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“Dovevamo andare a sparare in testa a quello e invece siamo al Petrusa”, scattano altri 3 arresti 

Colpo di scena con tre nuovi arresti nell'inchiesta sulle armi a Porto Empedocle: quello che merge è clamoroso ed inquietante

Pubblicato 5 ore fa

La Polizia sapeva tutto, per fortuna. Ci sono nuovi, clamorosi e inquietanti sviluppi investigativi sulla vicenda che ha visto protagonisti quattro agrigentini fermati due settimane fa a Porto Empedocle con due pistole pronte a sparare. Gli agenti del locale Commissariato e delle Volanti di Agrigento, guidati dai vicequestori Chiara Sciarrabba e Francesca Roberto, hanno arrestato lo scorsa notte tre indagati coinvolti nelle vicenda. Si tratta dei tre giovani che, subito dopo l’arresto, erano stati scarcerati: Andrea Sottile, 26 anni; Simone  Sciortino, 23 anni; Antonio Guida, 19 anni.

Il Gip Micaela Raimondo, che li aveva rimessi in libertà, firma adesso una nuova ordinanza di custodia cautelare disponendo per tutti il carcere. Le indagini degli investigatori non si sono mai fermate e hanno chiuso il cerchio. Il primo, scabroso elemento che emerge è di un colloquio intercettato tra gli indagati: “Dovevamo andare a sparare a quello in testa e invece siamo di nuovo al Petrusa”.

Per il giudice è chiaro ed evidente l’intento omicida di quella notte. Una notte caratterizzata anche da un tentativo di depistaggio delle indagini. Secondo quanto emerso, infatti, una chiamata anonima (poi rintracciata) arriva al centralino delle forze dell’ordine dicendo di una rapina in corso in un noto bar. Il tutto proprio mentre i poliziotti stavano perquisendo le persone appena fermate a bordo dell’auto.

Le indagini, come detto, sono proseguite e hanno consentito di ricostruire non soltanto gli spostamenti effettuati quella sera – dal Quadrivio, a Villaseta fino a Porto Empedocle – ma anche sulle pistole rinvenute. Una di quelle sequestrate è risultata intestata ad un 70enne di Favara. E poi, infine, il ritrovamento di sette proiettili nei pressi del supermercato in cui era scattato il fermo degli indagati. Qualcuno, prima di essere perquisito, le aveva gettate. Le telecamere, però, hanno ripreso tutto compreso il ritrovamento avvenuto poche ore dopo da parte di alcuni operatori ecologici. Il cerchio, adesso, si chiude arricchito anche dalle dichiarazioni di uno degli indagati. 

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