe cose, certi fatti, è meglio lasciarli nell’oscurità in cui stanno. Lasciate me ai miei pensieri di moribondo. Filarmela dalla vita, non esserci più. L’unica verità di cui abbiamo certezza. Non ho voluto altro vivendo; non ho pensato ad altro, ed è da questa estraneità che ho visto limpidamente la vita, qualcosa di simile al Teatro che o è farsa o è tragedia. Più spesso, tragedia. Ci può essere in un uomo una esperienza, una pena, un pensiero uno stato d’animo per cui la morte, infine, è soltanto una formalità e allora se responsabili ci sono bisogna cercarli tra i più vicini. Non si può vivere senza verità. Prima o poi, i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine, quando c’è il pettine”.
Sono
23 gli attori impegnati a raccontarcelo e rispondono ai nomi di Gaetano
Aronica, Safa Bessali, Gioacchina Ilaria Bordenca, Giuseppe Cammarata, Barbara
Capucci, Emanuele
Carlino, Giuseppina
Carreca, Marcello
Casà, Noemi
Annunziata Castronovo,
Gabriele Ciraolo,
Flavia Dalila Gaia Cocca, Sergio Criminisi, Francesco Di Stefano, Silvia Frenda, Marcella Lattuca, Osvaldo Lo Iacono, Mirko Mongiovì, Flavio
Neri,
Nicola, Puleo, Antonino Saladino, Arianna
Vassallo, Claudia
Volpe,
Giovanni Volpe.
Su tutti campeggia un bel Wanted. Ricercateli.
Testo e foto di Diego Romeo