Condannato all’ergastolo viene scarcerato e ucciso: Cavallaro chiede giudizio abbreviato per l’omicidio Carità
Udienza preliminare, davanti il gup del Tribunale di Agrigento Luisa Turco, per il 61enne Orazio Rosario Cavallaro, catanese di origine ma ravanusano d’azione, accusato dell’omicidio del bracciante agricolo licatese Angelo Carità, freddato con due colpi di calibro 9 il giorno di pasquetta dello scorso anno a Licata. Il presunto killer ha chiesto di essere giudicato […]
Udienza preliminare, davanti il gup del Tribunale di Agrigento Luisa Turco, per il 61enne Orazio Rosario Cavallaro, catanese di origine ma ravanusano d’azione, accusato dell’omicidio del bracciante agricolo licatese Angelo Carità, freddato con due colpi di calibro 9 il giorno di pasquetta dello scorso anno a Licata. Il presunto killer ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, così come formalizzato ieri dalla difesa rappresentata dall’avvocato Antonino Casalicchio. E’ questa, dunque, la strategia difensiva che Cavallaro tenterà di seguire.
Un fatto di sangue culminato nella mattina del 2 aprile, giorni di pasquetta. Cavallaro si sarebbe recato in via Palma a bordo di una automobile – prestata da parenti – che non avrebbe potuto guidare perché sottoposto a sorveglianza speciale; lasciata l’auto a poche centinaia di metri si è avvicinato a Carità, che era a bordo della sua auto, e a bruciapelo ha sparato due colpi di pistola calibro 9 che hanno raggiunto alla testa la vittima. Una vera e propria esecuzione, anche crudele, dato che Carità non è morto sul colpo ma in seguito. Ci sono voluti quasi 6 mesi di incessanti indagini per arrivare a Cavallaro, esecutore materiale dell’omicidio, ma che con la vittima non aveva alcun collegamento diretto: non si conoscevano, non avevano nulla in comune. Proprio per questo motivo le indagini si sono rivelate più complesse del solito e, solamente grazie all’analisi di una enorme mole di immagini estrapolate dalle video-camere di sorveglianza del Comune, si è potuti risalire al killer.
Il punto di svolta, poi, è stato fornito dagli esami che i Ris dei Carabinieri hanno effettuato su un giaccone rinvenuto – a seguito di perquisizione – a casa di Cavallaro. Infatti sono state trovate tracce di sangue della vittima sul giubbotto ed il cerchio si è chiuso. Gli inquirenti hanno fin da subito battuto la pista che porta ad un altro omicidio, quello di Giovanni Brunetto, ucciso da Angelo Carità nel 2013 e per questo condannato all’ergastolo ma libero per decorrenza dei termini. Secondo la Procura Cavallaro avrebbe agito su commissione e ucciso Carità dietro compenso in denaro o con uno scambio di favori.
Il 4 novembre si torna in aula per la requisitoria del pm Chiara Bisso. La parte civile è rappresentata dagli avvocati Antonino Gaziano, Enza Gaziano e Salvatore Manganello.